mercoledì 21 ottobre 2009

THE BOO RADLEYS - Giant steps (1993)



Troppo intelligenti per essere al 100% essenzialmente "SOLO britpop" la shoegazing band in questione ha avuto con questo disco il momento di massima consacrazione per la stampa specializzata e - sorprendemente - anche per il pubblico, prima di ritornare purtroppo nell'anonimato e di sparire definitivamente nel 1999.

PERE UBU - The modern dance (1977)



Capolavoro assoluto di un'america che si sveglia nel pieno di un incubo industriale e sulla via della totale instabilità giovanile di fine secolo scorso.

Il punk non fa in tempo a muovere i suoi primi passi che già viene masticato, digerito e rielaborato da questo mostruoso combo della devastata periferia di Cleveland.

Life stinks.
I'm seeing pink.
I can't wink.
I can't blink.
I like the Kinks.
I need a drink.
I can't think.
I like the Kinks.
Life stinks.
(Peter Laughner r.i.p)

Gli aggettivi per definire questa musica probabilmente non sono ancora stati inventati, ma una cerfta quale sfumatura apocalittca la si può cogliere sia nei costanti, frequenti inserimenti esclusivamente noise delle tastiere elettroniche che nelle disperate tessiture melodiche continuamente messe a dura prova dalla debordante e spesso blaterante (ma superba) voce di David Thomas.

THE JESUS LIZARD - Liar (1992)



Terzo album per l'aggressiva band di Chicago che - proprio con questo lavoro - ha convinto una sussidiaria di major come la Giant Records (ovvero uno dei settori "giovanili" della Capitol Records) ad accoglierli sotto contratto permettendo loro una maggiore visibilità sul mercato.

Il suono duro e violento dei primi due album non si è certo modificato a favore di una possibile mediazione dell'etichetta discografica, che peraltro aveva tutte le intenzioni di "pescare" nuovo pubblico proprio da quello potenziale appassionati di indie USA.

LIAR è un disco compatto, massiccio, monolitico nel suo desiderio di "confronto a muso duro" con la realtà e non esistono possibili compromessi con una encomiabile coerenza.

Significativi echi a-la-Pere Ubu compaiono qua e là ... e per questo è particolarmente significativo notatre il fatto che la band di David Thomas esisteva già del 1976.

KING CRIMSON - USA (1974)



Gli USA sono sempre stati fatali per il Re Cremisi ed in un modo o nell'altro, il gruppo si è sempre sciolto dopo un tour in quelle lande.

Era capitato nel 1969 al ritorno dal breve primo tour quando Giles e McDonald avevano autonomamente lasciato la corte, era capitato di nuovo nel 1972 dopo il disastroso (dipende dai punti di vista) tour di "Island" e - con una decisione del tutto inattesa - si è ripetuto ancora nel 1974 all'indomani del tour di "Starless and Bible black" e prima della pubblicazione di "Red".

A rileggere oggi le valutazioni che RF ha dato di quel particolare momento storico musicale vengono i capelli dritti data la sua puntigliosa presa di distanza da quel fenomeno giovanile, eppure sembra perfettamente cosciente del fatto che quella stagione del carrozzone regale è stata inquivocabilmente UNICA ed IRRIPETIBILE per l'energia e la creatività concettuale proposta.

"USA" è un album che - riascoltato a distanza di anni - risulta sorprendentemente incompleto nel suo ruolo di "sintesi" del "momentum crimsoniano" di allora, soprattutto considerando l'incredibile quantità di documenti live apparsi ufficialmente (e non) sul mercato in tutti questi anni di recupero documentale intorno a Re e cortigiani.

Ciò nonostante è disco potente ed ampiamente in grado di raccontare quella audio-storia così cruda nei modi e nei suoni, ma così altrettanto visionaria ed importante nell'immaginario giovanile di quella generazione.

THE RESIDENTS - The Beatles play the Residents/The Residents play the Beatles (1977)



Formidabile esempio di irriverenza musicale nei confronti dei Fab4 messa in atto dalla band del North Luisiana in un periodo storico caratterizzato (in realtà) da un interesse davvero ai minimi termini per la gloriosa carriera dei Baronetti Liverpooliani.

Nel loro progetto di sfregio sonoro dell'educata "pulizia" formale della musica dei Beatles, in realtà i Residents dimostrano la sostanziale e concreta affermazione dell'esistenza del mito Beatlesiano, contribuendo di fatto a mantenerlo vivo ed "aggiornato" in un lessico sonoro più propriamente a loro contemporaneo.

Uno dei 45 giri più sorprendenti dell'epoca ed una delle ultime grandi opere d'arte su supporto in PVC con dimensioni a 7 pollici.

THE RESIDENTS - Stranger than supper (1990)



Rara antologia dell'oscura band americana che spazia dalle prime incursioni live (definite "terroristiche" nelle note di copertina) alle più educate sequenze midi del 1990 (compresa una versione digi-orchestrale di "Oh Susanna"!).

Una pubblicazione essenziale per chi conosce il gruppo, imperdibile per un collezionista, ma allo stesso tempo assolutamente trascurabile per chi ha solo una vaga idea della magmatica produzione trentennale di questa realtà multimediale e multidisciplinare che ha comunque dato una svolta di "costume" alla musica creativa americana.

Se poi un neofita dovesse risultare affascinato dall'ermetico messaggio sonoro di Hardy Fox e compagni contenuto un questo breve audio compendio ... allora potrebbe considerarsi già ampiamente pronto per attraversare la buia residenza dei Bulbi Oculari e del Signor Teschio.