mercoledì 31 dicembre 2008

U.S. SAUCER - Tender places come from nothing (1996)

(tratto da DEEP LISTENINGS 8 - inverno 1997)



Ascoltando questo disco mi chiedevo realmente quanto a fondo si debba andare nell'ascoltare prodotti coì lontani da una forma musicale codificata ed universalmente riconosciuta come "normale".
E si ripropone l'ennesima volta un dilemma che costringe chiunque ad un'inevitabile riflessione sullo stato delle cose circostanti. Anche nell'ambito del pensiero sonoro, una proposta musicale (?) come quella dell'oscuro trio di San Francisco, giunto al secondo capitolo, costringe anche il più preparato degli ascoltatori a chiedersi definitivamente una qualsiasi ragione per cui sia rimasto fermo ben 49 minuti e 55 secondi ad assistere all'invasione aliena delle non-armonie e della musica imperfetta, in totale balìa di un trio di cocchieri apparentemente alla guida di una carrozza ormai a pezzi, capaci di costringerti a vagare in uno spazio sonoro ondeggiando paurosamente, facendo spesso perdere il controllo all'incauto ospite viaggiatore.
Brian Hogeman, Margaret Murray e David Tholfsen sono i responsabili di questo indimenticabile viaggio nel non-territorio, della non-esistenza, della non-organizzazione sonora.
Eppure non siamo di fronte ad un lavoro di "musique concrete", nè di "industrial noise crossover" ... tutt'altro. Gli strumenti privi di effetto gravitazionale sono chitarra, chitarra slide, viola, basso e voce ... già VOCE .. la voce di un sopravissuto alla catastrofe nucleare che ricorda (molto vagamente) la tradizione della musica country e blues cercando di documentarsi attraverso l'ascolto di qualche vecchio vinile mezzo bruciacchiato dall'onda di calore atomica. Una memoria commovente che si manifesta al suo apice con una stralunata versione di una natalizia "silent night".
Un disco da conservare gelosamente ed ascoltare con amore, con la tenerezza che dovrebbe essere dedicata alle meditazioni profonde circondati dalle ipnotiche frequenze della nuova onda elettronica contemporanea ... ma con un sincero sentimento d'affetto per questi crooners abbandonati ad un apocalittico futuro terrestre.

AAA FNR AAA Birthday Bundle 2008



01
Dancin' Fool (Disco Version) 6:18
(1979)
Pubblicato originariamente come singolo 12" nel 1979 e poi incluso nella versione Giapponese di "Strictly Commercial" (1995). Già molti di voi sapranno di che si tratta, ovvero un remix con strane variazioni "soniche" ed un intro di più di un minuto assolutamente inutile i disco-vamp che ripete ossessivamente "(Ki-ni-shinai!)" ed un bizzarro pre finale che, con oltre alle ripetizioni vede anche l'aggiunta di rumori alieni. Non imperdibile ma ... utile per la collezione.

02
More Trouble Every Day 5:48
(1988)
Sappiamo che il concerto di Vienna dell'8 maggio è stato uno dei più interessanti del tour europeo della Best Band viste le numerose "riproposte" realizzate da FZ stesso ovvero nel dettaglio:
Hot-Plate Heaven At The Green Hotel (intro & finale)
su Broadway the hardway
Inca Roads (solo chitarra)
Eric Dolphy Memorial Barbecue (frammento finale)
Stairway To Heaven (Page/Plant) (prima parte)
su The best band you never heard in your life
Black Napkins
su Make a jazz noise here
Finding Higgs' Boson (solo di Hot-Plate Heaven)
su Trance-Fusion
Bamboozled By Love
sull'altro Birthday bundle dell'anno scorso.
La scelta di questa Trouble Every Day ne da una giusta ulteriore conferma.
Insolitamente veloce, si distingue per la sezione del brillante ed interessante assolo di Zappa che con questo "mix" (diverso da quello dei dischi dedicati al tour 1988) permette di apprezzare "altri" dettagli del suono della BB. Ottima integrazione al materiale d'archivio fin qui pubblicato.

03
Gorgeous Inca 3:25
(1979)
Registrato dal vivo a Graz, Austria il 23 marzo 1979 è un solo a-la-St.Etienne con uno Zappa particolarmente ispirato Meritava di uscire dal vault anche in pubblicazioni più "specifiche" (certo non avrebbe sfigurato su Trance-fusion). Interessante l'uscita del tema sul finale, improvvisa e doppiata dalla voce (sempre bella) di Ike.

04
Ancient Armaments 4:09
(1978)
Registrato dal vivo a New York City (31 ottobre 1978). Retro originale del singolo "I Don't Wanna Get Drafted" che finora era disponibile con un mix molto differente nel DVD-Audio HALLOWEEN 1978. Indimenticabile per tutti quelli che hanno comperato il 45 giri in pvc all'epoca e che non si sono più ritrovati la stessa atmosfera nella moderna versione del Disco Versatile Digitale.

05
America The Beautiful (Traditional) 3:35
(1988)
Conclusione blues del concerto di Uniondale, NY del 25 Marzo 1988. Il concerto intero avrebbe meritato la pubblicazione integrale ... ma chissà mai, magari tra qualche decennio. Un'ulteriore ottima integrazione al materiale ufficiale fin qui esistente sul mercato.

06
You're A Mean One Mr. Grinch 3:12
(2000)
Pubblicato nell'album di Dweezil "Automatic" è un divertissment che trova radici genetiche nelle operazioni di Babbo Frank le prime registrazioni per la Del-Fi allo studio Z.
La canzone natalizia di Theodor Geisel e Albert Hague, colonna sonora del film del 1966 "How The Grinch Stole Christmas!" viene qui interpretata dai due Zappa (Ahmet e Dweezil) esattamente con lo stesso humor di un "certo" Frank Zappa degli inizi.
Non ne sentivamo il bisogno ... ma pazienza.

07
Saturday Girl 2:50
(2008)
Wow, un rockettino inedito di Dweezil! ... e cantato pure malino ...
(bah ... chissenefrega!)

08
Alice 5:12
(2008)
Wow, un inedito di Diva! ... e cantanto pure peggio di quello di prima ... originalità o incapacità? Eppure c'è qualcosa di obliquo che mi "intriga" ... forse c'è del buono ... ma non certo nella voce ... per carità!
(bah ... son of ... chissenefrega)

09
Espanoza 3:26
(2008)
Wow, un altro inedito di Diva! aaargh ... ouch ... ghaaargh!
(the return of the son of ... chissenefrega?)

