mercoledì 25 novembre 2009

NATIONAL HEALTH - Ds al Coda (1982)



Malinconico omaggio musicale ad ALAN GOWEN prematuramente scomparso ad opera degli ex-colleghi d'avventura musicale.

Pagine scritte in origine da Gowen vengono infatti rilette ed elaborate - secondo le sue indicazioni - da parte di Dave Stewart, Pip Pyle, John Greaves e Phil Miller con l'aiuto di altri amici "del giro" come RICHARD SINCLAIR, ANNIE WHITEHEAD, AMANDA PARSONS, BARBARA GASKIN, JIMMY HASTINGS, ELTON DEAN e TED EMMETT.

Benchè condizionato da questa forma di commemorazione, il disco è un altro bel capitolo che illustra le traiettorie possibili nella musica non commerciale ed indipendente (soprattutto di "testa") in Europa.


NATIONAL HEALTH - Of queues and cures (1978)



Secondo capitolo ... qualche piccolo aggiustamento necessario al line-up, ma stessa debordante carica creativa.

Anzi.

Già, anzi ... perchè questo disco è anche più clamoroso per la qualità delle composizioni che diventano improvvisamente collegiali e quasi equamente suddivise tra tutti (benchè manchino le eleganti pagine di Alan Gowen e la voce della Parsons, non è di poco conto l'apporto della penna dell' ex-Henry Cow JOHN GREAVES e la sua splendida 'Squarer for Maud' o l'eccellente 'Binoculars" - già nel repertorio degli Hatfield & The North, peraltro - del grande PIP PYLE o la mirabilmente double-faced 'Dreams wide awake' di PHIL MILLER).

Meno spazio per le evoluzioni soliste (che rimangono comunque sempre memorabili con PHIL MILLER e DAVE STEWART) e una maggiore compattezza e rigore più tipico di una vera band rock.

Ma è LA MUSICA che è realmente la protagonista della scena, spesso svincolata dal solito V postulato euclideo (ascoltare per credere il "Gengis Khan-like attack organ solo" di STEWART in apertura del secondo lato del vinile ... o provate a chiedere a MILLER .. la "logica" dei suoi assoli e ... rimarrete stupefatti).

Disco ... ASSOLUTO!


NATIONAL HEALTH - National health (1977)



Come si può cercare di descrivere la musica di questa band inglese trent'anni dopo?

Potrei restare delle ore ad ascoltare e riascoltare questa incredibile sequenza di composizioni per comunque non essere alla fine in grado di dare una qualsiasi definizione capace di sintetizzare l'esplosione di creatività assoluta che permea questo (e gli altri) dischi di questo off-shoot canterburyano.

Prima di tutto non si può prescindere dalla qualità strumentale dell'apporto che OGNI SINGOLO MUSICISTA offre alla piena realizzazione di questo cocktail progressivo ...jazz ... pop ... rock ... tutto in rigorosa salsa Canterbury. DAVE 'L' STEWART è semplicemente inarrivabile con le sue tastiere strozzate, manipolate al limite del possibile e maltrattate in assoli angolari e geometrici (beninteso ... non euclidei) e contemporaneamente sostenute dall'ordinato, dolce ed elegante sommesso Fender Rhodes del compianto ALAN GOWEN. La straordinaria carica ritmica dell'indimenticato PIP PYLE e la rigorosa sobrietà in studio di NEIL MURRAY fanno da base ritmicamente in movimento per l'altro elemento sonoro "fuori" dal coro (e spesso musicalmente fuori da questo universo comprensibile) ovvero l'incredibile compianto PHIL MILLER ed il suo inconfondibile 'erratic style', su tutto, la cristallina voce di AMANDA PARSONS che a volte racconta anche storie di realtà parallele.

"Tenemos roads", "Brujo", "Borogoves" ed "Elephants" (con il suo "lungo addio" finale) sono tutte pietre preziose di una musica troppo poco divulgata rimasta comunque intatta nella sua purezza assoluta ... etica ed artistica.

Utopia al lavoro.

PHIL MANZANERA - K-scope (1978)



Probabilmente il migliore disco extra Roxy Music di Manzanera, assimilabile per qualità all'esordio di DIAMOND HEAD qualche anno prima.

