venerdì 26 febbraio 2010

UNMATCHED VOL. 11 - King Kong (2009)



C'è una cosa che personalmente apprezzo tantissimo, la passione sincera per una musica che sfocia nella convinzione di dover contribuire per quanto possibile alla sua stessa diffusione in tutte le possibili elaborazioni e derive, in modo da ricordarne per sempre l'esistenza e l'importanza culturale. Non finirò mai di apprezzare quindi il labour of love che la spagnola Hall Of Fame sta portando avanti da anni con la preziosa collana UNMATCHED (giunta con questa uscita al suo undicesimo capitolo). Il principale merito di questa operazione in continuo divenire (nonostante alcune pressioni ed inviti a sospendere di fatto l'avventura) è di permettere contemporaneamente alla musica di Zappa una sempre cangiante veste interpretativa e a molti musicisti esordienti di farsi valere a livello internazionale dimostrando abilità, creatività, intelligenza ed ironia applicata a materiale musicale di differente livello di complessità e passione. Progetti come questi, anzichè essere ingiustamente osteggiati nel nome di improbabili violazioni di "diritti" sbandierati come inattaccabili, dovrebbero al contrario essere finanziati e promossi proprio da chi quella musica (originale) la tiene in cantina ... spesso a marcire in attesa del BigOne (avete mai sentito parlare della eterna storia del ROXY & ELSEWHERE Dvd?).

Protagonista assoluto di questo undicesimo volume di Unmatched è il gruppo FILTHY HABITS ENSEMBLE

01
Echidna's arf (of you)
Eccellente inizio per una altrettanto eccellente riproposizione di uno dei temi più cari agli zappiani mid-70's. I fiati - vista la formazione stessa - rappresentano il punto focale della scelta di arrangiamento, ma l'intero lavoro di orchestrazione risulta molto accurato e davvero ben organizzato

02
Don't you ever wash that thing?
Stesso discorso per la tradizionalmente successiva esplosiva coda resa celebre da ROXY & ELSEWHERE. Grazie al certosino lavoro portato avanti dal Filthy Habits Ensemble in questa occasione è possibile apprezzare con maggiore precisione il concatenarsi dei temi e delle singole voci degli strumenti via via coinvolti. Una ottima opportunità per apprezzare il geniale lavoro compositivo e di arrangiamento del Maestro (e per levarsi tanto di cappello per l'operazione messa in atto da questo gruppo di musicisti iberici.

03
Little umbrellas
Intelligente e delicata rielaborazione di uno dei temi più "preziosi" dell'immortale HOT RATS. Qualche volta, ai più frettolosi zappamaniaci, sfugge la delicatezza insita nell'esposizione dello spigoloso tema di questa composizione, forse perchè catturati dal fluido drumming originale del compianto John Guerin e dal basso accattivante di Max Bennett (accoppiata sonora riproposta in modo assolutamente geniale dai dEUS al loro debutto discografico in "Worst Case Scenario"). Eppure proprio nello stesso andamento angolare del tema di Little Umbrellas si nasconde gran parte dell'intelligenza e della innovativa spinta melodica del giovane Zappa ... e bene hanno fatto questi nuovi protagonisti della reinterpretazione zappiana a riproporla con tanta delicata cura e passione.

04
Big Swifty
La routine di WAKA JAWAKA prende elegante forma in questa ennesima riproposizione con la ordinata e composta tessitura armonico ritmica dell'Ensemble che per l'occasione sfoggia anche una notevole sensibilità interpretativa nelle parti soliste. Interessante anche il lavoro di "disturbo sonico" messo in atto dall'altrove eccellente tastierista "guantata" Jo Miramontes ed il suo synth, impegnata a ridisegnare traiettorie noise durante tutta la sezione "free". Pregevole anche il lavoro di contrappunto dell'intera sezione fiati durante il bell'assolo di tromba di Guillermo Calliero. Ordinato ed intelligente il finale nella sua esposizione orchestrale.

05
King Kong Variations
Sette variazioni per la "monster track" zappiana per eccellenza. Sembrerebbe ovvio che, data l'evidente somiglianza strutturale del gruppo la nostalgia per la band del 1988 sia alla base di questa operazione rielaborata dal Filthy Habits Ensemble e quindi le modalità di arrangiamenti ed il "mood" generale delle evoluzioni durante le sette fatiche dedicate al primate zappiano più famoso debbano essere per forza riconducibili all'ultima Best Band. Invece, con sorprendente personalità questi (almeno a me) sconosciuti giovani musicisti spagnoli reinventano completamente quello stesso suono, pur con le stesse audiocromie. Una ennesima dimostrazione di intelligenza e allo stesso tempo del valore istruttivo che le immortali pagine zappiane offrono a musicisti altrettanto intelligenti e desiderosi di crescere e sviluppare il proprio linguaggio ... per citare "parallelamente" il maestro (per l'ennesima volta) questi sono davvero "results of a higher education". Complimenti!

