mercoledì 16 novembre 2016

BEN SIDRAN - The doctor is in (1977 - 2016)

Era il 1977 ed ero un giovane deejay radiofonico di una importante emittente locale di Venezia, tanto importante da riuscita ad avere in anteprima dischi di prossima pubblicazione anche da parte di grosse major discografiche internazionali.
Nella primavera di quell'anno vennero recapitati alla redazione musicale della radio diversi pacchi omaggio con lacche e white labels di musicisti e gruppi ... alcuni famosi ed altri decisamente meno conosciuti da queste parti (comprendendo l'Europa in ... "queste parti").
Uno di questi pacchi proveniva direttamente dagli Stati Uniti, dall'ufficio promozione dell'etichetta ARISTA, fondata solo due anni prima da Clive Davis, con il nome Bell Records, e forse grazie alla relativamente recente attività, molto attenta alla promozione internazionale (in tempi in cui era davvero improbabile pensare di promuovere tutte le produzioni in catalogo senza una adeguata e capillare pressione sulle radio indipendenti mondiali).
Qualunque fossero state all'epoca le strategie commerciali dell'Arista, rimane il fatto che in quella primavera, aprendo quel pacco di dischi mi trovai di fronte a una serie di dischi che sarebbero rimasti nel mio mondo sonoro per sempre.
Il primo album ad uscire dal cartone fu una white label di un disco dello sconosciuto tastierista di colore tale DAVID SANCIOUS.
Il secondo fu un eccellente album di southern rock dei già noti OUTLAWS.
A seguire un disco di una neonata band progressive americana chiamata HAPPY THE MAN.
L'ultimo era un album di tale BEN SIDRAN intitolato "The Doctor is In".
No discosettanta, no soul, no straight jazz ... quindi il contenuto del pacco venne archiviato dalla segretaria di produzione nel settore "pop & rock" ... fantastico ... perché avrei potuto iniziare a trasmetterli immediatamente ... e così fu infatti per i rimanenti mesi in cui rimasi a collaborare con l'emittente.

Cambio scena I

I tempi delle radio private indipendenti erano ormai tramontati e nel 1996 eravamo solo agli albori di internet (consumer) e grazie al web il mio collezionismo musicale poteva dare risposte alla mia incontrollabile curiosità con infinite possibilità di ricevere informazioni in merito a cose passate, presenti e future.
Grazie ad una email rintracciata non so come, ebbi la possibilità di contattare direttamente un grande pianista di jazz contemporaneo quale era sempre stato in tutti gli anni passati proprio mr. Ben Sidran.
Fui straordinariamente felice di scambiare diversi messaggi con l'autore di quel disco che mi aveva "stregato" nel lontano 1977 e che non ero più riuscito a trovare in commercio in nessun formato possibile (erano ancora lontani i tempi dei pirati blogspottiani). Ricordo che mi sprecai in lodi convinte sull'intero album (ancora non sapevo che alla batteria sedeva il batterista di HOT RATS di Zappa) ed in particolare sull'arrangiamento finale di un brano intitolato "See you on the other side", un blues di straordinaria potenza espressiva orchestrale. La risposta di mr. Sidran a questa mia esternazione fu per me molto lusinghiera perché con molta semplicità mi scrisse che quel finale era una delle cose per cui andava più orgoglioso della sua luminosa carriera.
Quando poi scrissi che purtroppo mi era rimasta una sola registrazione su audio cassetta (di pessima qualità, peraltro) di quel disco meraviglioso lui mi rispose con altrettanta semplicità che il disco in realtà era stato praticamente ritirato dal commercio pochi giorni prima della pubblicazione ufficiale (stesso identico destino capitato all'album di David Sancious, peraltro) e quindi era diventato un vero e proprio oggetto di culto (quindi la copia recapitata in radio mi auguro sia nel salotto o nella cameretta di un qualsiasi mio collega di allora adesso ex-giovane di quei giorni movimentati della radio "in rampa").
Sconsolato chiesi a Sidran se esisteva un modo per recuperare comunque una copia usata o altro del prezioso manufatto industriale e lui mi scrisse che forse entro un paio di anni sarebbe stato possibile che un'etichetta giapponese riuscisse a recuperare i diritti di riproduzione e riproporre il disco nel moderno standard industriale.
Ci salutammo con questa notizia e non ci fu più nessuna ulteriore comunicazione (e mi rimane il rammarico che se quella conversazione si fosse svolta con i tradizionali sistemi di comunicazione con carta-e-penna mi sarebbe rimaste tracce anziché essere consapevoli che un semplice annullamento di un'account di posta antico ha come effetto collaterale la cancellazione delle conversazioni digitali ... sigh!).