10
Dumb All Over 5:46
(2008)
Ok, adesso il vaultmeister ufficiale comincia a prenderci gusto e si vede affidare progetti satellite per riempire i buchi dei bundles dedicati ai compleanni di Babbo Frank.
Protagonista di questa versione del tutto INUTILE è Melanie Starks, attrice della nuova (?) generazione della Hollywood indipendente californiana.
Mi sfugge il significato di questa proposta priva di qualsiasi elemento di intelligenza, con l'arrangiamento piatto ed insipido. Sembra una banda di ragazzini che si diverte a suonare una canzone del vecchio Frank in una festa di un campus universitario USA. Joe Travers è il responsabile della produzione (... ma perchè?). Il testo è lo stesso, ma forse si pensa che i giovani americani siano più interessati a sentirsi raccontare la vera apocalisse da una voce suadente di figliola. Non capisco ... qualcuno probabilmente lo farà meglio di me.

11
Twenty Small Cigars 5:49
(2008)
Ancora Joe Travers alle prese con un classico del 1969 zappiano ... una song che per il solo fatto di non essere stata inclusa in HOT RATS è stata spesso dimenticata.
Interpretazione jazzata classica, bella ma ne ho sentite di migliori senz'altro. E' quell'atmosfera post-fusion che mi indispone, purtroppo non compatibile con l'humor zappiano originale. Impeccabile, ma senza un vero scopo.

12
Lacksadaisial 5:44
(2008)
Evvai ... il Joe's Show (non gli basta più il "domage", "corsage", "Xmasage", "menage") prosegue con questo impronunciabile siparietto musicale. Noise-funk-fusion davvero superfluo (ma non era un bundle per il compleanno del vecchio ormai polvere?).

13
Dirty Love 4:04
(2003)
Cree Summer è un'artista poliedrica, cantante ed attrice di buona levatura professionale, qualità che le hanno permesso di recitare in oltre una decina di film (che solo come doppiatrice) e in svariate fiction USA e Canadesi (lei è nata in California ma è sempre vissuta appunto in Canada nel Saskatchewan. Qui si avvale della presenza di Ahmet Zappa alla voce e di Dweezil Zappa alla chitarra per una versione incazzatissima, ma innocua, del brano che fu in Overnite Sensation.
Per darvi un'idea ... immaginate il brano cantato integralmente dalle Ikettes ... renderà davvero l'atmosfera.

Che dire?
Altra operazione commerciale, strenna alla memoria messa in atto da qualcuno dello ZFT.

mercoledì 17 dicembre 2008

Al circo!



Per una strana coincidenza, ieri sera ho trascorso poco più di un'ora davanti alla televisione per riguardare un dvd della storia della musica degli anni sessanta.

Sgomberando subito il campo dagli equivoci, non si tratta di un documento che HA FATTO LA STORIA di quella stagione musicale, ma NE HA FATTO PARTE e nel rivederlo dopo parecchio tempo mi è sembrato ancora più interessante.

Il progetto ROCK'N'ROLL CIRCUS è stato voluto dai ROLLING STONES forse per riequilibrare le sorti con i "rivali" Beatles che solo un anno prima avevano monopolizzato l'attenzione con il loro (deludente per alcuni) film tv MAGICAL MYSTERY TOUR.

Nel dicembre del 1968 (da qui la singolare coincidenza...) quindi viene organizzata questa messa in scena a beneficio delle telecamere per far capire che non di solo Beatles si viveva in quegli anni.

E' significativo notare che, proprio tra gli ospiti del circo musicale, tra le "belve" in pista è presente un John Lennon ormai definitivamente ONO-ZZATO e lontano anni-su-ono dagli altri tre con cui solamente un anno prima girava in autobus in gita premio in lungo ed in largo in Albione.

L'operazione ROCK'N'ROLL CIRCUS, volutamente esagerata, viene proposta con una vena naif che non permette di considerarla un lavoro straordinariamente curato (sono tantissime le infelici circostanze presenti - a partire dll'uso stesso del playback musicale per esempio).
Nella rutilante messa in scena che ne deriva, io provo fortissima la sensazione di VOLER STUPIRE per forza, come se per avere una certa importanza fosse necessario ESAGERARE le proprie gestualità e la propria esuberanza.

I JETHRO TULL ad esempio sembrano delle "parodie" di se stessi (e non basta la curiosa presenza in playback del chitarrista TONY IOMMI al posto dell'appena dimissionario Mick Abrahams, a fornire motivo di curiosità). Anderson si muove come un esagitato e, sebbene sue proprie di natura, tutte le smorfie che fa hanno un che di forzato e poco naturale.

Gli WHO esplodono con uno zibaldone di oltre sette minuti dove le stramberie personali di KEITH MOON attirano di gran lunga l'attenzione dello spettatore, molto più della deliziosa parte musicale che la premiata ditta Townshend & Entwistle propone.

TAJ MAHAL è un momento di distrazione piacevole. Ovviamente è musicista di grande spessore, ma il pubblico a cui lo spettacolo di Michael Lindsay-Hogg sembra diretto è interessato a ben altro.

MARIANNE FAITHFULL invece è il lato "oscuro" della compagnia, e a ben guardare risulta molto a disagio in quel contesto. Sarà molto più evidente nella sigla finale quando cercherà in tutti i modi di nascondersi sotto un cappello nocciola, neanche volesse rimanere in incognita in mezzo a quella congrega di sbandati.

DIRTY MAC è il progetto con cui Sir Lennon si presenta a cantare la sua YER BLUES ... rendendola più blues che mai.
Non sfugge il fatto che la "band" (con un nome che a me ha sempre fatto pensare ad un qualche riferimento all'altra metà della ditta produttrice di canzoni famosissime) è formata da un certo
ERIC CLAPTON alla chitarra, un certo MITCH MITCHELL alla batteria mentre al basso c'è un riciclato KEITH RICHARDS ... tutti pivelli.

YOKO ONO (immancabile se c'è John!) aggredisce poi il palco con la sua carica di simpatia ...aargh!

ma il finalone è dedicato ai padroni del tendone ... ai ROLLING STONES originali ... ultima occasione prima dell'abbandono di un annoiato BRIAN JONES alla corte di Jagger & soci.
Le mosse di Mick sono davvero esagerate ... TROPPO CARICHE ... e l'aggressiva "You can't alway get what you want" o la diabolica "Simpatia" sono troppo "TELEVISIVE" per essere sincere.

Forse proprio la sigla finale ("Salt of the earth"), riporta una parvenza di buon senso all'intero carrozzone.

Personalmente, nonostante le osservazioni sulla eccessiva forzata telegienicità, il documento è molto interessante e degno di essere considerato un illuminate esempio di una CERTA manipolazione
dell'intrattenimento/mercato giovanile in quel fine di 68.