06
Filthy Habits
Registrato dal vivo a Barcellona (come i restanti brani successivi di questo Cd) conferma la qualità dei singoli musicisti (tutti davvero molto molto bravi) e l'accortezza gestione degli arrangiamenti d'insieme. Dopo un oscuro ma efficace drone introduttivo, la band sviluppa con discreta originalità il tema di base di questo classico introverso e cupo capitolo zappiano (si arrischiano anche a cambiare leggermente l'armonia della frase base ... una scelta coraggiosa) che introduce la sequenza di inevitabili assoli dei vari strumenti a fiato. Ma essendo una dimensione live è ancor più apprezzabile la capacità di coinvolgimento emotivo dei singoli musicisti nelle evoluzioni soliste (Liba Villavechia al sax soprano e l'inquietante baritono di Don Malfon sono ottimi esempi di virtuosismo applicato).

07
Dupree's paradise/Mr. Green Genes
Vigorosa versione (solo con qualche leggerissima sbavatura) di questo altro classico mid-70 dei Mothers. Essenzialmente come per il precedente il concetto di tema-solo-tema è la chiave di lettura per questo ulteriore veicolo per soli ed improvvisazione (qui è ancora l'eccellente tromba di Guillermo Calliero ed il tenore di Liba Villavecchia a prendersi il carico di acrobatiche evoluzioni anche noise (sempre comunque molto opportune e misurate). L'intero ensemble gioca a creare un magma sonoro pulsante diretto in maniera ineccepibile da tale El Pricto (sassofonista e clarinettista responsabile dell'intero progetto). Senza soluzione di continuità, ma con grande gusto, il brano si dissolve nel classico Mr Green Genes.

08
Duke of prunes
Una citazione inattesa del tema di New Brown Clouds apre l'ultimo prezioso contributo presente in questa raccolta ed introduce l'esposizione (anche questa molto vigorosa ed energetica) dell'inconfondibile leggendario ed adamantino tema zappiano (complimenti al basso di Sebi Suarez!). A seguire il doveroso spazio per la chitarra di tale Director Wilkins che nell'arco dell'intero lavoro dimostra quanto si possa essere intelligenti nel suonare LO STRUMENTO del maestro senza comunque MAI cercare (spesso goffamente) di emularne stile ed attitudine, bravo!

In conclusione un disco DA AVERE anche per smentire coloro che credono (onestamente, a volte con un buon margine di ragione) che il riproporre per l'ennesima volta delle composizioni zappiane sia solo una operazione sterile ed inutile.

Ancora GRANDI COMPLIMENTI a Luis Gonzales per averci regalato una preziosa incursione trasversale nell'universo sonoro della nostra comune passione artistica.

venerdì 19 febbraio 2010

"TARGET PRACTICE"



Per documentarsi correttamente sulla carriera di un musicista così particolare quale è stato FRANK ZAPPA spesso diventano importanti e significativi alcuni tasselli audio raccolti in modo clandestino secondo una pratica comune dall'invenzione del registratore a cassette portatile.
Per alcune situazioni infatti, le uscite ufficiali non sono esaustive e non rendono appieno il "momentum" a cui - anche solo vagamente - esse si riferiscono.

Nello specifico, non basta la variopinta e bizarra copertina dell'album THE MAN FROM UTOPIA per raccontarci davvero l'incredibile atmosfera che si respirava la sera di quel 6 luglio del 1982 fuori Milano all'area del Parco Redecesio, attrezzata per ospitare il concerto della band di Zappa. Non bastano nemmeno i resoconti più o meno verosimili e verificabili degli spettatori presenti allo spettacolo perchè talvolta le memorie tendono ad enfatizzare momenti magari realmente poco significativi per lo svolgimento degli eventi stessi.

In soccorso quindi risultano opportune ed utilissime le tanto vituperate regitrazioni "pirata" che hanno in questo caso il merito di restituire con assoluta ed impietosa verità (in una sorta di casuale Frippiano "audio-verité") le dinamiche realmente occorse.

Zappa è reduce dalla brutta serata vissuta pochi giorni prima in Svizzera (1 luglio - Ginevra - La Patinoire des Vernets) dove era stato costretto a sospendere il concerto dopo solo 45 minuti a causa delle intemperanze del pubblico locale (?) evidentemente più impegnato in una gara di "tiro al musicista" con oggetti di varia natura e foggia (questo è effettivamente - ma parzialmente - documentato nel secondo disco di YCDTOSA vol.5) che non interessato alla musica proposta.

A Milano la scena è certamente diversa. Alcune date nel frattempo sono andate relativamente bene, o meglio, sono state portate avanti senza particolari problemi ma evidentemente la tranche finale del tour '82 è destinata a riservare altre spiacevoli sorprese al gruppo ... soprattutto in Italia.