Cambio scena II

Ad inizio 2016 scopro per caso che la Sonymusic Giapponese ha da poco annunciato di ristampare parte di un catalogo degli anni settanta ... e tra i titoli riesco a vedere BEN SIDRAN - THE DOCTOR IS IN. Alleluja !!!!!
Ho preordinato quindi il disco in febbraio contento di colmare finalmente quella lacuna nella mia audioteca più vicina al mio cuore.
Ho atteso per mesi senza avere notizie di nessun tipo fino a questa mattina quando mi è stato recapitato un pacchetto postale contenente il prezioso oggetto che sto ascoltando ... ed il finale di "See you on the other side" risuona bello, vigoroso ed intelligente come è sempre stato nel mio ricordo e nel mio cuore.

Bingo!

sabato 22 ottobre 2016

XTC - Skylarking - (1986) 2016

... quanta rabbia ancora traspare dalle note copertina ... quanta "lesa maestà" manifestata da Andy Partridge nei confronti di "Mr.Producer" ... comprensibile' forse, ma non certo giustificabile completamente (soprattutto alla luce dei "risultati ottenuti") ... SKYLARKING è uno di quei dischi della cui genesi è meglio non sapere nulla (o tutto ... ma proprio tutto) perché la musica prodotta e confezionata in quell'oggetto sonoro parla da sola ... raccontando la favola di una straordinaria stagione creativa diventata improvvisamente "non interessante" per la platea di un pubblico "drogato" di prodotti sempre più senza spessore. C'era bisogno di "ottimizzare" quella vena creativa che non dava più i frutti sperati (dalla casa discografica, ovviamente) ... bisognava trovare qualcuno in grado di "reinventare l'inventiva" estatica ... di riportare la luce dove non c'era sole (per dirla alla Branspardurich di Paolo Esco).
La scelta di chiamare Todd Rundgren a svolgere questo ingrato compito è stata geniale e poco importa (per la casa discografica) se i suoi metodi di lavoro fossero collidenti con le aspettative e le abitudini del trio di Swindon ... nessun interesse per le eventuali (puntualmente occorse) collisioni di personalità ed ego tra gli artisti coinvolti nell'operazione.
A leggere quanto scritto nelle note di copertina (le ennesime, peraltro) di questa edizione davvero Partridge non ha mai risolto il suo conflitto con Mr.Producer ... non ha mai sopportato l'idea di essere lui stesso un "prodotto" di quell'industria discografica che lo aveva lanciato come uno dei nuovi geni della decade(nza) di quegli anni salvo poi accorgersi che la sua intelligenza musicale non era più adatta all'atrofia cerebrale indotta nel pubblico proprio dall'attività delle stesse grandi major discografiche del tempo. Ma il mondo dell'industria dell'intrattenimento musicale funziona così ... se non sei in grado di inventarti qualcosa che ti permetta di rimanere in prima persona al culmine delle classifiche o delle vendite, c'è bisogno di "cambiare allenatore" ... in questo caso specifico c'è bisogno di trovare un "produttore" che sistemi con parametri differenti (generati da una visione esterna all'egomaniacale compositore/band) le caratteristiche di un suono, di una vena creativa portando il tutto alla realizzazione di un PRODOTTO (da VENDERE!!!).
"(Todd) ci ha fatto essere più "inglesi" di quanto non lo fossimo noi stessi in realtà" è una frase con cui Colin Moulding (più equilibrato nei giudizi anche dopo trent'anni) affida forse ai posteri la sintesi della collisione, degli impatti personali tra XTC e Mr. Producer.
Comunque la si voglia vedere ... aver prodotto gli XTC non ha cambiato più di tanto la carriera di Mr.Producer ... ma essere stati prodotti da TODD RUNDGREN ha significato per la band di Partidge & Moulding la certezza di qualche anno ancora di sopravvivenza e visibilità pubblica.
Per quello che vale la mia piccolissima opinione (ed esperienza di produttore musicale) sono e sarò sempre dalla parte di TODD ... con buona pace di uno dei miei musicisti preferiti qual'è ancora oggi il vulcanico Andy Partidge ...

ps: siamo davvero sicuri che l'ubiquo eccellente Steve Wilson sia adatto a mettere le mani su "questi suoni" ?

venerdì 30 settembre 2016

Van Der Graaf Generator - Do Not Disturb (2016)

























