Breve pubblicazione antologica (solamente 29 minuti scarsi) delle prime realizzazioni discografiche della band immediatamente prima della svolta elettrica rappresentata dalla registrazione ufficiale di MENTAL NOTES nel 1975 (con la band strutturata ormai professionalmente).
In questo prezioso album è contenuto il materiale che documenta la dimensione acustica della primissima idea degli SPLIT ENDS, voluti da Tim Finn, Jonathan Chunn e Philip Judd.
(01) - SPLIT ENDS (aprile 1973)
Accompagnati dal violino di Miles Golding e dal flauto di Mike Howard ecco le prime idee acustiche del trio Judd/Finn/Chunn pubblicate nel 1973 nel tentativo di iniziare una carriera professionistica. Ballatina quasi folk molto frizzante ed allegra.
(02) - FOR YOU (aprile 1973)
Ancora nella formazione con violino e flauto (ma con la batteria di tale Div Vercoe) una canzone del primo Finn sicuramente, ma con un curioso impasto vocale ed uno sviluppo vagamente prog sebbene acustico. Si capisce la passione per i MOVE inglesi e certe sonorità di quello specifico giro (anche la prima ELO). Forse ingenuo, ma interessante.
(03) - 129 (novembre 1973)
Qui iniziano le prime tracce dell'avventura che sarà ... infatti 129 è il primo titolo del brano che poi diventerà 'Matinee Idyll' (senza poi tante modifiche, tra l'altro) e l'atmosfera è già evidentemente SPLIT ENZ. Interessante l'uso degli archi e dei fiati in generale per un arrangiamento piuttosto insolito, che successivamente verrà sviuppato con la band in modo molto personale.
(04) - HOME SWEET HOME (ottobre 1973)
Una bella canzone psichedelica ma allo stesso tempo molto ben costruita, qui la band è quasi completa con Wally Wilkinson, Rob Gillies e Geoff Chunn (fratello di Jonathan) alla batteria. Echi di GENESIS lontani ed ancora qualcosa di brit-psychedelia.
Avrebbe dovuto essere il nuovo singolo della band, ma incomprensibilmente viene lasciato nell'archio della casa discografica.
(05) - SWEET TALIKG SPOON SONG (novembre 1973)
Sulla vena acustica di '129' questo brano dallo stile volutamente cabarettistico ed old-fashioned. Secondo singolo di discreto successo nell'area del continente australiano che dimostra anche una certa scelta promozionale di humour clownesco in parte del repertorio.
(06) - NO BOTHER TO ME (1974)
Oscura concept-song più impegnata di Tim Finn perchè complessa nell'organizzazione armonica per le tantissime influenza facilmente identificabili, dal prog al country al soul al glam ... un interessante guazzabuglio.
(07) - MALMSBURY VILLA (1974)
Inevitabile ulteriore clownerie a corredo dell'atteggiamento pubblico promozionale apparentemente 'fuori di testa' della band mentre l'organico si è ulteriormente espanso giungendo ad avvalersi del nuovo acquisto Eddie Rayner che rinforza in maniera incontrovertibile l'impianto musicale generale.
(08) - LOVEY DOVEY (1974)
Prima versione del brano che figurerà poi solamente nell'album di esordio euroepeo, intelligentemente recuperata da una delle tante felici intuizioni di Phil Manzanera.
(09) - SPELLBOUND (1974)
Non molto diversa dalla versione che comparirà l'anno successivo nel primo album downunder (e d'altronte i musicisti e l'idea è esattamente la stessa) se non per qualche battuta in più e per una sostanziale variazione sul cantato (che qui è a cura di Tim Finn .... mentre nell'album canterà - in modo completamente diverso e stravolto - Phil Judd).
In questo prezioso album è contenuto il materiale che documenta la dimensione acustica della primissima idea degli SPLIT ENDS, voluti da Tim Finn, Jonathan Chunn e Philip Judd.
(01) - SPLIT ENDS (aprile 1973)
Accompagnati dal violino di Miles Golding e dal flauto di Mike Howard ecco le prime idee acustiche del trio Judd/Finn/Chunn pubblicate nel 1973 nel tentativo di iniziare una carriera professionistica. Ballatina quasi folk molto frizzante ed allegra.
(02) - FOR YOU (aprile 1973)
Ancora nella formazione con violino e flauto (ma con la batteria di tale Div Vercoe) una canzone del primo Finn sicuramente, ma con un curioso impasto vocale ed uno sviluppo vagamente prog sebbene acustico. Si capisce la passione per i MOVE inglesi e certe sonorità di quello specifico giro (anche la prima ELO). Forse ingenuo, ma interessante.
(03) - 129 (novembre 1973)
Qui iniziano le prime tracce dell'avventura che sarà ... infatti 129 è il primo titolo del brano che poi diventerà 'Matinee Idyll' (senza poi tante modifiche, tra l'altro) e l'atmosfera è già evidentemente SPLIT ENZ. Interessante l'uso degli archi e dei fiati in generale per un arrangiamento piuttosto insolito, che successivamente verrà sviuppato con la band in modo molto personale.
(04) - HOME SWEET HOME (ottobre 1973)
Una bella canzone psichedelica ma allo stesso tempo molto ben costruita, qui la band è quasi completa con Wally Wilkinson, Rob Gillies e Geoff Chunn (fratello di Jonathan) alla batteria. Echi di GENESIS lontani ed ancora qualcosa di brit-psychedelia.
Avrebbe dovuto essere il nuovo singolo della band, ma incomprensibilmente viene lasciato nell'archio della casa discografica.
(05) - SWEET TALIKG SPOON SONG (novembre 1973)
Sulla vena acustica di '129' questo brano dallo stile volutamente cabarettistico ed old-fashioned. Secondo singolo di discreto successo nell'area del continente australiano che dimostra anche una certa scelta promozionale di humour clownesco in parte del repertorio.
(06) - NO BOTHER TO ME (1974)
Oscura concept-song più impegnata di Tim Finn perchè complessa nell'organizzazione armonica per le tantissime influenza facilmente identificabili, dal prog al country al soul al glam ... un interessante guazzabuglio.
(07) - MALMSBURY VILLA (1974)
Inevitabile ulteriore clownerie a corredo dell'atteggiamento pubblico promozionale apparentemente 'fuori di testa' della band mentre l'organico si è ulteriormente espanso giungendo ad avvalersi del nuovo acquisto Eddie Rayner che rinforza in maniera incontrovertibile l'impianto musicale generale.
(08) - LOVEY DOVEY (1974)
Prima versione del brano che figurerà poi solamente nell'album di esordio euroepeo, intelligentemente recuperata da una delle tante felici intuizioni di Phil Manzanera.
(09) - SPELLBOUND (1974)
Non molto diversa dalla versione che comparirà l'anno successivo nel primo album downunder (e d'altronte i musicisti e l'idea è esattamente la stessa) se non per qualche battuta in più e per una sostanziale variazione sul cantato (che qui è a cura di Tim Finn .... mentre nell'album canterà - in modo completamente diverso e stravolto - Phil Judd).