UNMATCHED VOL. 9 - Shut up up & Recycle Your Brain (2008)



Per certi versi, questo è il miglior disco della collana che la HallOfFame ha dedicato con grande passione alla "rianimazione" della musica di Zappa. L'originalità e l'estro che caratterizza l'intero CD dovrebbe confortare tutti gli appassionati, nel far comprendere anche come quella musica così bella ed importante per tutti noi possa essere liberata dalle pesanti condizioni "di patrimonio" (parlo della MUSICA ... che è la cosa più importante per noi ... non delle implicazioni legali ... roba da eredi).

01
Bicycle Concert For Two 1st Movement
(Dr. Zumango)
Ha ha ... un'altro elemento "concettuale", liberamente ispirato alla ben nota performance televisiva del 1963.

02
Eat That Question
(oZcar & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by oZcar -
Barocca rielaborazione per archi (sintetici) di un tema inconfondibile. Ancora una volta è evidente la dimostrazione che - a saperla trattare - la musica di Zappa può diventare duttile come la plastilina.
(non è che per caso è proprio questo aspetto che da fastidio a qualcuno?)

03
Holiday In Berlin, Full Blown

(Romàn & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by Luis G. -
Ancora computer programming per questa bella versione sintetica che ne modella tutti gli aspetti, facendo ben risaltare le linee melodiche ed i brillanti temi originali.

04
Be Bop Tango
(Andrès Mastrangelo)
Chi meglio di una sudamericano come Mastrangelo poteva darci una vera versione "tanghéra" del classico zappiano?
Risultato indubbiamente affascinante e suggestivo con una struggente fisarmonica a dettare il tema accompagnata da un combo dove risaltano le algide sonorità di una specie di Barking Digital Consort, ma che in realtà SONO STRUMENTI VERI!!!. Imperdibile, ma davvero!

05
Moggio
(Moggio)
E ci risiamo ... brillante rendition dell'esuberante canzoncina tratta da uno dei più bei dischi di Zappa (vi ricordo che lo scrivente è co-fondatore della speciale associazione per la rivalutazione di TMFU). La tromba guida l'orchestrina che cambia costantemente lo scenario.

06
The Idiot Bastard Son
(oZcar & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by oZcar -
Sembrerebbe facile orchestrare questa pagina nota, in realtà è difficile rendere appieno giustizia all'ingombrante tema che ne è elemento portante. Qui, l'operazione è riuscitissima.

07
America Drinks & Goes Home
(Romàn & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by Romàn -
Correttamente contestualizzata con rumori d'ambiente, l'uscita di scena che fu di Absolutely Free assume le caratteristiche prima di una piano-song, per poi diventare confidential con una vera lounge band. La chitarra guida l'esecusione con sobria finésse.

08
Montana
(Guillermo Urìa)
Un violoncello elettronico raddoppiato ed una viola sintetica raccontano (scomponendolo in vari modi) il tema iniziale, aiutati poi da un clarinetto sintetico.

09
Amnerika
(Jesùs Rubio & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by Luis G. -
Straordinaria versione "tango" di uno dei temi più commoventi dell'intera produzione zappiana.
Non ho parole, perchè già da solo questo tema,nella sua impalpabile semplicità mi regala molte emozioni, ma sentirlo vivo e quasi "allegro" mi aggiunge una ulteriore emozione. Caballero Geniàl!

10
Uncle Remus
(Manoel Macìa)
Chitarra classica per questo stravolgimento completo della song firmata Zappa/Duke.

11
The Duke Of Prunes
(Carucha)
Un basso solista introduce il tema principale seguito da una vaga orchestra acustica, con chitarra e batteria elettronica ad accompagnare con eccellente discrezione. Interessante per la semplicità con cui viene proposto questo famosissimo tema zappiano. Dopo poco più di tre minuti il basso si avventura in un solo dominante l'intera seconda parte del brano, ma l'arrangiamento si arricchisce di altri vaghi suoni (organo, fiati).

12
Dupree's Paradise
(Moggio)
Torna la band fiatistica con questa elegante edizione di un altro grande classico. La ritmica forse un po' ... rigida, ma i musicisti che poi "whip them out" nella parte centrale del brano sanno lavorare discretamente bene. Meglio comunque nelle parti orchestrali.

13
Florentine Pogen
(oZcar & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by oZcar -
Ritorna l'ensemble digitale con archi e percussioni. Anche in questo caso è molto interessante la rilettura tematica del brano multi-livello zappiano.

14
King Kong
(FxArnau & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by Andrès Mastrangelo -
Ho ho ... "santa 'King Kong' Klaus" è arrivato? Stravolto completamente l'impianto tematico del classico-che-più-classico-non-si-può, il risultato è sorprendente per modernità e riuscita sonora. Non si possono non amare queste clamorose manifestazioni di intelligenza. ZFT dovrebbe FAVORIRE questa evoluzione della specie "zappiana" ... sarebbe utile per l'intero patrimonio musicale planetario.

15
Exercise #4
Romàn & The Orchestra Of The Age Of Recycling
- conducted by Luis G.-
Piacevolissima "Cartoon music".

16
Zomby Woof
(M. Manacho & The Orchestra Of The Age Of Recycling)
- conducted by Luis G. -
Selvaggio drum'n'bass version per questo meraviglioso brano mid seventies. Ma il caballero, sa il fatto suo e unendo le acrobazie compositive di Zappa alla musica anni 80 e qualche suggestione TODDIANA il risultato è eccellente ed interessante. Non facile!

17
Bicycle Concert For Two 2nd Movement
(Dr. Zumango)
Chiusura coerente con l'apertura. Forse ancora più interessante, libero e imprevedibile.

martedì 16 dicembre 2008

UNMATCHED VOL. 8 - El Octavo Majadero (2008)



(senza leggere le note introduttive del libretto)

01
Weasels Ripped My Flesh
(Banda de Tipos que Aun Se Afeitan)

Un rumore di rasoio elettrico e l'azione concettuale riporta al celebre album/raccolta degli ultimi Mothers datati 1969/1970

02
What's The Ugliest Part Of Your Body? (In)
(M. A. Noya & Carlos Zerpa)

Dal fondo della sala una compagnia di allegri giovanotti intonano la ben nota canzonetta.

03
Andy
(The Central Scrutinizer Band
)
Molto più seri nella parte, i carioca appesantiscono leggermente il suono, ma la loro muscolosa versione è sicuramente degna di nota.

