E dopo la serenità del periodo di Deya, Daevid Allen ritorna sul mercato con un album dall'attitudine quasi ... "beefheartiana", spigoloso, isterico e con le sonorità di base anni luce distanti dalla quiete apparentemente generata al Bananamoon Observatory delle Baleari.
Suoni di batteria riconducibili allo stile del R.I.O, sassofoni in libertà e testi non propriamente "solari", fanno capire fin dai primi minuti che per il visionario menestrello e le sue teiere volanti, i tempi sono davvero cambiati, e sebbene l'ineffabile Professor Sharpstring dichiari che "è evidente ormai la veridicità dell'esistenza del Pianeta Gong, ora si tratta di capire se invece è l'Uomo ad esistere", ribadendo l'origine poetica della filosofia Gong, Allen si muove qui più nella convinta dimostrazione che è proprio LUI a non esistere, permettendosi in questo modo di lacerare il suono e le sue poesie con una libertà radicale mai concessasi fino a quel momento.
Nonostante la cifrà impegnativa dell'opera, che non può essere ascoltato poche volte per essere pienamente compreso, "N'exist pas!" è un album straordinariamente evocativo che va a scandagliare forse nel lato più "oscuro" di ognuno di noi, ma che anche per questo risulta un nuovo ennesimo capitolo riuscitissimo del percorso artistico del suo protagonista principale (aiutato qui anche da un sorprendente CHRIS CUTLER - Henry Cow - in veste di percussionista e consulente alla produzione).