... credo di aver capito una cosa dopo 45 anni ... quando nel 1971 uscì PAWN HEARTS le fulminanti intuizioni musicali e testuali contenute nella suite del secondo lato polimerico intitolata "A plague of lighthouse keeper" squarciavano la tela intonsa del mio immaginario adolescente con una benvenuta violenza addirittura consapevolmente cercata con infinita passione e continua sete di conoscenza (non ancora esaurita, peraltro) ... eppure non capivo perché qualcuno continuasse a sostenere che quel disco - si, QUEL DISCO che ai miei occhi era (ed è, sia chiaro) un capolavoro totale e definitivo - soffrisse di una sorta di eccessiva "frammentarietà" di idee mescolate con grande (troppo) vigore tra di loro creando un effetto complessivo troppo cervellotico. Immaginavo che questa osservazione fosse frutto di una posizione piuttosto retrograda, post-psichedelica e troppo rock-ignorante ...
bene, dopo 41 primavere (estati, autunni ed inverni) ho capito finalmente cosa significava percepire quelle sensazioni, provare quel senso di (eccessiva?) frammentarietà in un unicum rapsodico concept di musica giovanile ... ora posso dire che DO NOT DISTURB mi sta facendo lo stesso effetto che i "cuori impegnati" sortirono in quei critici "retrogradi, post-psichedelici e rock-ignoranti" ... l'unica differenza è che avendo ormai da anni il mio "cuore impegnato" e completamente assorbito e coinvolto  dalla caotica e al tempo stesso struggente poetica del "generatore" (e degli uomini che ne sono - e ne sono stati - parte integrante) questo effetto che si concretizza adesso, ascoltando questo loro tredicesimo album, mi riporta con nostalgia a quella tela del mio immaginario che in tutti questi anni ne ha visti di segni, lacerazioni, forme, colori ... e non è più intonsa ma anzi estremamente "sonic-experienced" (per dirla "a-la-Jimi") ... evidentemente il generatore continua a "generare" in me quel desiderio che ha educato (forse più dei libri) la mia anima ... grazie.

giovedì 24 marzo 2016

2016 - Oöphoi



... scopro solo adesso che Gianluigi Gasparetti (in arte Oöphoi) ha lasciato questo terzo sasso dal sole il 12 aprile del 2013.


E' una notizia che mi colpisce molto, e che mi rattrista davvero profondamente.

Ho conosciuto Gianluigi nel 1995. 

Mi aveva contattato per recensire tra le pagine di "Deep Listenings" (la sua interessante e visionaria rivista) il mio primo album solista "Spettri".

A partire dal quello sporadico contatto è nata una collaborazione che mi ha portato a mia volta a scrivere alcuni articoli per la sua rivista offrendomi così un'ottima occasione di approfondire anche criticamente alcune produzioni internazionali dedicate all'ambient e alla "musica magica" di un suono che in quegli anni cominciava finalmente ad essere ascoltato con sempre maggiore interesse anche in Italia.

Il suo generoso interesse per la mia musica lo ha poi spinto a suggerirmi alla produzione come potenziale responsabile della colonna sonora (live) dello spettacolo teatrale "Shylock e Faust" realizzato dalla compagnia TeatroInAria/Stanze Luminose con la pregevole regia di Alessandro Berdini.

Un'esperienza che per me è stata determinante e altamente formativa artisticamente di cui gli sono tutt'ora profondamente debitore.

Quando l'ho incontrato - per la prima volta di persona - a Casal Palocco nella primavera del 1996 è stata subito tangibile la sensazione di essere realmente a contatto con una persona vera, sinceramente affezionata alla musica ed a tutti suoi potenziali valori. 
La giornata trascorsa con lui e la moglie Alessandra nella loro accogliente casa fuori Roma è stata straordinariamente intensa e ricca di suggestioni artistiche e personali, condita dai tanti suoni dei suoi innumerevoli preziosi strumenti acustici e dalle tantissime percussioni (ed alcune interessanti digressioni sull'utilità dell'uso dei fiori di Bach contro gli attacchi di panico).

All'indomani della tournée teatrale e di qualche altra interessante produzione musicale il mio momentaneo abbandono dell'attività musicale ha sicuramente contribuito a creare una distanza tra di noi che negli anni mi sono sempre ripromesso di recuperare in qualche modo.

Ora so che non sarà più possibile ... e la cosa mi dispiace moltissimo.

Conservo ancora gelosamente il suo primo disco solista "Static Soundscapes" (con la foglia vera "imprigionata" nella plastica trasparente del jewel case del cd) che ho spesso ascoltato con sincera ammirazione  così come ho molto apprezzato nel tempo anche i due suoi "omaggi" sonori che mi fece alla fine di quella bella giornata insieme ("Ambience" di Mathias Grassow e "Monsoon" di Klaus Wiese).

Una persona preziosa, che ho avuto il piacere di incrociare (purtroppo per troppo poco tempo) e con cui ho messo a confronto la passione per la musica, la nostra visione della vita dei suoni ... anzi, del Suono dei Suoni.

Ciao Gianluigi, ovunque tu sia.