lunedì 26 ottobre 2009

IGOR WAKHEWITCH - Logos (1970)



Musicista francese di culto (nato nel 1948 in Provenza), artefice di straordinarie combinazioni musicali a cavallo tra musica concreta, progressiva d'avanguardia, elettronica, kraut, psichedelia, rock e dodecafonia. Una moltitudine di suggestioni che si concretizzano interagendo tra loro nella maggior parte delle sue incredibili (ed imperdibili) testimonianze discografiche.

Per lui (che nel 1974 ha composto la musica per l'opera di Salvador Dalì intitolata "Etre Dieu") è stato spesso usato il termine "mentalscapes" che da solo definisce efficacemente l'aspetto altamente evocativo della sua musica, dotata di una forza espressiva che trasporta l'ascoltatore in dimensioni interessanti e suggestive.

Chi ascoltava una certa musica creativa europea negli anni settanta si deve per forza essere imbattuto in questa forte personalità artistica (per gli appassionati di un certo rock di culto, era nota la sua amicizia con Mike Ratledge e Robert Wyatt ai quali il musicsta francese dedicò il suo secondo lavoro ititolato "Doctor Faust").

Per fortuna, solo ultimamente è stato sconfitto - in gran parte grazie alla rete - l'ostracismo commerciale che per anni ha reso praticamente impossibile reperire sul mercato discografico italiano anche una minima parte della sua straordinaria produzione.

LOGOS (datato 1970) è un lavoro dove a dominare lo scenario è una siderea oscurità rotta spesso dal pulsare dinamico di una tribalità che racconta di un'energia vitale presente evidentemente ovunque ... in qualsiasi spazio ipotizzabile.

Un disco BELLISSIMO per un autore che merita di essere riascoltato con grande attenzione.

MIKE WESTBROOK BRASS BAND - Goose sauce (1978)



Disco d'altri tempi ... con una banda formata essenzialmente da strumenti a fiato e di voci con il solo piano (quando presente) e la batteria ad offrire un qualsiasi appoggio ritmico melodico.

Un esempio di virtuosismo compositivo e d'arrangiamento per Mike Westbrook realizzato nel periodo della collaborazione con la cult-band HENRY COW del 1977 (senza però la collaborazione dei componenti della band di Frith & co).

GOOSE SAUCE è stato registrato tra Dicembre 1977 ed il Gennaio 1978 con la collaborazione di Paul Rutherford (trombone, euphonium e voce), Phil Minton (tromba, voce), Nisar Ahmad Khan (sax baritono, soprano e flauto), Dave Chambers (sax tenore, soprano e flauto), Kate Westbrook (sax tenore, flauto e voce) e di Trevor Tomkins (batteria).

E' un disco d'altri tempi perchè alterna momenti di pregevole esercizio orchestrale, ad altri di puro spirito free-jazz ad altri ancora di concettuoso quasi-cabaret di spirito tutto britannico (difficile da apprezzare appieno).

Comunque è un lavoro oltremodo interessante che fotografa una meritevole prospettiva innovativa e contaminata nel paludato ambiente di estrazione jazzistica inglese ed europea.

GENESIS - Foxtrot (1972)



Non so cosa potrei davvero scrivere di questo disco che non sembri assolutamente scontato e inutile.

Chi lo conosce sa perfettamente trattarsi di uno dei migliori esempi di progressive-rock europeo (e non soltanto uno dei migliori album dei Genesis) in assoluto.
La maturità dimostrata dai singoli musicisti nelle composizioni che fanno parte di questa raccolta è ormai talmente evidente da non lasciare spazio ad alcun dubbio (ed ancora non sapevamo che in un futuro allora molto prossimo avrebbero scritto pagine eccellenti come quelle di "Selling England by the pound" o "The lamb lies down on Broadway"!!). Ogni singolo elemento musicale proposto nei vari brani è semplicemente perfetto, coerente con il contesto e calibrato con una meticolosità che è figlia soprattutto dell'ispirazione e non dell'ossessione perfezionistica o auto-referenziata.

In FOXTROT vi sono brani di grande coraggio musicale che non possono passare inosservati come "Get'em out by friday", l'immensa "Can-utility and the coastliners" senza ovviamente dimenticare l'apocalisse in 9/8 del pre-finale di "Supper's ready". Il coraggio musicale è dato anche dalla straordinaria evoluzione che il gruppo ha avuto anche dalla sua stessa precedente pubblicazione NURSERY CRYME (album bellissimo e indimenticabile, ovviamente), un segno questo di una direzione precisa e di una compattezza invidiabile nella ricerca e nell'attitudine generale del gruppo.

Benchè la storia racconti che nel gruppo vi fossero già delle tensioni tra i componenti, probabilmente non è sbagliato considerarle come delle scintille "pro-positive" al fine della ricerca di una completa crescita artistica globale.

Un disco indimenticabile (ed indimenticato) che tra i suoi punti di forza annovera anche la visionaria copertina di Paul Whitehead che tra elementi pittorici che riportano alle pubblicazioni precedenti, visioni rilette dai testi contenuti nelle composizioni presenti e piccole "trasgressioni" (giudicate da quacuno perfino "oscene") offre uno spazio enorme entro cui la mente dell'ascoltatore può viaggiare e sognare (soprattutto al tempo dei meravigliosi dischi in vinile, ovviamente).

MICHAELANGELO - One voice many (1971)



Dalla smagata costa californiana questo esempio di folk-rock educato e leggero, senza troppe velleità di impegno (anche se il periodo storico in cui questo unico album della band è stato pubblicato avrebbe potuto anche prevederlo) che permette un piacevole intervallo acustico, sereno e sufficientemente ingenuo per non destare angosce e preoccupazioni.

Il suono è contraddistinto dall'ampio uso dell'auto-harp della signorina Angela Autoharp (argh ... un nome d'arte in linea con l'originalità del progetto) e da un cospicuo utilizzo delle tipiche chitarre "californiane" dell'epoca.

Solo sul finale, con il brano che da il titolo proprio all'album, l'atmosfera si fa decisamente più interessante, lasciando forse intravvedere i possibili sviluppi futuri che il gruppo avrebbe potuto anche prendere in considerazione se non si fosse sciolto immediatamente dopo la pubblicazione di questo (ancora immaturo) album di debutto.

SKY - Sky2 (1980)



A distanza di anni mi sembra quasi impossibile che siano esistiti album (e gruppi) come questo, che rappresentano efficacemente la vera deriva delle velleità creative del prog-rock e il contemporaneo clamoroso tentativo di dare una qualche solidità di contenuti musicali ad un pop che per questo motivo diventa eccessivamente orchestrale ed auto-indulgente.

Questo, è un gruppo che non ho mai davvero capito ... ora ci ho riprovato nuovamente dopo tanti anni ... ma - per quello che mi riguarda - il risultato rimane sempre il medesimo.

POLYPHONY - Without introduction (1971)



Sorprendente (benchè fortemente "derivativo") progressive combo dagli USA (Virginia).