04
Love Of My Life
(Zappones)

I invece suono easy-modern-late-ninety-teenage-version. Assolutamente simpatico e decisamente ben riuscito.

05
Pygmy Twylyte
(oZcar)

Lounge-latin versione dominata dall'arrangiamento multiplo per trombone, interessante ed originale. La voce però mi ricorda il Caballero ... forse sbaglio, ma forse ... però ;-)

06
The Orange County Lumber Truck
(Tribemol?)

Ennesima dimostrazione di come sia possibile rileggere le pagine della grande musica in mille modi tutti interessanti ed originali (succede così anche con i Beatles, no?).
Una delle più belle renditions zappiane in assoluto. Complimenti Argentini!!! (vincitrice in assoluto delle prossime 15 edizioni di Uncle SanRemus!)

07
King Kong
(Grupo Experimental elSìntoma)

Grezzi e rauchi, ma disciplinati nella proposta del solito temino che tutti conosciamo, ma che pochi di noi sicuramente scandiscono nel modo giusto. L'atmosfera di questa cover è quella di uno strano rockjazz dal suono saturo e selvaggio. Davvero non male (snorks and all)

08
Camarillo Brillo
(Andrès Mastrangelo)

Il problema con questo brano è che in partenza NON MI E' MAI PIACIUTO (nell'originale mi piaceva sempre e solo la parte di piano e gli incisi di chitarra, ma per il resto mi è sempre rimasto indigesto. Mastrangelo fa il possibile per dargli una qualche vita paralella. Il risultato è volonteroso, ma è adatto ad un pubblico di appassionati del brano originale. Interessante il guazzabuglio finale di chitarra, destabilizzante e finalmente dissacrante.

09
Joe's Garage
Daniel Fraile

Scolastica e vocal-oriented. Trascurabile, anche se è buono il solo finale.

10
Dead Girls Of London
(Pando)

Una voce femminile e frenetico arpeggio chitarristico per una ballata "quasi-hippie", infatti il
ritornello è palesemente "Donovan-esque".

11
Big Leg Emma
(La Vaca Del Fondo)

Forse il nome del gruppo mi ha fatto pensare ad una congrega di Vaqueros che si divertono con la disimpegnata canzoncina delle gambe di Emma.

12
How Could I Be Such A Fool
(Crosstown Traffic)

La band psichedelica altrove di forte personalità qui propone una sixty-pop version del "vero" dilemma zappiano dei primi anni. Hanno fatto di meglio nei loro dischi! Però piazzano alla fine da due acustissime citazioni (TOM JONES e Bowie) e "la cosa" riprende "zappianamente" quota.
Ha ha ha!

13
Take You're Clothes Off When You Dance
(La Logia de los Búfalos Mojados)

Altro esempio ordinato di celeberrimo temino muscale a go-go.

14
I'm So Happy I Could Cry
(Romàn)

Qui viene proposta una chicca per zappofili assoluti, ovvero la versione cantata di "clothes" ma con il primo testo originale di Frank (cfr Joe's Corsage).

15
Willie The Pimp
(oZcar)

Ok Caballero ... ti ho beccato! Il protettore del Lido Hotel in sorprendente lounge salsajazz!!!

16
Who Are The Brain Police?
(Grupo Experimental elSìntoma)

Inafferrabile versione. Interessantissima per il suono e per come viene aggredito il brano originale, davvero non facile. Eccellente seconda testimonianza di questo interessante combo.

17
The Worst Zuite You Never Heard In Your Life
(Yehimeni & The Others)

Ho ho ... un ibrido musicale cino/spagnolo ... straniante come una sequenza di tonalità gestita dal
computer di bordo di una navicella in volo verso bootes. Il contenuto comunque è fatto di zombie
musicali di brani noti del repertorio del Nostro. Bisogna sentirlo per capirlo, descriverlo è impossibile. Complimenti sinceri ... la musica di Zappa, per vivere ha bisogno anche di essere maltrattata, in questo modo sopravviverà davvero e non dentro l'asettico vault della megera.

18
Bobby Brown Goes Down
(oZcar)

Evvai!! Luis Caballero inconfondibile, ma qui in versione cantautore confidenziale con Big Orchestra nel backgroud. Occhio languido e la canzone del transgender zappiano vive nella traduzione spagnola. Grande. (anche per la sfida spagnola a chi gli ha intimato di non cantare più in spagnolo le canzoni del marito ormai polvere)

19
What's The Ugliest Part Of Your Body? (Out)
(M. A. Noya & Carlos Zerpa
)
Dal fondo della sala precedente - forse di una base militare - la solita compagnia di allegri giovanotti intonano la ben nota canzonetta.

giovedì 4 dicembre 2008

4 dicembre 2008




FRANK ZAPPA - 1940/1993

martedì 25 novembre 2008

FRANK ZAPPA - Joe's Menage



Forse non sarà per tutti, ma sono sicuro che quelli come me che hanno attraversato anni di documenti attraverso nastri dalla provenienza e qualità audio improbabili questa "seconda scelta" è uno di quei dischi da ascoltare e riascoltare.
E anche se la registrazione non è eccellente, risulta invece interessantissimo il contenuto REALE di questo "Menage".

Qualche dettaglio per cercare di spiegare il mio sincero entusiasmo:

Una prima versione di
HONEY DON'T YOU WANT A MAN LIKE ME fa capire che aria "tira" in questo documento. E anche se Estrada (credo) spesso si trova a cantare al limite delle tonalità previste, l'arrangiamento non ancora definitivo offre ottimi spunti di riflessione e di analisi se comparato
con le scelte successive.
The ILLINOIS ENEMA BANDIT non ha solamente la caratteristica di essere cantata da Napoleon, ma ha anche un andamento molto interessante ed una chitarra di Zappa sicuramente protagonista sebbene in modo "differente" da quello consueto.
CAROLINA HARDCORE ECSTASY qui nella sua prima versione riadattata diventa molto interessante per le scelte di arrangiamento proposte, che, benchè simili alla versione di qualche mese prima con la banda di Bongo Fury, assumono una caratteristica che conferisce al brano una qualche originale novità.
LONELY LITTLE GIRL/TAKE YOUR CLOTHES OFF/
WHAT'S THE UGLIEST PART OF YOUR BODY rappresentano un gustoso medley di WOIIFTM (non fosse altro che per alcune brevi battute aggiunte a "Lonely little girl" che confermerebbero l'esistenza di una proto-versione prima di quella definitivamente registrata nell'album) e in questo modo lo stesso brano diventa un piccolo goiello tenuto fin qui nascosto (mi sfugge il perchè della sua esclusione - per esempio - da una serie come YCDTOSA ... se non
forse per la mediocre qualità della registrazione stessa). Dal canto suo "Clothes" in "reggatta style" risulta spiritosa e brillante anche grazie allo stralunato solo di minimoog di Andrè Lewis (e questa registrazione serve anche per apprezzare il suo lavoro rimasto davvero troppo oscuro e sconosciuto).
La conclusiva "Ugliest" è un tipico scherzo dello Zappa maturo e l'incedere da lento doo-wop va in piena collisione con la seconda parte più ritmata per poi venire interrotta bruscamente da un
accadimento difficile da identificare dal solo audio (probabilmente la "risposta" è rimasta nel taglio effettuato in studio da chi ha "operato" chirurgicamente sul materiale).
CHUNGA'S REVENGE è un bizzarro showcase per alcuni dei musicisti della band. Napoleon, Norma Jean Bell e Andrè Lewis (con un Estrada al basso in singolare apparente diversa tonalità ...) si alternano su una texture funk decisamente finora inedita ed inusuale per qualsiasi ascoltatore zappiano.
Poi - imperdibile - l'annuncio di Frank che avvisa il pubblico: "Adesso signori e signore vi suonerò un assolo di chitarra ritmica". E qui ... nessun commento. Da solo questo frammento aggiunge alla enorme discografia zappiana un tassello UNICO.
Probabilmente molti non saranno d'accordo, ma qui stiamo ascoltando qualcosa di assolutamente nuovo. Goduria pura per vecchi zappiani!
A cui si aggiunge una nuova occasione per apprezzare le straordinarie doti di Terry Bozzio (e lo splendido suono della sua batteria) grazie ad un generoso solo che lo rende protagonista della scena sul finale del brano.
ZOOT ALLURES conclude in modo assolutamente imperdibile questa selezione, dando una dimostrazione di quale straordinaria lucidità chitarristica avesse l'uomo di Baltimora durante quella stagione di profondo cambiamento e turbamento legale nella sua carriera (ovvero nella sua VITA!).
E anche per i grandi esperti del chitarrismo zappiano, questa versione non più non lasciare allibiti per le soluzioni armoniche e per la qualità del fraseggio.
Semmai la cosa più brutta di tutto l'album è proprio l'editing che interrompe il solo di FZ problemi tecnici? censura ex-post?) prima del finale caotico ed estemporaneo su chiara direzione del boss (che per l'occasione presenta se stesso con lo pseudonimo di Tyrone Power!).

In (notturna) conclusione, sebbene saranno doverosi e necessari parecchi altri ascolti di questo materiale per apprezzarlo appieno e giudicarlo con maggiore serenità, posso personalmente sentirmi ampiamente soddisfatto per un prodotto che a priori davo solo come probabile "compendio" laterale alla sterminata discografia del Nostro.

Invece mi sbagliavo eccome!

DGMlive - PARIGI 9 Aprile 1973



WALK ON

Breve introduzione con i tape loops di No Pussyfooting.

DOCTOR DIAMOND
a "new mind-blowing cosmic-cataclismic-paranoid King Crimson tune" Il brano di "seconda scelta" del repertorio di questa band datata 1973. A posteriori si può anche capire perchè non fosse tra i preferiti di Fripp, eppure è stato utilizzato alla grande durante quel tour pur senza avere la nobile investitura di una pubblicazione compiuta ed "ufficiale" definitiva.
La versione qui proposta è sicuramente tra le migliori disponibili tra i bootlegs della band. Interessante notare nel dettaglio le parti di chitarra proprio di Fripp, che bene descrivono lo status di sua sostanziale lontananza dal clichè del caratteristico chitarrista rock. Ritmico, caotico, solista tutto in un unica soluzione con un suono unico e personalissimo.

LARK's TONGUES IN ASPIC part.1
Quasi 13 minuti per la monster track dell'epoca. In tutti questi anni abbiamo dimenticato la sua esistenza nelle performance live (Fripp preferisce suonare la seconda parte, mai la prima!), ma questa versione dal vivo ci restituisce in tutta la sua forza la straordinaria originalità del brano.
Con un beat quasi a-la-sabbath il riff iniziale, pesante ed aggressivo fornisce una perfetta rampa di lancio per le fasi successive.
La sezione ritmica di Bruford e Wetton offrono qui una delle più memorabili perfomances della loro collaborazione (sebbene purtroppo il suono sia effettivamente abbastanza caotico) permettendo ad un indemoniato Fripp di devastare lo spazio sonoro con la sua diabolica chitarra.
La rudezza della registrazione permette di focalizzare meglio i racconti (contenuti nel book di GREAT DECEIVER) relativi all'aneddottica della band, soprattutto al reiterato racconto dello spostamento FISICO delle casse spia sul palco dato il volume allucinante del basso e della batteria ... tutto a scapito del povero Cross che davvero fagocitato e dilaniato con il suo esile violino dal magma sonoro prodotto.
Per fortuna qualche spazio più tranquillo viene riservato al "nobile instrumento" (accompagnato da un geniale arpeggiato di Fripp).
Ma l'atmosfera è sempre tesissima e quando la macchina ritmica riprende a macinare suoni (con quello che nel repertorio Crimsoniano è sempre stato ricordato come il leggendario "fade in") la scena è nuovamente ricca di esplosioni fino all'arpeggio finale tanto rudemente interrotto da lasciare inizialmente interdetto anche il pubblico che solo dopo un attimo di esitazione si libera con un applauso convinto.
Ogni volta che ascolto reperti di questa natura mi torna in mente che all'epoca ESISTEVA UN PUBBLICO per questa musica.

RF ANNOUNCEMENT
Robert poliglotta inizia lo spazio comunicativo parlando inizialmente francese e suscitando la simpatia degli astanti grazie alla sua gelida ironia. Apostrofa il pubblico con frasi del tipo "siamo contenti di essere al fine giunti a Parigi ... speriamo di contribuire ad una maggiore amicizia tra i nostri due popoli ... il primo brano era una nuova composizione di King Crimson definibile devastante per la mente e foriero di cataclisma paranoide cosmico" ... Il secondo brano era tratto dal nostro nuovo album ... non l'avete ancora acquistato? aaah ... beh noi siamo qui per cercare di convincervi a farlo ... e per questo vi suoneremo un'altra canzone da questo album veramente, veramente BELLO ...".
Fripp si conferma davvero unico nel suo modo di interagire con un pubblico prima di aggredirlo con una musica tutt'altro che suadente.

