mercoledì 22 dicembre 2010

ANDY GREENAWAY - "Zappa the hardway" (2010)



Lussuoso libro indipendente dedicato all'analisi puntuale e precisa (almeno per quello che ho letto in questi primi giorni) dell'ormai celebre ultimo tour Zappiano in compagnia della cosiddetta "Best Band" datato 1988 e chiamato appunto "Broadway the hardway".

Quel momento della carriera di Frank Zappa è stato uno snodo cruciale (anche perchè proprio alla vigilia del manifestarsi della malattia che lo avrebbe portato via solo qualche anno dopo nel dicembre del 1993) per comprendere e meglio tracciare con altri nuovi dettagli l'intera traiettoria del suo "progetto/oggetto" definitivo.
Come molti sanno la straordinaria "Best band" si è sbriciolata all'indomani della conclusione a Genova del tour europeo, lasciando "all'azienda Zappa" solamente i debiti maturati per l'operazione finita male ed i mancati guadagni di un probabile fruttuoso secondo tour americano per l'inverno del 1988. Ma al di là delle recriminazioni di tipo prettamente economico, il modo e le motivazioni per cui quello straordinario ensemble progetto si è dissolto ha forse lasciato una vera cicatrice nel già cinico animo del compositore di Baltimora, allontanandolo definitivamente dall'interazione con altri esseri a sangue caldo, preferendo come soluzione finale un solido rapporto "professionale" con una macchina (Synclavier) ed i suoi software operativi in continua evoluzione. Comunque ... tornando al libro,



il tomo si presente con una bella ed elegante sovracopertina rigida con una serigrafia argentea che ritrare il Nostro in uno dei suoi proverbiali momenti di "direzione" orchestrale, una bella idea per impreziosire (e proteggere) il vero e proprio libro ...



piuttosto voluminoso, che si apre con una pagina che attesta l'unicità della copia in vostro possesso (è stato infatti pubblicato un una tiratura limitata di 400 copie) ...



per poi proseguire con parecchie pagine (224) stampate in un comodissimo carattere per una agevole lettura (per capirci ... non è un piccolo font arial corpo 8) e con altre pagine ricche di belle fotografie (74 per la precisione .. alcune delle quali non proprio facilmente reperibili altrove).







Inutile dirvi che questa pubblicazione è destinata sicuramente a diventare FONDAMENTALE per ogni studioso ed appassionato zappiano (tralascio ovviamente di sottolineare l'interesse per questo oggetto da parte degli attenti collezionisti internazionali).

Da avere.

Info qui : gandsmusic@casero.demon.co.uk

mercoledì 15 dicembre 2010

PSAPP - "The Camel's back" (2008)



Quando la voglia di giocare e sperimentare con il suono produce una benefica energia creativa spesso si raggiunge anche il cuore del pubblico, anche se non sempre questo significa necessariamente un successo planetario, quello infatti dipende molto di più dalla quantità e qualità della propria visibilità nei media internazionali. Però è indubbio che riuscire a creare un connubio equilibrato tra ricerca e piacere, tra intelligenza e semplicità è una grande impresa.

Il tedesco Carim Clasmann e l'inglese Galia Durant hanno iniziato a lavorare con i suoni in una dimensione assolutamente originale fatta di elementia custici generati da oggetti tra i più disparati quali pupazzetti per bambini, portaceneri, barattoli di latta e piccoli giocattoli più o meno sonori. Questo senso di leggerezza inevitabilmente "portato in dote" dall'uso di macchine sonore non ortodosse ha contribuito in modo determinante a generare un "sound" unico ed inconfondibile. Per questo motivo fin dalla prima uscita discografica indipendente PSAPP, il gruppo nato dalla collaborazione dei due musicisti sopra citati, ha attirato l'interesse di molti addetti ai lavori e molti giovani ascoltatori interessati proprio all'elemento quasi "ludico" della musica proposta. In momenti di grande tristezza e di difficoltà di spirito, ascoltare melodie elementari declinate con sonorità che ricordano anche momenti migliori (l'infanzia e l'innocenza in generale) probabilmente contribuisce a rendere "simpatico" questo o quel motivetto dei PSAPP (pur senza poterlo banalmente fischiettare, attenzione, perchè in realtà le melodie non sono per nulla "semplici"). Così come il voler accostare il "sound" della band ai telefilm della nuova generazione americana ("The OC", "Nip/Tuck" e "Grey's anathomy") non sempre privi di crudeltà e sostanziale tristezza, è sembrata (a ragione!) una mossa vincente per i produttori televisivi che grazie alle smagate melodie di PSAPP hanno aggiunto un ulteriore elemento originale alla loro proposta televisiva.

L'album di debutto definitivo sul mercato internazionale "che conta" di Clasmann & Durant si intitolava "Tiger, my friend" (2004). Dopo le esperienze di produzione indipendente, il disco si era proposto con una prepotente forza innovativa in grande evidenza, risuscendo enll'intento di incuriosire non poco un pubblico misto, equamente suddiviso tra amanti del semplice ascolto disimpegnato ed esteti della forma creativa e compositiva così saggiamente coniugata nelle sue principali caratteristiche.

Dopo due anni la pubblicazione dell'ancor più brillante "The only thing i ever wanted" (2006) non ha fatto altro che confermare la piacevole circostanza di trovarsi di fronte una bella realtà musicale di cui se ne sentiva davvero la mancanza. Senza poi omettere anche la veste grafica dei lavori personalmente curata dalle splendide immagini "a tratto" opera della stessa Galia che offrono ulteriori motivi di velleità collezionistiche per gli appassionati del genere.

A partire dal 2006 l'attività dal vivo del duo (necessariamente coadiuvati da altri musicisti data la complessità degli arrangiamenti pur nella loro delicatezza e fragile equilibrio acustico) ha confermato quanto di buono era possibile cogliere dalla progettualità proposta. Questo necessario momento di promozione internazionale dal vivo ha forzatamente condizionato la pubblicazione di quello che a tutt'oggi risulta l'ultimo album pubblicato, ovvero quel "The camel's back", che non solo conferma appieno la solida vena creativa dei protagonisti coinvolti, ma la sposta ulteriormente verso una progressiva elaborazione di spazi sonori che non può non precludere a nuove interessanti sorprese per il futuro, magari grazie ad un ulteriore sviluppo meramente sonoro, in grado di integrare ancora più "timbri" non temperati alla sostanziale elettronica di supporto di base sempre efficacemente costruita e calibrata. In questo ultimo disco poi diventano ancora più evidenti (anche se può apparire strano) le comuni passioni musicali di Carim e Galia, ascoltare per credere gli elementi tipici di Tom Waits, The Cure, Eric Satie e Duke Ellington presenti tra le note scanzonate delle bellissime 12 tracce che compongono l'album.