martedì 6 giugno 2017

OCTOPUS - The boat of thoughts (1976)






















... a cavallo tra la prima e la seconda metà della decade aurea del rock progressivo si manifestò un fenomeno decisamente interessante, una evo/involuzione del linguaggio prog documentabile dalla carriera di gruppi sicuramente interessati ad elaborare le composizioni in senso rapsodico e con complessi momenti di alternanza dinamica, ma non talmente complessi come alcuni dei mostri sacri del genere e quindi (forse anche un po' mutuando da certo stile semplice - ma NON BANALE - di certo pop Canterburyano) si fece avanti una generazione di gruppi di "light progressive", meno pretenziosi dei supergruppi ormai in via di estinzione e francamente più accessibili ad un pubblico che manifestava anche il bisogno di sentirsi "confortato" in ascolti non troppo astrusi ed impegnativi.

L'esempio più clamoroso di questo sottogenere musicale del rock è certamente l'albionica band dei Camel di Andrew Latimer e Peter Bardens che in Europa continentale sembrò addirittura fare scuola con quel modo molto educato e mai troppo estremo di suonare il rock elettrico.

E gli OCTOPUS che ebbero l'opportunità di occupare il numero "9" del catalogo Sky Records rivolgevano il proprio messaggio a quel pubblico di adolescenti appassionati dei Camel.

Quanto di positivo (e di negativo) si possa dire della band inglese vale esattamente per questo combo di Francoforte, con l'aggiunta di due critiche non proprio indifferenti: in primis la voce della cantante Jennifer Hensel che cercando di cantare imitando l'inarrivabile Sonja Kristina (Curved Air) in realtà manifesta limiti di intonazione, creatività ed espressione davvero notevoli; in secondo luogo non ci sono grandi individualità tecniche in grado di regalare qualche melodia o qualche assolo superiore ad un esercizio di patronato amatoriale ... alcuni temi "full band" sono sicuramente interessanti, ma la mancanza di elementi distintivi appiattiscono l'intero lavoro.



WOLFGANG RIECHMANN - Wunderbar (1978)























... è già il 1978 quando si fa evidente l'influenza di certa elettronica "di casa" e non è un caso se iniziano a farsi vedere i primi "umanoidi", i primi post hippies elettronici (sulla scia dei Mensch Maschine di Dusseldorf, per capirci).

Riechmann utilizza molti strumenti per seguire una strada sonora molto diversa dalle "macchine" di cui sopra e molto ben inserita nello stile dell'etichetta che nel frattempo si è chiaramente indirizzata alla produzione cosmico-minimale elettronica sfornando dischi di indubbio interesse e valore artistico.

La dimensione "cosmica" rimane la cifra stilistica principale di questo "Wunderbar" che poco si discosta quindi da lavori di altri compagni di etichetta (quali ad esempio Nik Tyndall) ma il risultato qui proposto è assolutamente degno di ascolti dedicati (sempre che si sia interessati alla ben nota e già citata krautica cosmicità, ovviamente).



HARLIS - Harlis (1975)






















...l'avventura Sky Records GmbH inizia nel 1975 con questo album di puro hard rock (all'americana!) di questa band chiamata Harlis e prodotta da Gunter Korber e Conny Plank.

Il tutto non potrebbe essere più lontano da quello che poi sarebbe stato la direzione stilistica della label, ma è curioso ed interessante allo stesso tempo ascoltare quanto "internazionale" fosse sentito il linguaggio del "rock" in una più che evidente marcata matrice  americana.

I brani risultano gradevoli e ben arrangiati, proposti con un inglese-germanico non particolarmente brillante, ma evidentemente in quei giorni la cosa non rappresentava certo un problema credendo ingenuamente che il mercato inglese avrebbe accettato qualsiasi interpretazione del proprio idioma per concentrarsi sulla proposta musicale in generale (ma così non fu né allora e nemmeno in tempi più recenti, salvo occasionali eccezioni, per qualsiasi produzione al di qua della Manica).

E' bene comunque ricordare che nel 1975 il vento stava già cambiando verso una forma di rock più elementare e crudo ed il punk era già alle porte pronto a devastare il barocco panorama progressivo prima di aprire la strada per la cupa stagione della new wave (elettrica ed elettronica di fine '70) ed è quindi facilmente comprensibile che prodotti come questo (e molti altri in quel momento) non potessero aspirare ad un riconoscimento consistente da parte di un pubblico che (ri) cominciava a dipendere solo ed esclusivamente dalle "tendenze" discografiche diventando definitivamente eterodiretto nei gusti e nelle scelte.



MICHAEL ROTHER - Flammende herzen (1977)






















... l'ex NEU (anche se molti dimenticano la sua breve partecipazione nel 1971 con Klaus Dinger ai primi Kraftwerk del solo Florian Schneider ancora in via di definizione) inaugura la sua collaborazione con la Sky Records GmbH registrando nella seconda metà del 1976 questo album in compagnia di Jaki Liebezeit (CAN).

E' la celebrazione del suo tipico chitarrismo, fatto di suoni straordinariamente curati (siano essi "puliti" - quasi "frickiani" - o caratterizzati dalla distorsione "fuzz" propria dei pedali a disposizione in quei giorni) e dei suoni ovattati di batteria .... un vero marchio di fabbrica dei NEU! che erano stati.

Tastiere minimali e temi di chitarra semplici, elementari ed armonizzati quasi sempre per quinte inseriti in contesti dalla ritmica costante a mero supporto, oppure raccolti in brevi flussi senza tempo marcato in una dimensione quasi "eniana" tipica di lavori quali quelli contenuti in "Another green world".

