In qualche modo era il disco che ci voleva.
In una sorprendente qualità sonora ecco rimaterializzarsi il fantasma (sic!) dell'omino baffi-e-mosca direttamente dal lontanissimo 1976.
Per un vecchio appassionato esperto, la notevole qualità artistica di alcune delle date del '76 tour era già nota grazie alle numerose registrazioni clandestine disponibili dappertutto, ma risentirne una in versione perfetta, dinamica e meravigliosamente editata ... è stato un problema di contraccolpo emotivo che ha aumentato il sincero rammarico che il responsabile di quelle audio meraviglie non sia più da queste parti.
Premesso quanto sopra, credo sia necessario segnalare a tutti gli amanti dello strumento a quattro corde per eccellenza che la performance di tale Patrick O'Hearn qui documentata ha del sovrannaturale, ed è probabilmente la volta in cui il talento del giovane californiano diventa apprezzabile a-tutto-tondo davvero (per capirci ZINY sembra un "normale" lavoro rispetto a quanto proposto in questo particolare concerto ... you know what i mean).
Stesso discorso vale per Terry Bozzio e la sua travolgente batteria assolutamente incontenibile nella sua "zona Franka" (lo so, è un acrobatico "cheap wordgame" ma ... hey!) che il leader evidentemente gli ha sempre giustamente concesso.
Diventa invece anche estremamente interessante apprezzare il lavoro per nulla marginale dell'unico inglese della band, di quel tale Eddie Jobson che in quella breve stagione alle tastiere riesce a reggere il peso dei complessi arrangiamenti, prendendosi poi delle intense derive soliste con il suo celebre violino elettrico trasparente.
Ai più attenti poi risulterà anche evidente la presenza della cantante BIANCA (Odin) - a cui sono stranamente anche affidate le note di accompagnamento del disco - rimasta davvero per poche settimane, ma senza dubbio in grado di fornire un apporto perfettamente adatto a sottolineare alcune derive funky-soul (in fondo) sempre presenti in un certo Zappa.
Musicalmente parlando il concerto è uno straordinario cocktail di anticipazioni (per l'epoca, ovviamente) ed alcune curiose scelte d'archivio. Alla prima categoria fanno sicuramente riferimento "Tryin' to grow a chin", la travolgente "City of tiny lights" (con un eccellente solo/scat di Ray White) - che verranno poi pubblicate solamente tre anni dopo in "SHEIK YERBOUTY" - ma anche tutti i brani dell'album ZOOT ALLURES (curiosamente pubblicato ufficialmente worldwide PROPRIO QUEL GIORNO ovvero il 29 ottobre 1976) e quindi "Wind up working in a gas station", "The torture never stops" (con un intenso, smagante assolo del "capo"), Black Napkins e "Find her finer".
E' anche un momento di grande conflittualità dello stesso Zappa con mezzo mondo discografico americano e quindi di fatto anche tutti i brani che poi - solo due anni dopo - finiranno in ZAPPA IN NY sono da considerarsi delle vere e proprie preziose anticipazioni come "The purple lagoon" (essenzialmente l'intro), "Max needs Women", "Chrissy puked twice" (aka "Titties and beer") e "Honey don't you want a man like me?".
Alla seconda categoria invece sono riconducibili "You didn't try to call me" (evidentemente scelta per le doti vocali di Bianca) e l'intera sezione "Rudy wants to buy yez a drink", "Would you go all the way?", "Daddy daddy daddy" e "What kind of girl do you think we are?" pensata per la partecipazione al concerto di Flo & Eddie (cameo poi cancellato per l'improvvisa morte del chitarrista della band dei due ex Mothers avvenuta in circostanze misteriose solo poche ore prima).
"PHILLY 76" aggiunge anche un'inedita cover al lungo elenco di brani ri-proposti da Zappa nella sua carriera ovvero "Stranded in the Jungle" (un classico del rhythm'n'blues portato al successo da The Jayhawks e scritto da Ernestine Smith & James Johnson nel 1956). Curiosamente anche la glam-punk band dei New York Dolls aveva riproposto lo stesso brano due anni prima nel 1974 ... ma ovviamente con uno spirito vagamente differente.
In conclusione un disco che permette una specie di fruttuoso armistizio tra la moltitudine di appassionati zappiani che comincia a non capire la politica delle pubblicazioni fin qui messa in atto dalla casa "madre" (e come poteva essere definita diversamente?) Zappa Family Trust.
Grazie a questa eccellente pubblicazione, probabilmente per qualche minuto il mondo e la zappianerie internazionale si dimenticherà dello "still missing" ROXY DVD!