EASY MONEY
E' lo step successivo del concerto. Anche in questo caso il beat del brano sembra particolarmente "pesante", ma si addice perfettamente all'atmosfera generale. il pubblico segue in assoluto silenzio la parte cantata con i suoi stop e le sue pause (succederebbe così anche oggi dove gridolini di protagonismo sono sempre presenti?). Anche in questo brano (come del resto in tutta questa registrazione) è interessantissimo ascoltare con un maggiore riguardo la chitarra e le sue evoluzioni. Indubbiamente nel percorso evolutivo del musicista Fripp, questo periodo sembra essere stato quello davvero fondante le future ulteriori elaborazioni stilistiche, con quell'andamento spigoloso ed angolare che gli hanno definitivamente segnato la via fino ad oggi.
Da segnalare anche il lavoro di sostegno di Wetton, impeccabile e potentissimo. Sul finale è ancora una volta inquietante il fatto che il pubblico (forse sorpreso dalla canzone sconosciuta) rimane per un momento interdetto prima di lasciarsi andare ad un applauso molto tiepido.

IMPROV. I
Per gli appassionati Crimsoniani questi sono i frammenti sonori più interessanti di tutte le nuove pubblicazioni d'archivio. E ovviamente non fa eccezione questa brillante improvvisazione che sicuramente avrebbe meritato l'inclusione in un cofanetto come lo straordinario GREAT DECEIVER se solo avesse avuto il conforto di una migliore qualità audio.
Io conosco molto materiale musicale dei KC, ma posso garantire che QUESTA istantanea live è un vero "ponte" tra i King Crimson "terrestri" del line-up precedente e la nuova macchina sonora devastante targata 1973.
In questo frammento (oddio, sono ben 14 minuti di piacere crimSONICO) sono presenti le sfumature quasi "funk" di Earthbound, ma data la differente natura dei protagonisti sul palco, la forza detonante del suono è decuplicata. Ancora una volta, dopo un etereo inizio da protagonista il povero Cross viene letteralmente travolto da una massa sonora implacabile, riuscendo ad emergere solo con ostinate lunghe note a contappunto del celeberrimo sustained-guitar-sound del leader.
Mi preme farvi notare anche che verso la fine di questa improvvisazione viene accennato qualche tema che da lì a poco diventerà parte integrante di una composizione intitolata "Guts on my side", parzialmente completata dalla band ed eseguita nella sua interezza SOLAMENTE UNA VOLTA IN ITALIA (Udine) e riportata alla memoria di Fripp, Bruford, Wetton, Cross e Palmer-James proprio da CHI VI STA SCRIVENDO ... eh eh eh ... ma questa è un'altra storia.

EXILES
Come spesso è accaduto durante questo tour da una feroce improvvisazione si passa alla poesia di uno dei brani "confortanti" del repertorio dell'epoca. La ballata (nuova per il pubblico del 1973) è fortemente caratterizzata dalla melodia della chitarra e dal tappeto di mellotron di Cross, ma onestamente non riesce ad emergere in questa performance. Evidentemente la band aveva ancora bisogno di rodaggio per permettersi di eseguire tutte le sfumature del brano al meglio.

PEACE A THEME
Questo breve frammento riporta il pubblico al primo prog romantico della band e si nota proprio dall'applauso spontaneo fin dall'inizio delle prime note di chitarra.
E' un tema dolce e davvero straordinariamente romantico presente nella seconda uscita discografica dei KC qualche anno prima. E fa da coerente introduzione ...

IMPROV. II
... ad una nuova improvvisazione, questa volta in direzione di quello che diventerà chiaramente il brano THE NIGHT WATCH che verrà registrato qualche mese più tardi. Questi King Crimson avevano davvero la capacità di creare equilibri musicali che necessitavano solo di essere riorganizzati tra loro per giungere ad una composizione definitiva.
Questo aspetto è indice di grande creatività e di grande capacità d'interazione tra i singoli musicisti. Forse in questo caso comunque i musicisti cedono ad una certa quale stanchezza momentanea, ed alcuni passaggi dell'improvvisazione non brillano per genialità, soprattutto quando una scontatissima scala discendente condiziona la struttura armonica della possibile improvvisazione. Per fortuna sul finale ritorna il suggerimento che porterà a THE NIGHT WATCH.

BOOK OF SATURDAY
La dolcissima song di LTIA è qui eseguita in modo da sembrare in coda alla lunga improvvisazione e l'effetto è comunque piacevole, Wetton è in piena forma e la chitarra di Fripp non tradisce. Quando poi si aggiunge anche la viola di Cross la magia della versione in studio riappare completa.

IMPROV. III
Una nuova discesa negli inferi sonori, con laceranti low-grunts di basso ed un martellante tambureggiare di timpani e tom bassi. Interessante il mellotron "cosmico" che si appoggia all'impervio tessuto musicale ad opera di un sorprendente "cosmische Fripp" mentre il violino di Cross si sdobbia ed aumenta il disagio armonico della caotica improvvisazione.
Mi verrebbe da dire FANTASTICO, se non sembrassi scemo nell'apprezzare ciò che è più lontano dalla melodia e dalla piacevolezza sonora ... ma io ero parte di QUEL pubblico de tempo e quindi mi viene facile provare piacere per l'ostica via proposta.
Anche questa improvvisazione avrebbe meritato una collocazione ufficiale, peccato davvero.

THE TALKING DRUM
Una maggiore attenzione alla componente percussiva del set di Bruford dà il segnale che stiamo entrando in un altro brano di LTIA, desinato da una evoluzione live molto "free".
Le scale orientaleggianti del violino sono le protagoniste di questa cavalcata in progressione crescente.
E' interessante notare come, per certi versi, le scelte melodiche delle scale Frippiane tipiche del periodo successivo siano di fatto apparentemente figlie proprio di questo primo esperimento. La differenza reale verrà data dall'uso della chitarra synth, ma la strada è ormai tracciata.

LARK'S TONGUES IN ASPIC part. 2
La conclusione coerente all'ordine dell'album non poteva essere che la seconda parte della composizione regina del periodo.
Questo brano completa anche la totalità della scaletta live che in questo modo ha eseguito l'intero nuovo album dal vivo (cosa non proprio frequentissima nemmeno all'epoca!).
Lark's Tongues in Aspic II è l'ulteriore conferma dell'avvenuta maturità di Robert Fripp come compositore rigoroso e incredibilmente lucido nell'assemblare suoni in continue "alternanze umorali".
L'uso delle progressioni diventerà addirittura inarrivabile in FRACTURE qualche mese dopo, ma per il momento la compattezza delle parti che caratterizzano questa vera composizione da "camera elettrica" è impeccabile e l'andamento oscuro ed estraniante della ritmica rimane perfetto anche dopo tutti questi anni. Il pubblico parigino, finalmente, apprezza.