Vi sono parecchi elementi che possono creare entusiasmo all'ascolto di questa raccolta di canzoni, ma il primo - in un evidente personalissimo ordine di gradimento - (oltre alla performance dello stesso Manzanera) la presenza delle eccellenti voci di TIM e NEIL FINN (cantanti della band neozelandese SPLIT ENZ) e del virtuoso e vulcanico pianista EDDIE RAYNER (sempre SPLIT ENZ). Ad onor del vero poi, le presenze illustri in questo album sono anche rappresentate dal solido e compassato John Wetton, il funky inaspettato di Bill McCormick, un gigionissimo ed istrionico Simon Phillips, l'ex Roxy Music Paul Thompson, il sempre presente Mel Collins, l'assistenza armonica delle voci di Kevin Godley e Lol Creme nonchè l'assistenza dell'intero set 801 Simon Ainley, Dave Skinner e Francis Monkman.

Per non dire che l'intero album è stato registrato nello studio casalingo di un certo Chris Squire.

Il materiale musicale qui contenuto è comunque estremamente compatto e non sembra frutto solo di "sessions" generiche tra ottimi musicisti, probabilmente grazie all'esperienza appena conclusa della off-shoot band di Manzanera 801.


CHROME - Blood on the moon (1981)



Disco della fase più elettrica, più tradizionalmente "rock" della band di Damon Edge e Helios Creed.

Le batterie elettroniche o i ritmi sintetici vengono definitivamente sostituiti da una sezione basso-batteria reale, impegnata a mantenere un drive sempre molto accentuato, punk-oriented su cui una chitarra "malsana" e suoni elettronici filtrati con nastri preregistrati disegnano traiettorie non ben identificate. La voce solista sempre filtrata (particolare normale e consolidato nel sound del gruppo) racconta cupe storie metropolitane dell'altra-california ... quella chimica dei primi anni ottanta.

Il suono di questi Chrome è a metà strada tra il crudo punk degli STOOGES e una possibile deriva iniziale della psichedelia industriale urbana.

Come per DARK DAY, riflettendo sulla caratteristica rabbiosa e - allo stesso tempo - deprimente di questa musica, viene sempre da considerarne l'impatto emotivo a lungo termine sulle persone ad essa esposte in quei giorni.


DARK DAY - Collected (1979-1982)



Robin Crutchfield e Steven Brown nel 1980 hanno avuto modo di collaborare a questo progetto oscuro ed ansiogeno contribuendo per breve tempo alla scena musicale alternativa della buia NYC di quei giorni.

In "Exterminating angel", primo album della band, il mix tra la disperazione dei DNA (ex band di Crutchfield) ed il romanticismo decadente dei TUXEDOMOON (in cui militava ancora Brown) genera questo documento analizzabile adesso forse più con un trattato di antropologia musicale che non di semplice musicologia fine a sè stessa.

Come doveva essere la "vita" in quella "zona oscura" della New York early eighties è ben raccontato con le laconiche 13 non-canzoni dell'album di debutto, e all'ascolto prende forma con connotati molto precisi l'immagine dello scenario della inquietante obliqua favola urbana di quei giorni.

Di sicuro l'ossessiva ritmica "in 4" e i continui riff di sequencer (in realtà una "trigger machine") non permettono alla musica di svilupparsi in maniera troppo espressiva, inchiodando il contesto sonoro ad un pannello armonicamente monocorde. Solo quando canta Steven Brown, è più che evidente quel lirismo tipico della musica della band californiana di provenienza, con tutta la malinconia che quel tipo di cantare porta con sè.

Il singolo "Trapped" pubblicato qualche mese dopo aveva una b-side davvero inquietante, ovvero una sequenza di 6 brani realizzati suonando al contrario parte dei nastri che erano serviti alla produzione del disco ufficiale (ed il titolo di questa concettuosa e disperata b-side era significativamente "The exterminations 1-6").

Il secondo ed ultimo album della prima fase di DARK DAY (senza la prezenza di Steven Brown trasferitosi in Europa con i Tuxedomoon nel frattempo) è l'enigmatico WINDOWS, più brillante nei suoni (forse per l'uso di uno straniante piano giocattolo e della famigerata calcolatrice musicale CASIO VL-1 VL-Tone), ma altrettanto desolante nello scenario kraftwerkianamente raccontato.

Questa raccolta comprende anche il primissimo singolo di crutchfield pubblicato nel 1979, vera rarità e importante valore aggiunto musicologico di questa comunque interessante compilation.

Alla fine rimane solo la considerazione che QUELLA musica è stata il cibo di una parte della generazione adolescente di allora, alla ricerca di "motivazioni" ed "avventure" per costruire ( o forse anche NO) il proprio futuro (ed è curioso constatare che i ventenni di allora adesso hanno raggiunto - se non superato - quota cinquanta).