... a cavallo tra la prima e la seconda metà della decade aurea del rock progressivo si manifestò un fenomeno decisamente interessante, una evo/involuzione del linguaggio prog documentabile dalla carriera di gruppi sicuramente interessati ad elaborare le composizioni in senso rapsodico e con complessi momenti di alternanza dinamica, ma non talmente complessi come alcuni dei mostri sacri del genere e quindi (forse anche un po' mutuando da certo stile semplice - ma NON BANALE - di certo pop Canterburyano) si fece avanti una generazione di gruppi di "light progressive", meno pretenziosi dei supergruppi ormai in via di estinzione e francamente più accessibili ad un pubblico che manifestava anche il bisogno di sentirsi "confortato" in ascolti non troppo astrusi ed impegnativi.
L'esempio più clamoroso di questo sottogenere musicale del rock è certamente l'albionica band dei Camel di Andrew Latimer e Peter Bardens che in Europa continentale sembrò addirittura fare scuola con quel modo molto educato e mai troppo estremo di suonare il rock elettrico.
E gli OCTOPUS che ebbero l'opportunità di occupare il numero "9" del catalogo Sky Records rivolgevano il proprio messaggio a quel pubblico di adolescenti appassionati dei Camel.
Quanto di positivo (e di negativo) si possa dire della band inglese vale esattamente per questo combo di Francoforte, con l'aggiunta di due critiche non proprio indifferenti: in primis la voce della cantante Jennifer Hensel che cercando di cantare imitando l'inarrivabile Sonja Kristina (Curved Air) in realtà manifesta limiti di intonazione, creatività ed espressione davvero notevoli; in secondo luogo non ci sono grandi individualità tecniche in grado di regalare qualche melodia o qualche assolo superiore ad un esercizio di patronato amatoriale ... alcuni temi "full band" sono sicuramente interessanti, ma la mancanza di elementi distintivi appiattiscono l'intero lavoro.