Per me personalmente questo è il VERO suono "Krautrock", quello ingenuo, sincero ed onestamente originale che - pur senza raggiungere le vette creative di Faust, Kraftwerk o CAN - merita un posto di rilievo in quella stagione musicale mondiale di fine anni settanta.

Da ascoltare e riascoltare


PHANTOM BAND - Freedom of speech (1981)






















 
 
... l'uscita numero 65 della Sky Records GmbH raccoglie il lavoro di uno tra i più quotati protagonisti della scena musicale germanica degli anni '60 e '70 ... ovvero quella straordinaria macchina da ritmo chiamata Jaki Liebezeit, vera portante essenziale del suono dei mitici CAN (assieme al basso lunare di Holger Czukay).

Dopo aver realizzato nel 1980 un primo album con questo progetto in compagnia di Rosko Gee (altro collaboratore del progetto CAN), il suono della banda fantasma si evolve verso un'essenzialità quasi minimale vicina allo zeitgeist sonoro di "certa" oscura new wave qui però scevra dell'elemento ritmico meramente elettronico (e del resto con uno come Liebezeit ai tamburi, sarebbe stato davvero sacrilego l'uso di una qualsiasi "drum machine" elettronica.

"Freedom of speech" quindi non nasconde una certa attenzione verso una tendenza popolare fatta di "cassa-in-quattro" ma allo stesso tempo non rinnega il dna krautico ossessivo tipico di quel sistema sonoro spaziando anche volentieri in direzione di un quasi-ambient post psichedelico.



SHAA KHAN - The world will end on friday (1977)

.. la Sky Records GmbH principalmente viene ricordata per essere stata una vetrina cosmica, un laboratorio di suoni proiettato verso lo spazio infinito, ma in realtà l'etichetta di Gunter Korber fin dalle sue prime uscite ospitava nel catalogo band di solido rock krautico (sia hard rock che pseudo progressive) e Shaa Khan sono infatti un eccellente esempio di questo aspetto editoriale.

Fatalmente il "lato rock" dell'etichetta non aveva certo le caratteristiche originali della via cosmica quanto piuttosto una dimensione fin troppo derivativa da quanto proveniente dall'Inghilterra permeasse il mercato discografico germanico.

Per certi versi comunque quanto spesso definito come "Kraut rock" ha avuto una "sua" caratteristica peculiarità che lo rende facilmente riconoscibile agli ascolti attenti per la sua apparentemente inevitabile matrice "floydiana" mescolata con suggestioni più romantiche provenienti da esperienze più marcatamente progressive.

In questo caso specifico la band in questione, nata essenzialmente con un repertorio di covers dei Deep Purple e Led Zeppelin, si è ben presto evoluta nella direzione di altre band quali Ufo, Nektar o Earth & Fire, verso un progressive piuttosto leggero ravvivato e drammatizzato soprattutto dall'uso delle doppie voci alternative nel canto.

"The world will end on friday" è un disco che ha probabilmente il suo momento migliore proprio nel visionario titolo e nel conclusivo brano intitolato "Seasons" e sicuramente non è da considerarsi "patrimonio dell'umanità", ciò nonostante ricorda che anche di questa musica si è cibata la nostra generazione di riferimento nelle lande germaniche.

ADELBERT VON DEYEN - Nordborg (1979)

... è uno dei dischi che contribuiscono a raccontare la stagione musicale europea vissuta alle porte del cosmo, o almeno di quello che veniva percepito come tale al di fuori della visione britannica dello stesso.

Nella sua semplicità, staticità, algidità ed ingenuità, "Norborg" nelle sue due lunghe suites è un perfetto documento di quel sogno siderale che sembrava aver convinto molti musicisti ad intraprendere lunghi viaggi sonici in compagnia di minuscole macchine sonore (spesso manovrate con una evidente inesperienza) alla ricerca di nuovi  possibili paesaggi e nuove verità da riportare su questo terzo sasso dal sole.

Che lo si ritenga riuscito o meno, l'esperimento di Von Deyen (il secondo per la Sky di Gunter Korber) permette di tornare a ripensare a quella stagione, a rivalutarne pregi e limiti, soprattutto nella netta percezione di "quanto poco" bastasse per evocare spazi e distanze prima dell'avvento della moderna riduzione di tempo e distanze generata dalle nuove tecnologie (e dal nuovo behaviour globale).

DIETER MOEBIUS, CONNY PLANK, MANI NEUMAIER - Zero Set (1983)






















... e dopo succede anche che a distanza di anni si scopre che molto di quanto emerso grazie alla genialità di qualcuno fosse in realtà frutto di "altre semine".
Un'eventualità questa che nella musica accade spesso proprio per la natura stessa di questa meravigliosa forma d'arte che evolve il proprio linguaggio a prescindere dall'esposizione pubblica e dalla fortuna dei protagonisti coinvolti.

E' il caso di questo album prodotto dalla Sky Records nel 1983 (registrato nel 1982) ad opera di Conny Plank, Dieter Moebius e Mani Neumaier, musicisti della scena "kraut" germanica e protagonisti a differenti livelli di una scena creativa che in europa non ha avuto pari, seconda solo ad Albione, vera ed inaccessibile patria della musica di fine secolo scorso.

"Zero Set" è uno straordinario spaccato della musica elettro-pop made in deutschland contaminata da influenze soniche provenienti da tutto il globo terrestre con un sound originale e capace di competere ampiamente con le divagazioni più colte (o ritenute tali) di paladini riconosciuti della contaminazione sonora quali Brian Eno e David Byrne.

Un disco tra i migliori prodotti dall'etichetta dell'ex Brain/Metronome Gunter Korber, una label che pur nella sua ingenuità fondo ha saputo documentare una visione entusiastica di una scena musicale innamorata di sé stessa tanto quanto impegnata a trovare una via alternativa al business discografico imperante d'Inghilterra.