21st CENTURY SCHIZOID MAN
Il bis è - doverosamente per l'epoca - l'inno straziante della band. Wetton ne è l'interprete convincente sulla scia di Greg Lake e Boz Burrell, suoi precedenti colleghi nel ruolo di bassista e vocalist della band. Io sono convinto che la versione dell'epoca in questione non sia sempre stata all'altezza delle aspettative, sebbene la forza del combo lasci immaginare esattamente l'opposto.
Fanno rara eccezione a questa mia sensazione quella contenuta sul celebre bootleg HERETIC e adesso questa, dove a farla da protagonista ovviamente il "trio-nel-quartetto", il triangolo sonico Fripp/Bruford/Wetton che non perdono tempo per ridisegnare l'assolo centrale della chitarra in modo più coerente alle sonorità delle normali improvvisazioni della band.
La registrazione purtroppo si interrompe bruscamente lasciandoci solo immaginare le successive evoluzioni della song. Peccato.

http://www.dgmlive.com/archive.htm?show=284

Robert Fripp - Guitar, Mellotron
Bill Bruford - Drums, Percussion
John Wetton - Bass Guitar, Vocal
David Cross - Violin, Mellotron
Richard Palmer-James - Words

DAVID STOUGHTON - Transformer (1968)

Ieri notte in caverna è ri-esplosa una bomba sonora rimasta silente per molto tempo, ma i cui effetti si faranno sentire nell'ordine musicale della mia porzione di antro nostalgico.

Non ho idea se, tra le tante gesta musicali del secolo scorso, vi sia capitato di incrociare quelle di tale David Stoughton, raccolte (che io sappia) nel suo unico album "TRANSFORMER" pubblicato dalla Elektra USA nel lontano 1968.

In caso affermativo, sapete già di cosa sto parlando e non vi stupirà l'entusiasmo assoluto con cui ne commenterò le gesta. In caso contrario, vi suggerisco davvero di provare a cercare ovunque una copia di questo "capolavoro perduto" di un talento di cui si sono perse le tracce musicali già qualche mese dopo la pubblicazione del suo unico album.

Credetemi, non ve ne pentirete.


David Stoughton
Transformer
US (Elektra EKS-74034) 1968 Stereo

David Stoughton - voce, chitarre
Devi Klate - voce
John Nicholls - voce
Peter Chapman - fiati
Steve Tanzer - flauto, piccolo
Mal Mackenzie - basso
Joe Livols - batteria e percussioni


The Sun Comes Up Each Day
Quella che all'inizio sembra una imitazione dell'allora contemporaneo talento straordinario di Tim Buckley (peraltro della stessa etichetta discografica) presto si distingue per una maggiore sostanziale imprevedibilità.
Innanzitutto la struttura musicale ha un andamento psycho-folk con un flautino interpolato a due trombe che sembrano spesso vagare per traiettorie melodiche del tutto indipendenti tra loro, salvo qualche volta trovarsi a proporre la stessa melodia come una sorta di "cesello barocco" nei confronti della linea vocale.

The Summer Has No Breeze
La voce solista qui è affidata alla sconosciuta Devi Klate e l'atmosfera è davvero estraniante.
Acid-folk di grandissima presa, sempre con la medesima situazione strumentale, flauto, trombe, chitarra, batteria minimale ed un basso acrobatico che ricorda le avventure bassistiche di Rockette Morton alle prese con l'imitazione della maschera da trota alla corte del Capitano Cuore-di-Bue. Talvolta prendono forma degli scatti "free-form" che danno nuove scosse sonore all'ascolto, rendendolo ancora più instabile.

The Anecdote of Horatio & Julie
Se si sapesse quali erano le sostanze presenti nello studio durante la registrazione di questo disco, forse ci sarebbe più chiara la genesi di brani come questo.
Su un letto di continui cut-up rumoristici la voce di Devi canta l'improbabile (ma inarrivabile!) seguente verso:

"Orazio, Orazio
mi annoio talmente tanto
che quasi quasi
mi butto dalla finestra"

Echi dello Zappa contemporaneo sembrano addensarsi nella già impenetrabile atmosfera caotica presente fino a quando l'altra voce maschile del disco, quella di John Nicholls, risponde al bizzarro intendimento con un interessante "safer suggestion"

"Julie, Julie
se davvero sei così annoiata,
perchè non ti limiti a scaraventare
fuori dalla finestra
solamente un bicchiere?"

Wow, addirittura nel passaggio successivo le due voci si raccontano l'un l'altra le relative intenzioni incrociando armonie e linee melodiche improbabili e completamente indipendenti tra loro. Nel frattempo rumori elettrici e percussioni filtrate da riverberi e "reverse tapes" fanno da cornice alla situazione, anche quando una terza voce narrante (Stoughton stesso) stentorea e ripetitiva racconta:

"E così, nel tentativo di liberarsi dalla noia
Julie decide di scagliare un bicchiere
fuori dalla finestra"

e nel caotico proseguire del magma rumoristico tra feedback ed effetti vari ecco di nuovo Julie ripetere con tono allucinato e compulsivo

"Che te ne pare, Orazio?
Che te ne pare, Orazio?
Che te ne pare, Orazio?
Che te ne pare, Orazio?"

ma una ulteriore sorpresa è data proprio dalla risposta di Orazio

"Davvero noioso!"

La lucida sconnessione di questo siparietto è una delle più incredibili avventure nella creatività pura tipica di quella stagione senza compromessi della scena musicale internazionale.
I rimanenti quattro minuti scarsi del brano sono una stratificazione continua di tutti gli elementi precedentemente usati, feedback, tape loops, voci, noises, trombe e campane.
Io posso anche immaginare che a qualcuno questa forma di "stream of consciousness" creativo possa anche sembrare meno nobile nelle intenzioni artistiche data la sua assoluta imprevedibile estemporaneità. Eppure in un mondo musicale che ha via via cancellato l'espressione pura della creatività in ragione di una maggiormente controllata pianificazione commerciale risentire queste oasi di anarchia musicale mi ricorda come una volta l'espressione dell'individuo fosse il valore primo della manifestazione artistica ... ma forse mi sbaglio.

Saving for a rainy day
La struttura più propriamente musicale riprende il sopravvento in questa ballata obliqua sempre caratterizzata da trombe in libertà questa volta aiutate (per la prima volta nel disco) da una chitarra distorta. L'andamento melodico del brano è originalissimo, inafferrabile e impossibile a cantarsi (se non dopo un centinaio di ascolti con appunti cartacei).
Gli intermezzi musicali che separano le strofe sono veramente straordinari ed in questo brano in particolare viene raggiunto un livello di qualità compositiva tra i migliori di quegli anni, una dimensione orchestrale del tutto originale.

