Che meraviglia ... erano anni che non riascoltavo il primo album di HAWKWIND!
Lo ricordavo come un bell'esempio di un certo psychedelic new folk, ma dopo anni di suoni tra i più svariati, ritrovarmi catturato dalle atmosfere visionarie di questa eccellente band (mai troppo considerata da queste parti) è veramente una boccata d'aria fresca.
Prodotto nel 1969 dall'ex PRETTY THINGS Dick Taylor (ma pubblicato nel 1970) questo album traccia in modo deciso e creativo una nuova traiettoria nello scenario musicale contemporaneo e rappresenta l'inizio di una straordinaria avventura che porterà la psichedelia ad unirsi sapientemente con il folk malato d'acido e la cosmicità indotta dalle escursioni sperimentali dei primi synth e dei primi rudimentali echo Binson.
01
HURRY ON SUNDOWN
Una canzone quasi hippie style, suadente e dolcissima dall'incedere costante sostenuto.
02
THE REASON IS?
Prima eccellente incursione nei "fluidi" espressivi elettroacustici, tra un incessante vaporio di piatti e drones elettronici sospesi nel nulla.
03
BE YOURSELF
Rock song dove le chitarra di Dave Brock e John Harrison, aiutate dal lancinante sassofono di Nik Turner, costruiscono l'ossessivo riff portante su cui si innesta una cosmicamente distorta voce declamatoria. La successiva sezione improvvisata basata su un pattern di batteria quasi-rubato da A saucerful of secrets dei contemporanei RosaFluidi è impreziosita dalle incursioni degli electronic noises di Dick Mick ... in un momento dove si era solo all'inizio della cosmicità elettronica nel rock
04
PARANOIA part.1
Cupa introduzione al brano vero e proprio. Echi dei primi VdGG (ovviamente) ma soprattutto ostentata sperimentazione di tecnologia in studio.
05
PARANOIA part. 2
Anche qui è impossibile non notare la pesante influenza dei RosaFluidi, ma la voce satura e sempre più dispersa nello spazio fa capire che il cosmic trip è appena iniziato ... e la rotta non è stata del tutto tracciata. Stupende le sovrapposizioni di basso e chitarre su un tappeto di suoni galattici, in una traiettoria davvero stellare. Sullo sfondo la batteria di Terry Hollis pulsa prima con grande veemenza e poi si abbandona al silenzio lasciando ormai in orbita la navicella.
06
SEEING IT AS YOU REALLY ARE
... e questa è la rotta tracciata.
All'inizio tutto fluttua in una assenza di gravità sonora. Il sospiro siderale è sorretto solamente da un primitivo arpeggio di basso. Piano piano la progressione prende piede e lo scenario si palesa nuovamente. Sospiri, chitarre cosmo-slide, glissando-sinth e tutti gli ingredienti dell'abbandono psichedelico. Dopo tre minuti la velocità della navicella è ormai ritornata a pieno regime e non c'è tempo per guardarsi intorno.
Stiamo davvero attraversando il cosmo.
Calmatosi il vento cosmico tutto torna a rallentarsi con il canto di una voce (quasi) umana che accompagna il viaggio sorretta da una batteria rigorosa e ostinata. Naturalmente è solo una parentesi, nel ciclo lisergico dell'espressione creativa si tratta dell'ultima "compressione" prima dello slancio finale, prima che il sax di Brock non riprenda a tracciare nuove evoluzioni compatibili con la ritrovata orbita stabile fino ad uno schianto finale improvviso e definitivo.
07
MIRROR OF ILLUSION
Il brano successivo occhieggia ad una strana ibridazione tra la solare california e la grigia volta celeste sopra l'europa. Sirene a tonalità cangianti, chitarre sature e sporche accompagnano un cantato iniziale che sembra provenire dalle lande della acida costa ovest d'oltreoceano. Il basso pulsa note su note e la batteria - qui ridotta a costante battimento ossessivo - mantiene una tensione costante ed efficace. Echi quasi a-la-CAN sul finale. Il lucido testo del brano si interroga sul possibile inganno della nuova consapevolezza, è un solido esempio di dubbio fondamentale prima di intraprendere un percorso esplorativo nella propria mente:
... The mirror of illusion reflects the smile,
The world from your back door seems so wide,
The house, so tiny it is from inside,
A box that you're still living in, I cannot see for why
You think you've found perception's doors, they open to a lie.
La nuova percezione ormai a portata di mano non sembra essere senza rischi, quindi.
Un disco ingenuo (forse solo se letto ex-post) ma bellissimo, che anticiperà di poco un capolavoro molto più solido e concreto come il successivo IN SEARCH OF SPACE.