Per una strana coincidenza, ieri sera ho trascorso poco più di un'ora davanti alla televisione per riguardare un dvd della storia della musica degli anni sessanta.
Sgomberando subito il campo dagli equivoci, non si tratta di un documento che HA FATTO LA STORIA di quella stagione musicale, ma NE HA FATTO PARTE e nel rivederlo dopo parecchio tempo mi è sembrato ancora più interessante.
Il progetto ROCK'N'ROLL CIRCUS è stato voluto dai ROLLING STONES forse per riequilibrare le sorti con i "rivali" Beatles che solo un anno prima avevano monopolizzato l'attenzione con il loro (deludente per alcuni) film tv MAGICAL MYSTERY TOUR.
Nel dicembre del 1968 (da qui la singolare coincidenza...) quindi viene organizzata questa messa in scena a beneficio delle telecamere per far capire che non di solo Beatles si viveva in quegli anni.
E' significativo notare che, proprio tra gli ospiti del circo musicale, tra le "belve" in pista è presente un John Lennon ormai definitivamente ONO-ZZATO e lontano anni-su-ono dagli altri tre con cui solamente un anno prima girava in autobus in gita premio in lungo ed in largo in Albione.
L'operazione ROCK'N'ROLL CIRCUS, volutamente esagerata, viene proposta con una vena naif che non permette di considerarla un lavoro straordinariamente curato (sono tantissime le infelici circostanze presenti - a partire dll'uso stesso del playback musicale per esempio).
Nella rutilante messa in scena che ne deriva, io provo fortissima la sensazione di VOLER STUPIRE per forza, come se per avere una certa importanza fosse necessario ESAGERARE le proprie gestualità e la propria esuberanza.
I JETHRO TULL ad esempio sembrano delle "parodie" di se stessi (e non basta la curiosa presenza in playback del chitarrista TONY IOMMI al posto dell'appena dimissionario Mick Abrahams, a fornire motivo di curiosità). Anderson si muove come un esagitato e, sebbene sue proprie di natura, tutte le smorfie che fa hanno un che di forzato e poco naturale.
Gli WHO esplodono con uno zibaldone di oltre sette minuti dove le stramberie personali di KEITH MOON attirano di gran lunga l'attenzione dello spettatore, molto più della deliziosa parte musicale che la premiata ditta Townshend & Entwistle propone.
TAJ MAHAL è un momento di distrazione piacevole. Ovviamente è musicista di grande spessore, ma il pubblico a cui lo spettacolo di Michael Lindsay-Hogg sembra diretto è interessato a ben altro.
MARIANNE FAITHFULL invece è il lato "oscuro" della compagnia, e a ben guardare risulta molto a disagio in quel contesto. Sarà molto più evidente nella sigla finale quando cercherà in tutti i modi di nascondersi sotto un cappello nocciola, neanche volesse rimanere in incognita in mezzo a quella congrega di sbandati.
DIRTY MAC è il progetto con cui Sir Lennon si presenta a cantare la sua YER BLUES ... rendendola più blues che mai.
Non sfugge il fatto che la "band" (con un nome che a me ha sempre fatto pensare ad un qualche riferimento all'altra metà della ditta produttrice di canzoni famosissime) è formata da un certo
ERIC CLAPTON alla chitarra, un certo MITCH MITCHELL alla batteria mentre al basso c'è un riciclato KEITH RICHARDS ... tutti pivelli.
YOKO ONO (immancabile se c'è John!) aggredisce poi il palco con la sua carica di simpatia ...aargh!
ma il finalone è dedicato ai padroni del tendone ... ai ROLLING STONES originali ... ultima occasione prima dell'abbandono di un annoiato BRIAN JONES alla corte di Jagger & soci.
Le mosse di Mick sono davvero esagerate ... TROPPO CARICHE ... e l'aggressiva "You can't alway get what you want" o la diabolica "Simpatia" sono troppo "TELEVISIVE" per essere sincere.
Forse proprio la sigla finale ("Salt of the earth"), riporta una parvenza di buon senso all'intero carrozzone.
Personalmente, nonostante le osservazioni sulla eccessiva forzata telegienicità, il documento è molto interessante e degno di essere considerato un illuminate esempio di una CERTA manipolazione
dell'intrattenimento/mercato giovanile in quel fine di 68.