Evening song
Finalmente una gentle song con la voce suadente di Devi che racconta un crepuscolare incontro d'amore accanto al fuoco di un caminetto. Una sensazione di sostanziale disordine permea anche questa canzone tutta acustica, ma almeno adesso tutto è magico ed affascinante.

I don't know if it's you
Riecco tornare l'acid folk in piena forma, nella dimensione artistico compositiva davvero unica di David Stoughton. Le trombe ed il flauto a farla da padrona con incroci armonici "pericolosi" ed una chitarra acustica che si aggroviglia con un basso esuberante e sempre cangiante.
Il brano è lungo dieci minuti e questo aspetto prelude ovviamente ad una lunga sezione strumentale che infatti prende il via solo dopo due minuti. Forse il momento più innovativo del disco che da solo meriterebbe un posto nella top ten dei dischi "intelligenti e creativi" dell'epoca. Dopo una strutturata composizione orchestrale a-la-zappa, feedback, distorsioni e percussioni prendono il sopravvento e rimangono unici protagonisti del brano.
Qui non è l'estetica prettamente musicale che deve far riflettere, quanto invece il gusto per la contaminazione tra rumori e suoni, tra solido ed etereo, tra composto ed improvvisato.
Una dimensione paritaria per dignità e creatività che rende Stoughton uno dei più sensibili artefici di questa difficile convivenza.


In conclusione:
Un disco davvero difficile da dimenticare anche solo dopo il primo ascolto.
Oppure - per altri - un disco fin troppo facile da collocare tra gli "inascoltabili".

O si ama o si odia.

Io comunque so da che parte stare.

Ricomincio da 6



In questi giorni è stato distribuito agli acquirenti online il volume 6 del cofanetto THE 40TH ANNIVERSARY che la band HENRY COW ha finalmente messo in produzione dopo ben 15 anni di meticolose ricerche tese a recuperare quanto più materiale registrato possibile.

Della monumentale importanza di HENRY COW nella scena musicale degli anni 70 varrebbe la pena parlare a lungo ma come sempre, per evitare sproloqui non richiesti, preferisco ricordare solo la straordinaria stagione creativa di una band che ha fatto della VERA ricerca musicale l'elemento primo della propria prassi operativa.

In un'epoca tormentata come la metà del decennio di piombo una band che aveva fatto della filosofia marxista il primo elemento di comunicazione con i media dell'industria discografica contemporanea sembra ADESSO un passaggio quasi inevitabile.
Una realtà musicale così credo che adesso non avrebbe alcuna possibilità di esistere, nemmeno per il breve tempo in cui è resistito il gruppo di Fred Frith, Tim Hodgkinson, Chris Cutler, Dagmar Krause, Georgie Born, Lindsay Cooper e John Greaves.

Detto questo, il cofanetto/strenna di prossima pubblicazione conterrà nel dettaglio:

9 cd di MATERIALE COMPLETAMENTE INEDITO registrato dal vivo e/o in studio durante il periodo 1971 - 1978.

1 dvd (l'unica ripresa video professionale mai avuta dal gruppo) contenente 80 minuti Live registrati nel 1976 con la formazione "espansa" (con Georgie Born e Dagmar Krause).

1/2 Book informativi con tantissime annotazione storiografiche e materiale fotografico dell'epoca.

1 contenitore speciale (con grafica coerente) per eventualmente includervi le pubblicazioni ufficiali in vostro possesso.

L'intero set è acquistabile in pre-order al sito ufficiale della band all'indirizzo: http://www.rerusa.com

Nel tentativo di rendere economicamente più sopportabile l'impatto dell'acquisto è stato deciso di DIVIDERE il set in due differenti BOX (acquistabili separatamente).

Ed anche in questo caso, nel dettaglio

BOX 1 conterrà registrazioni tra 1971 ed il 1976 (tra cui anche l'ultimo concerto con la band dell'originario bassista John Greaves) ed il leggendario concerto di Trondheim con la formazione a quattro che ne è derivata.

BOX 2 sarà focalizzato tra il 1976 ed il 1978, proporrà molte composizione completamente inedite (ed il volume 6 di cui all'inizio offre un gran numero di materiale mai ascoltato finora), plus il dvd del concerto datato 1976.

L'intera opera dovrebbe essere definitivamente pubblicata ENTRO natale 2008.

Il volume 6 che rappresenta "l'aperitivo" è da solo un piccolo capolavoro per l'appassionato di quella stagione musicale.

Le composizioni inedite qui presenti sono:

ERK GAH (Hodgkinson)
lunga suite in 5 movimenti assimilabile allo stile di IN PRAISE OF LEARNING con una grande predominanza della voce di Dagmar. Una scrittura non facile, spigolosa e tagliente, ma decisamente unica per l'epoca.

A BRIDGE TO RUINS (Hodkinson)
che ha tutta l'aria di essere una "impro/composizione" del solo Tim Hodgkinson al suo proverbiale organetto saturo e distorto.

THE MARCH (Frith)
Struggente canzone d'oltre confine (qualsiasi confine) dove armonie e melodie del mondo si fondono in in unica solida composizione. Un capolavoro formale di "racconto musicale".

a queste si aggiunge una nuova performance di due perle dell'epoca ovvero

OTTAWA SONG (Cutler/Frith)
già presente su CONCERTS

NO MORE SONGS (Phil Ochs)
Emozionante cover di una delle canzoni più oscure del cantautore americano finora disponibile solamente in alcune registrazioni private.

... e tre funamboliche improvvisazioni tipiche dell'estro creativo della formazione, con un piede sempre OLTRE IL LIMITE, nel tentativo di farsi seguire da un pubblico davvero incredibile
per abnegazione e spirito di avventura (sembra impossibile credere che fossero gli adolescenti il pubblico principale della carica innovativa e rivoluzionaria di HENRY COW).

Sono consapevole di non aver detto praticamente nulla di particolare per questo post, ma consideratelo come una (forse) utile segnalazione discografica.

In questi casi l'unico segreto è quello di andare ad ascoltare e provare a confrontarsi con una musica davvero unica nel suo percorso e la cui carica rivoluzionaria è stata molto presto cancellata dall'onda di piena del disagio punk e dalle atmosfere anestetizzanti della new-wave d'albione, che hanno preparato la strada per la nuova stagione di "rincoglionimento delle masse" ai "ritmi del potere" degli anni a venire (e dai quali effettivamente sembra non ci si sia più ripresi completamente).