Quando la voglia di giocare e sperimentare con il suono produce una benefica energia creativa spesso si raggiunge anche il cuore del pubblico, anche se non sempre questo significa necessariamente un successo planetario, quello infatti dipende molto di più dalla quantità e qualità della propria visibilità nei media internazionali. Però è indubbio che riuscire a creare un connubio equilibrato tra ricerca e piacere, tra intelligenza e semplicità è una grande impresa.
Il tedesco Carim Clasmann e l'inglese Galia Durant hanno iniziato a lavorare con i suoni in una dimensione assolutamente originale fatta di elementia custici generati da oggetti tra i più disparati quali pupazzetti per bambini, portaceneri, barattoli di latta e piccoli giocattoli più o meno sonori. Questo senso di leggerezza inevitabilmente "portato in dote" dall'uso di macchine sonore non ortodosse ha contribuito in modo determinante a generare un "sound" unico ed inconfondibile. Per questo motivo fin dalla prima uscita discografica indipendente PSAPP, il gruppo nato dalla collaborazione dei due musicisti sopra citati, ha attirato l'interesse di molti addetti ai lavori e molti giovani ascoltatori interessati proprio all'elemento quasi "ludico" della musica proposta. In momenti di grande tristezza e di difficoltà di spirito, ascoltare melodie elementari declinate con sonorità che ricordano anche momenti migliori (l'infanzia e l'innocenza in generale) probabilmente contribuisce a rendere "simpatico" questo o quel motivetto dei PSAPP (pur senza poterlo banalmente fischiettare, attenzione, perchè in realtà le melodie non sono per nulla "semplici"). Così come il voler accostare il "sound" della band ai telefilm della nuova generazione americana ("The OC", "Nip/Tuck" e "Grey's anathomy") non sempre privi di crudeltà e sostanziale tristezza, è sembrata (a ragione!) una mossa vincente per i produttori televisivi che grazie alle smagate melodie di PSAPP hanno aggiunto un ulteriore elemento originale alla loro proposta televisiva.
L'album di debutto definitivo sul mercato internazionale "che conta" di Clasmann & Durant si intitolava "Tiger, my friend" (2004). Dopo le esperienze di produzione indipendente, il disco si era proposto con una prepotente forza innovativa in grande evidenza, risuscendo enll'intento di incuriosire non poco un pubblico misto, equamente suddiviso tra amanti del semplice ascolto disimpegnato ed esteti della forma creativa e compositiva così saggiamente coniugata nelle sue principali caratteristiche.
Dopo due anni la pubblicazione dell'ancor più brillante "The only thing i ever wanted" (2006) non ha fatto altro che confermare la piacevole circostanza di trovarsi di fronte una bella realtà musicale di cui se ne sentiva davvero la mancanza. Senza poi omettere anche la veste grafica dei lavori personalmente curata dalle splendide immagini "a tratto" opera della stessa Galia che offrono ulteriori motivi di velleità collezionistiche per gli appassionati del genere.
A partire dal 2006 l'attività dal vivo del duo (necessariamente coadiuvati da altri musicisti data la complessità degli arrangiamenti pur nella loro delicatezza e fragile equilibrio acustico) ha confermato quanto di buono era possibile cogliere dalla progettualità proposta. Questo necessario momento di promozione internazionale dal vivo ha forzatamente condizionato la pubblicazione di quello che a tutt'oggi risulta l'ultimo album pubblicato, ovvero quel "The camel's back", che non solo conferma appieno la solida vena creativa dei protagonisti coinvolti, ma la sposta ulteriormente verso una progressiva elaborazione di spazi sonori che non può non precludere a nuove interessanti sorprese per il futuro, magari grazie ad un ulteriore sviluppo meramente sonoro, in grado di integrare ancora più "timbri" non temperati alla sostanziale elettronica di supporto di base sempre efficacemente costruita e calibrata. In questo ultimo disco poi diventano ancora più evidenti (anche se può apparire strano) le comuni passioni musicali di Carim e Galia, ascoltare per credere gli elementi tipici di Tom Waits, The Cure, Eric Satie e Duke Ellington presenti tra le note scanzonate delle bellissime 12 tracce che compongono l'album.