Disco forse addirittura troppo presuntuoso per incontrare anche il gusto della platea giovanile europea dell'epoca, ma che a distanza di anni permette di rileggere in manera assolutamente definitiva l'idea "progressive" diq uei giorni, con tutte le sue possibili e molteplici sfaccettature.
DANSE MACABRE è di fatto il secondo album dell'ensemble ESPERANTO ROCK ORCHESTRA, ambizioso progetto nato da un'idea dei due fratelli Gino e Tony Malisan. Caratteristica principale di questo ensemble era il fatto di avere tra le fila musicisti provenienti da molte parti del mondo in grado di riunire in una singola identità sonora le proprie esperienze ed il proprio gusto musicale creando un unico potenziale vocabolario universale (l'esperanto, appunto).
Guidati dall'esperienza e dalla vis innovativa e visionaria di PETE SINFIELD, il gruppo si sbizzarisce in sinfonie progressive dove le influenze musicali del lessico contemporaneo trovano piena applicazione ed interazione con l'attitudine sperimentale della band.
Ovviamente questo disco non si fa apprezzare per la "simpatia-a-pelle", piuttosto si nota una certa opulente ponderosità nella presunzione neoclassica degli arrangiamenti, eppure questo era uno dei lati più straordinari di una musica giovane che aveva ripudiato (almeno per qualche anno) la forca caudina della forma canzone "strofa-ritornello" a vantaggio di una dimensione molto più rapsodica e complessa.
Timbricamente, i violini dominano il suono generale, mentre la voce sembra essere l'anello debole della (lunga) catena. Questo condizionamento dagli strumenti a corda forse fa sembrare troppo neo-classico l'incedere delle composizioni e probabilmente non avrebbe guastato una sezione ritmica più creativa e meno "pop" (basti pensare - per esempio - a quali batteristi calcavano le scene in quei giorni ... Michael Giles, Guy Evans, Carl Palmer, Bill Bruford ... tra i tanti, per capire che forse sarebbe stato sicuramente possibile trovare una più originale impostazione ritmica dei brani)
Io comunque credo che DANSE MACABRE sia un disco di alto profilo "storico" nel panorama musicale europeo, sebbene in quei giorni sia stato recepito molto poco e piuttosto male.
DANSE MACABRE è di fatto il secondo album dell'ensemble ESPERANTO ROCK ORCHESTRA, ambizioso progetto nato da un'idea dei due fratelli Gino e Tony Malisan. Caratteristica principale di questo ensemble era il fatto di avere tra le fila musicisti provenienti da molte parti del mondo in grado di riunire in una singola identità sonora le proprie esperienze ed il proprio gusto musicale creando un unico potenziale vocabolario universale (l'esperanto, appunto).
Guidati dall'esperienza e dalla vis innovativa e visionaria di PETE SINFIELD, il gruppo si sbizzarisce in sinfonie progressive dove le influenze musicali del lessico contemporaneo trovano piena applicazione ed interazione con l'attitudine sperimentale della band.
Ovviamente questo disco non si fa apprezzare per la "simpatia-a-pelle", piuttosto si nota una certa opulente ponderosità nella presunzione neoclassica degli arrangiamenti, eppure questo era uno dei lati più straordinari di una musica giovane che aveva ripudiato (almeno per qualche anno) la forca caudina della forma canzone "strofa-ritornello" a vantaggio di una dimensione molto più rapsodica e complessa.
Timbricamente, i violini dominano il suono generale, mentre la voce sembra essere l'anello debole della (lunga) catena. Questo condizionamento dagli strumenti a corda forse fa sembrare troppo neo-classico l'incedere delle composizioni e probabilmente non avrebbe guastato una sezione ritmica più creativa e meno "pop" (basti pensare - per esempio - a quali batteristi calcavano le scene in quei giorni ... Michael Giles, Guy Evans, Carl Palmer, Bill Bruford ... tra i tanti, per capire che forse sarebbe stato sicuramente possibile trovare una più originale impostazione ritmica dei brani)
Io comunque credo che DANSE MACABRE sia un disco di alto profilo "storico" nel panorama musicale europeo, sebbene in quei giorni sia stato recepito molto poco e piuttosto male.