Sgomberando subito il campo dagli equivoci, non si tratta di un documento che HA FATTO LA STORIA di quella stagione musicale, ma NE HA FATTO PARTE e nel rivederlo dopo parecchio tempo mi è sembrato ancora più interessante.
Il progetto ROCK'N'ROLL CIRCUS è stato voluto dai ROLLING STONES forse per riequilibrare le sorti con i "rivali" Beatles che solo un anno prima avevano monopolizzato l'attenzione con il loro (deludente per alcuni) film tv MAGICAL MYSTERY TOUR.
Nel dicembre del 1968 (da qui la singolare coincidenza...) quindi viene organizzata questa messa in scena a beneficio delle telecamere per far capire che non di solo Beatles si viveva in quegli anni.
E' significativo notare che, proprio tra gli ospiti del circo musicale, tra le "belve" in pista è presente un John Lennon ormai definitivamente ONO-ZZATO e lontano anni-su-ono dagli altri tre con cui solamente un anno prima girava in autobus in gita premio in lungo ed in largo in Albione.
L'operazione ROCK'N'ROLL CIRCUS, volutamente esagerata, viene proposta con una vena naif che non permette di considerarla un lavoro straordinariamente curato (sono tantissime le infelici circostanze presenti - a partire dll'uso stesso del playback musicale per esempio).
Nella rutilante messa in scena che ne deriva, io provo fortissima la sensazione di VOLER STUPIRE per forza, come se per avere una certa importanza fosse necessario ESAGERARE le proprie gestualità e la propria esuberanza.
I JETHRO TULL ad esempio sembrano delle "parodie" di se stessi (e non basta la curiosa presenza in playback del chitarrista TONY IOMMI al posto dell'appena dimissionario Mick Abrahams, a fornire motivo di curiosità). Anderson si muove come un esagitato e, sebbene sue proprie di natura, tutte le smorfie che fa hanno un che di forzato e poco naturale.
Gli WHO esplodono con uno zibaldone di oltre sette minuti dove le stramberie personali di KEITH MOON attirano di gran lunga l'attenzione dello spettatore, molto più della deliziosa parte musicale che la premiata ditta Townshend & Entwistle propone.
TAJ MAHAL è un momento di distrazione piacevole. Ovviamente è musicista di grande spessore, ma il pubblico a cui lo spettacolo di Michael Lindsay-Hogg sembra diretto è interessato a ben altro.
MARIANNE FAITHFULL invece è il lato "oscuro" della compagnia, e a ben guardare risulta molto a disagio in quel contesto. Sarà molto più evidente nella sigla finale quando cercherà in tutti i modi di nascondersi sotto un cappello nocciola, neanche volesse rimanere in incognita in mezzo a quella congrega di sbandati.
DIRTY MAC è il progetto con cui Sir Lennon si presenta a cantare la sua YER BLUES ... rendendola più blues che mai.
Non sfugge il fatto che la "band" (con un nome che a me ha sempre fatto pensare ad un qualche riferimento all'altra metà della ditta produttrice di canzoni famosissime) è formata da un certo
ERIC CLAPTON alla chitarra, un certo MITCH MITCHELL alla batteria mentre al basso c'è un riciclato KEITH RICHARDS ... tutti pivelli.
YOKO ONO (immancabile se c'è John!) aggredisce poi il palco con la sua carica di simpatia ...aargh!
ma il finalone è dedicato ai padroni del tendone ... ai ROLLING STONES originali ... ultima occasione prima dell'abbandono di un annoiato BRIAN JONES alla corte di Jagger & soci.
Le mosse di Mick sono davvero esagerate ... TROPPO CARICHE ... e l'aggressiva "You can't alway get what you want" o la diabolica "Simpatia" sono troppo "TELEVISIVE" per essere sincere.
Forse proprio la sigla finale ("Salt of the earth"), riporta una parvenza di buon senso all'intero carrozzone.
Personalmente, nonostante le osservazioni sulla eccessiva forzata telegienicità, il documento è molto interessante e degno di essere considerato un illuminate esempio di una CERTA manipolazione
dell'intrattenimento/mercato giovanile in quel fine di 68.