L'autunno del 1970 vede i Soft Machine in stabile quartetto, quello definibile forse "classico" per la svolta jazz del gruppo.
Lasciate le efficaci sperimentazioni con il line-up aumentato da più strumenti a fiato, Wyatt, Ratledge Hopper e Dean danno il via alle "danze" della definitiva consacrazione del jazz progressivo. Hanno già registrato la parte in studio che avrebbe completato la produzione del terzo album (lo storico "Third" appunto) ma sono nuovamente in tour, per mantenere viva la forza creativa del collettivo.
Grides contiene un concerto registrato il 25 ottobre del 1970 al ben noto Concertgebouw di Amsterdam, ma la nota peculiare di questa documentazione ovviamente postuma sta nel riscontrare un certo maggiore "ordine" ed una minore aggressività del gruppo stesso, impegnato apparentemente molto di più ad "ascoltarsi" più che non ad aggredire un pubblico. Probabilmente la consapevolezza di recitare un ruolo sempre più fondante nella nuova scena rock inglese ibridata con il jazz europeo suggerisce inconsciamente ai musicisti un maggior controllo sostanziale nella performance. Ciò non significa assolutamente perdita di estro e creatività, quanto piuttosto una evidente manifestazione di perfetto meccanismo simbiotico tra le quattro menti che finalmente trovano un terreno comune nella dimensione live (cosa che non sempre lo studio aveva saputo mantenere ... vedansi i problemi con la "Moon in June" di Wyatt ed il suo leggendario "fai da te" proprio del "Third" e/o nelle sessioni alla BBC documentate prima in "Triple Echo" e poi, successivamente in "Soft Machine turns on / The Peel sessions").
Questa minor dose di "cattiveria performantica" suggerisce un ascolto più rilassato per apprezzare il grado di maturità e di interplay raggiunto tra i quattro (soprattutto tra Hopper e Wyatt) ed il senso estetico formale del linguaggio in divenire prende il sopravvento sulla carica animale di solo qualche mese prima.
Lasciate le efficaci sperimentazioni con il line-up aumentato da più strumenti a fiato, Wyatt, Ratledge Hopper e Dean danno il via alle "danze" della definitiva consacrazione del jazz progressivo. Hanno già registrato la parte in studio che avrebbe completato la produzione del terzo album (lo storico "Third" appunto) ma sono nuovamente in tour, per mantenere viva la forza creativa del collettivo.
Grides contiene un concerto registrato il 25 ottobre del 1970 al ben noto Concertgebouw di Amsterdam, ma la nota peculiare di questa documentazione ovviamente postuma sta nel riscontrare un certo maggiore "ordine" ed una minore aggressività del gruppo stesso, impegnato apparentemente molto di più ad "ascoltarsi" più che non ad aggredire un pubblico. Probabilmente la consapevolezza di recitare un ruolo sempre più fondante nella nuova scena rock inglese ibridata con il jazz europeo suggerisce inconsciamente ai musicisti un maggior controllo sostanziale nella performance. Ciò non significa assolutamente perdita di estro e creatività, quanto piuttosto una evidente manifestazione di perfetto meccanismo simbiotico tra le quattro menti che finalmente trovano un terreno comune nella dimensione live (cosa che non sempre lo studio aveva saputo mantenere ... vedansi i problemi con la "Moon in June" di Wyatt ed il suo leggendario "fai da te" proprio del "Third" e/o nelle sessioni alla BBC documentate prima in "Triple Echo" e poi, successivamente in "Soft Machine turns on / The Peel sessions").
Questa minor dose di "cattiveria performantica" suggerisce un ascolto più rilassato per apprezzare il grado di maturità e di interplay raggiunto tra i quattro (soprattutto tra Hopper e Wyatt) ed il senso estetico formale del linguaggio in divenire prende il sopravvento sulla carica animale di solo qualche mese prima.