venerdì 6 novembre 2009

ROY HARPER - Valentine (1974)



Altro disco meravigliosamente ispirato di questo artista così poco conosciuto in Italia.

La dolcezza delle canzoni qui contenute è sorprendente, a maggior ragione se si considera che è un disco che esce in pieno momento progressive e concettuale (o concettuoso) della musica rock inglese (ed europea in generale).

Le tracce musicali dalle forti radici folk iniziali qui sono molto lontane e Harper si avventura in dimensioni musicali molto più elaborate che, anche quando essenziali e scarne con chitarra e voce, lo spingono verso una forma creativa estrememente raffinata ed intelligente.

Roy qui è in un "altrove" creativo in compagnia di qualche celebre sconosciuto come Ronnie Lane, Jimmy Page, Keith Moon, Pete Sears, Steve Broughton e David Bedford

TRAMLINE - Moves of vegetables centuries - (1969)



Sconosciuto gruppo inglese della fine anni sessanta in grado di produrre un rock-blues molto grintoso, dalle sane e potenti vibrazioni musicali.

Questo è il secondo (ed ultimo) disco prodotto da questa band che vede alla chitarra Micky Moody (ben lungi dall'immaginare ancora da diventare famoso a livello planetario con i Whitesnake di David Coverdale quasi un decennio dopo).

Per la produzione di questo album, il gruppo ospita anche due musicisti molto interessanti della scena musicale britannica di allora ovvero Ron Aspery e Colin Hodgkinson (Backdoor).

MARSHALL TUCKER BAND - Where we all belong (1974)



Era tantissimo tempo che non riascoltavo questo album doppio che all'epoca ho letteralmente consumato. E ancora oggi ... anche in questo caso ... il tempo sembra non essere trascorso perchè non ha minimamente scalfito le emozioni che questa musica mi ha sempre saputo offrire.

Un album in studio equilibrato, intelligente, prodotto benissimo ed uno invece registrato dal vivo, travolgente ed interpretato da tutti i protagonisti al massimo livello possibile.

Non so dire quante volte l'avrò trasmesso in radio (quando facevo il DJ indipendente), ma di sicuro è rimasto nella mia playlist per molto molto tempo.

ROY HARPER - Sophisticated Beggar (1966)



Prima uscita discografica del giovane talento britannico che davvero non lesina le sue qualità di musicista, cantante e compositore nel solco profondo di un approccio cantautoriale tanto intimista quanto prepotentemente estroverso.

E' un disco difficile da "spiegare" perchè è un lavoro che riassume quegli anni di Harper, anni fatti di complesse vicende personali (dalla partecipazione devota alla professione di fede con i Testimoni di Geova alle terapie elettriche per gli stati di alterazione umorale subite durante il servizio militare alla RAF e - dopo l'inevitabile congedo - il vagabondare per l'Europa guadagnandosi da vivere come musicista di strada fino al definitivo ritorno a Londra al folk club Les Cousins nel 1964).

Ed infatti è proprio il "mendicante sofisticato" che è in Roy Harper che lo porta a raccontare con grande sensibilità ed intelligenza storie di disagio e di solitudine mescolandole a momenti di amara ironia consapevole e a struggenti episodi strumentali in grado di ben evidenziare le sue indubbie qualità di musicista.

Un disco completo e clamorosamente interessante per l'epoca e per tutte le realtà successive e ad esso contemporanee (dal fenomeno folk-rock di artisti come Donovan, Jansch, Renbourn e Pentangle a cantautori cupi ed introversi come Drake - evidentissimo in "October 12th" - e Martyn o alla evidente anima elettrica e psichedelica di "Forever" che suona molto vicina a certi Floyd "post-Barrett").

Ancora un disco imperdibile per una audioteca competente.

ROY HARPER - Folkjokeopus (1969)



Un disco bellissimo, dal sapore antico, protagonista un cantautore britannico alla ricerca di tutte le possibili sfumature del suo proprio linguaggio con un approccio tipico della protesta e nell'antagonismo naturale della generazione contemporanea ma che che affonda anche le radici nel folk più rurale della sua tradizione nazionale.

A questi elementi di base Harper mescola suggestioni di un vocalismo progressive ormai evidentemente in divenire e, talvolta, elementi dell'esotismo hippie/freak quali gli strumenti e/o melodie indiane (un "ingrediente" abbastanza "in voga" visto l'anno di pubblicazione).

FOLKJOKEOPUS è solamente il suo terzo album, ma la personalità creativa e la coerenza artistica di Harper lo pongono come una delle figure emergenti più interessanti della nuova musica giovanile uscita dalla tradizione folk inglese grazie a brani memorabili come la bellissima cavalcata acustica di "One for all" (dedicata ad Albert Ayler), la bellissima e barrettiana "Exercising some control" o la struggente melodia obliqua di "She's the one". Il definitivo omaggio alla tradizione popolare e alla canzone di protesta viene poi indelebilmente segnato dalla ballata "McGoohan Blues" (ben 18 minuti) con il suo climax in costante crescendo ... dalla sola chitarra acustica fino alla presenza della band al completo sul dylaniato finale.

In conclusione, non solo Folkjokeopus, ma l'intera discografia di ROY HARPER merita un ri-ascolto attento perchè non si è trattato di un caso se alcuni ben più famosi ed acclamati musicisti della generazione a lui contemporanea (su tutti Jimmy Page ad i Led Zep) lo abbiano considerato una figura fondamentale per la sua straordinaria capacità creativa ed evocativa.

Hats off to Roy Harper!