Come si fa a non apprezzare l'universo musicale della band più innovativa della scena tedesca degli anni settanta?
Anche quando ci si trova davanti ad episodi discografici della loro seconda traiettoria creativa (apparentemente più semplice e meno intransigente alla costruzione formale di simil-songs) non si possono non considerare alcuni aspetti dell'eccellenza espressiva di Schmidt & C.
L'uso della struttura-canzone è decisamente interessante soprattutto per alcune costanti caratteristiche come le solite voci di Irmin e Michael, quelle del dopo-Damo, leggermente filtrate e apparentemente inespressive (... non robotiche scuola Dusseldorf ... quanto piuttosto una specie di "Kraut-crooning") o la sezione ritmica ridotta ad un basso semplicemente pulsante sulle note di base ed una batteria sempre ipnotica ed accordata in maniera molto originale dall'eterno Carotempo.
Menzione speciale però meritano le speed-guitars del sempre compianto Michael Karoli, con le sue aspre e penetranti melodie parallele ed integrative di quelle già presenti nel contesto generale.
Quando poi il gruppo si lancia nelle indemoniate lande dell'improvvisazione "sul-(nessun)-tema" come in "Vernal Equinox" ad esempio, allora diventa tutto molto più divertente perchè è tutto cosi ... CAN!
Ed ancora più riconducibile alla sfera creativa primigenia è il capolavoro dell'album ovvero il conclusivo "Unfinished" che riapre i cancelli della sperimentazione pura e che riporta il gruppo ai fasti dell'abbandono al flusso di suoni.
Amo questo gruppo da sempre ... YES, I CAN!
Anche quando ci si trova davanti ad episodi discografici della loro seconda traiettoria creativa (apparentemente più semplice e meno intransigente alla costruzione formale di simil-songs) non si possono non considerare alcuni aspetti dell'eccellenza espressiva di Schmidt & C.
L'uso della struttura-canzone è decisamente interessante soprattutto per alcune costanti caratteristiche come le solite voci di Irmin e Michael, quelle del dopo-Damo, leggermente filtrate e apparentemente inespressive (... non robotiche scuola Dusseldorf ... quanto piuttosto una specie di "Kraut-crooning") o la sezione ritmica ridotta ad un basso semplicemente pulsante sulle note di base ed una batteria sempre ipnotica ed accordata in maniera molto originale dall'eterno Carotempo.
Menzione speciale però meritano le speed-guitars del sempre compianto Michael Karoli, con le sue aspre e penetranti melodie parallele ed integrative di quelle già presenti nel contesto generale.
Quando poi il gruppo si lancia nelle indemoniate lande dell'improvvisazione "sul-(nessun)-tema" come in "Vernal Equinox" ad esempio, allora diventa tutto molto più divertente perchè è tutto cosi ... CAN!
Ed ancora più riconducibile alla sfera creativa primigenia è il capolavoro dell'album ovvero il conclusivo "Unfinished" che riapre i cancelli della sperimentazione pura e che riporta il gruppo ai fasti dell'abbandono al flusso di suoni.
Amo questo gruppo da sempre ... YES, I CAN!