lunedì 19 ottobre 2009

KATHY LOWE - Kathy (1973)




Originaria del New Hampshire, questa brillante cantautrice si inserisce in quel filone di folk acustico originale tipico di certa produzione early 70's con l'uso della doppia lingua (inglese e francese) data la continuità geografica con il Canada.

In più, dato che questo album è registrato a Parigi nel 1973, la presenza della lingua d'oltralpe è praticamente risultata ineludibile.

Belle ballate acustiche interpretate con talento dalla giovane Kathy, che dimostra anche una discreta personalità ed originalità (anche quando re-intepreta il classico di Tom Paxton "The last thing on my mind") .

Purtroppo però queste doti non sono state sufficienti per farle fare il vero salto di qualità e di visibilità nel mondo della musica internazionale che contava all'epoca e la sua carriera non ha mai avuto grandi punti di eccellenza commerciale, anche se - ad esempio - proprio questo album del 1973 avrebbe davvero meritato molta più attenzione.

r.i.p ROBERT KIRBY (1948 - 2009)

A FIL DE CIEL - A fil de ciel (2005)



Suggestivo disco di musiche originali che inglobano elementi tradizionali della musica popolare delle valli piemontesi ai confini con la Francia.

Un esperimento perfettamente riuscito grazie alla sapiente interazione tra i musicisti coinvolti, perfettamente in grado di calibrare il livello di "elaborazione moderna" su antiche modalità tradizionali popolari senza destabilizzarne la forte connotazione originale.

JOHN MAYALL - Lots of people (1976)



Registrazione ed album live per un John Mayall sempre più indirizzato verso una evidente svolta essenzialmente "rhythm'n'blues".

Accompagnato da un possente quintetto di fiati oltre al classico line-up blues, Mayall davvero abbandona il suo brit-blues per lanciarsi nella più palese manifestazione di "americanizzazione" del suo stile avvenuta durante il suo illuminante soggiorno a Laurel Canyon qualche tempo prima.

Il risultato è eccellente ed è comunque strano che questo album sia sempre stato considerato molto poco importante anche dagli stessi appassionati di Mayall.
Sicuramente non ha il "drive" di altri capolavori più o meno contemporanei (e penso a "Back to the roots" di qualche anno prima ad esempio), ma non è certo un disco di scarsa vena ed è - sebbene con colori differenti - molto più vicino alla compattezza di "Jazz blues fusion" (uno dei migliori suoi live album) di quanto si possa sentire a primo ascolto.

Ne suggerisco un riascolto attento.

ROGER McGUINN - Roger McGuinn (1973)



Primo disco solista del fondatore dei BYRDS.

Interessante la sostanziale versatilità dello stile qui proposto, in compagnia di alcuni musicisti di indubbio spessore e personalità quali Bob Dylan, Chris Hillman, David Crosby, Grahan Nash, Leland Sklar, Jim Gordon e John Guerin.

Un lavoro piacevolissimo da ascoltare anche dopo tutto questo tempo perchè efficace nel raccontare QUEL momento musicale, quando il rock post psichedelico californiano si è ritrovato per necessità alla ricerca delle proprie tradizioni (blues e folk) e di altre suggestioni popolari per provare a reinventare una nuova dimensione creativa.

LEON RUSSEL & MARC BENNO - Look inside the Asylum choir (1968)




A cavallo tra psichedelia, soul, blues e rock made in USA, questo lavoro rappresenta il primo vero sforzo creativo in prima persona (affiancato dal cantante e chitarrista Marc Benno in realtà) di Leon Russell ed è estremamente interessante perchè concepito e registrato in totale libertà dai due artisti nello studio di registrazione di Russell appena costruito grazie alla brillante carriera di session man fino ad allora portata avanti con grande costanza.

Sottolineare la libertà operativa del progetto è utile perchè in questo modo è estremamente chiaro il motivo di fondo che è presente in questa realizzazione dove i protagonisti si sentono completamente legittimati a sperimentare con suoni, tecniche di registrazione e musiche tra le più disparate, permettendosi anche derive sperimentali (quasi tali) con un piacevole senso di "curiosità" che emerge da ogni singolo momento di questo (dimenticato) capolavoro dell'epoca.

LEON RUSSELL - Leon Russell and the shelter people (1971)



Registrato tra l'autunno e l'inverno del 1970, il secondo lavoro solistico di Leon Russell non si sposta di molto dallo stile che ne aveva contraddistino le gesta come session-man alla fine della decade precedente nella fortunata tournee di Joe Cocker "Mad Dogs and Englishmen".

Rock e blues nello stile tipico dell'epoca, cover di autori fondamentali (quali Dylan ad esempio) e ballate di grande raffinatezza di arrangiamenti. La voce spesso miagolante non contribuisce a dare un qualche "valore aggiunto" al prodotto finale, ma se non altro Leon Russell non cerca nemmeno di mascherare i suoi evidenti limiti canori e questo depone a favore di una consapevolezza molto naif anche del pubblico di ascoltatori non troppo preoccupati della "qualità" vocale dell'interprete.

Da notare la chiarissima sua influenza su artisti quali Elton John o Billy Joel nel modo di concepire ed "organizzare" una buona song a cavallo tra rhythm'n'blues bianco ed il rock elettrico.

Un disco da ascoltare con passione e senza aspettarsi acrobazie innovative (sebbene nel brano iniziale sia presente un bizzarro arrangiamento di Moog abbastanza unsolito per l'epoca e per il contesto stesso).