In una sorprendente qualità sonora ecco rimaterializzarsi il fantasma (sic!) dell'omino baffi-e-mosca direttamente dal lontanissimo 1976.
Per un vecchio appassionato esperto, la notevole qualità artistica di alcune delle date del '76 tour era già nota grazie alle numerose registrazioni clandestine disponibili dappertutto, ma risentirne una in versione perfetta, dinamica e meravigliosamente editata ... è stato un problema di contraccolpo emotivo che ha aumentato il sincero rammarico che il responsabile di quelle audio meraviglie non sia più da queste parti.
Premesso quanto sopra, credo sia necessario segnalare a tutti gli amanti dello strumento a quattro corde per eccellenza che la performance di tale Patrick O'Hearn qui documentata ha del sovrannaturale, ed è probabilmente la volta in cui il talento del giovane californiano diventa apprezzabile a-tutto-tondo davvero (per capirci ZINY sembra un "normale" lavoro rispetto a quanto proposto in questo particolare concerto ... you know what i mean).
Stesso discorso vale per Terry Bozzio e la sua travolgente batteria assolutamente incontenibile nella sua "zona Franka" (lo so, è un acrobatico "cheap wordgame" ma ... hey!) che il leader evidentemente gli ha sempre giustamente concesso.
Diventa invece anche estremamente interessante apprezzare il lavoro per nulla marginale dell'unico inglese della band, di quel tale Eddie Jobson che in quella breve stagione alle tastiere riesce a reggere il peso dei complessi arrangiamenti, prendendosi poi delle intense derive soliste con il suo celebre violino elettrico trasparente.
Ai più attenti poi risulterà anche evidente la presenza della cantante BIANCA (Odin) - a cui sono stranamente anche affidate le note di accompagnamento del disco - rimasta davvero per poche settimane, ma senza dubbio in grado di fornire un apporto perfettamente adatto a sottolineare alcune derive funky-soul (in fondo) sempre presenti in un certo Zappa.
Musicalmente parlando il concerto è uno straordinario cocktail di anticipazioni (per l'epoca, ovviamente) ed alcune curiose scelte d'archivio. Alla prima categoria fanno sicuramente riferimento "Tryin' to grow a chin", la travolgente "City of tiny lights" (con un eccellente solo/scat di Ray White) - che verranno poi pubblicate solamente tre anni dopo in "SHEIK YERBOUTY" - ma anche tutti i brani dell'album ZOOT ALLURES (curiosamente pubblicato ufficialmente worldwide PROPRIO QUEL GIORNO ovvero il 29 ottobre 1976) e quindi "Wind up working in a gas station", "The torture never stops" (con un intenso, smagante assolo del "capo"), Black Napkins e "Find her finer".
E' anche un momento di grande conflittualità dello stesso Zappa con mezzo mondo discografico americano e quindi di fatto anche tutti i brani che poi - solo due anni dopo - finiranno in ZAPPA IN NY sono da considerarsi delle vere e proprie preziose anticipazioni come "The purple lagoon" (essenzialmente l'intro), "Max needs Women", "Chrissy puked twice" (aka "Titties and beer") e "Honey don't you want a man like me?".
Alla seconda categoria invece sono riconducibili "You didn't try to call me" (evidentemente scelta per le doti vocali di Bianca) e l'intera sezione "Rudy wants to buy yez a drink", "Would you go all the way?", "Daddy daddy daddy" e "What kind of girl do you think we are?" pensata per la partecipazione al concerto di Flo & Eddie (cameo poi cancellato per l'improvvisa morte del chitarrista della band dei due ex Mothers avvenuta in circostanze misteriose solo poche ore prima).
"PHILLY 76" aggiunge anche un'inedita cover al lungo elenco di brani ri-proposti da Zappa nella sua carriera ovvero "Stranded in the Jungle" (un classico del rhythm'n'blues portato al successo da The Jayhawks e scritto da Ernestine Smith & James Johnson nel 1956). Curiosamente anche la glam-punk band dei New York Dolls aveva riproposto lo stesso brano due anni prima nel 1974 ... ma ovviamente con uno spirito vagamente differente.
In conclusione un disco che permette una specie di fruttuoso armistizio tra la moltitudine di appassionati zappiani che comincia a non capire la politica delle pubblicazioni fin qui messa in atto dalla casa "madre" (e come poteva essere definita diversamente?) Zappa Family Trust.
Grazie a questa eccellente pubblicazione, probabilmente per qualche minuto il mondo e la zappianerie internazionale si dimenticherà dello "still missing" ROXY DVD!