Quella sera quindi il concerto inizia con una ispiratissima "Zoot allures", con un solo zappiano di apertura (nel solito momento strategico utilizzato per ottimizzare il bilanciamento dei suoni sul palco e fuori) che sembra presagire una serata in grande spolvero. Anche le presentazioni del gruppo sembrano essere all'insegna del divertimento e Frank (che ironizza pesantemente sulla quantità di zanzare presenti sul palco ... "welcome to the mosquito heaven!") trova anche il tempo per segnalare la presenza di alcuni amici venuti da Portofino ai quali anticipa che suonerà dei brani espressamente per loro. Ma nonostante tutto sembri filare liscio passano solamente poco più di 10 secondi dall'inizio di "You are what you is" perchè si manifesti il primo sintomo del disagio incombente.

Frank infatti interrompe a quel punto bruscamente la band e si rivolge al pubblico delle prime file prima in inglese ...

... DON'T THROW THINGS ON THE STAGE! ... call here the guy and tell them in italian please ... IF YOU THROW THINGS ON THE STAGE, PLEASE, THE MUSIC WILL STOP! ... DON'T THROW THINGS ON THE STAGE!

poi con il tipico italiano a stelle e strisce ...

... CAPITO? ... SEDUTI PER FAVORE!

In realtà immediatamente sotto al palco un gruppo di ragazzi era sostanzialmente più preoccupato di "farsi" che non della musica in sè e non doveva certo essere un gran bel vedere dal palco. Ma considerato poi soprattutto che una volta usate le siringhe ipodermiche per la dose, le stesse venivano criminalmente lanciate verso i muscisti sul palco ... la cosa assumeva anche degli aspetti discretamente critici e preoccupanti per l'incolumità dei protagonisti del concerto.
Per non appensantire ulteriormente la situazione comunque Zappa riprende a far viaggiare la macchina musicale cercando con questa mossa di ridare la giusta dimensione e priorità alla presenza della musica (e che musica!) sul palco.

"Mudd club" e "The meek shall inherit nothing" sembrano funzionare ma è solo un'impressione, ancora una volta Frank è costretto ad interrompere la band e riprendere nuovamente l'indisciplinato pubblico delle prime file ...

... YOU SEE THIS BOTTLE HERE? ... DON'T THROW THINGS ON THE STAGE! ... SEDUTI PER FAVORE! ... GO BACK! ... IF YOU ... ... IF YOU MOVE BACK THEY CAN SIT DOWN! ... I KNOW ... BUT IF YOU MOVE BACK THEY CAN SEE! ... MOVE BACK! ... GO BACK ... THERE MOVE BACK! ... OK I'M GONNA TELL YOU IN ENGLISH, ALLRIGHT? ... LISTEN TO THIS ... ... YOU WILL BE HERE FOR TWO HOURS! ... DON'T STAND UP, YOUR LEGS WILL GET TIRED! OK? ... NO NO ... JUST BE CONFORTABLE ... IF YOU MOVE BACK YOU CAN LEAVE SPACE AND STILL CAN SEE! ... UNDERSTAND? IF THEY CAN MOVE BACK! ... NO, RELAX, DON'T STAND UP ... ... STAND UP AT THE END OF THE SHOW!

detto questo ordina al gruppo di riprendere a suonare dal bridge di "Meek", ma l'atmosfera ormai non è più la stessa ed è essenzialmente la professionaltà dei musicisti che permette allo spettacolo di proseguire nonostante l'evidente inciviltà di pochi spettatori abbia ormai demotivato tutti.

"Joe's garage", "Why does it hurt whan i pee?" (con uno strano cantato solista di Martin, peraltro), "Marqueson's chicken" proseguono senza interruzioni, ma la stessa qualità delle esecuzioni è davvero discutibile anche per i singoli musicisti capaci qui di imprecisioni altrimenti sconosciute. Zappa stesso fatica a riprendere probabilmente il "filo" creatuvo della sua chitarra esibendosi proprio in "Marqueson's chicken" in un assolo poco ispirato e molto statico (forse davvero uno dei suoi meno ispirati del tour).
E ancora ... "Fine girl", Zomby woof" (dove per fortuna la chitarra di Frank sembra effettivamente riprendersi e ravvivarsi durante il consueto lungo assolo).
"King Kong" perde qualsiasi significato e valore fino a quando inizia la abituale strana "zona" di
improvvisazione con Tommy Mars in grandissima evidenza (che distribuisce accenni di famossissime italiche melodie a multiple interpolazioni noise). date le circostanze è comunque ovvio e comprensibile che l'estesa (forse fin troppo!) durata di "King Kong" sia anch'essa il frutto di una semplce esecuzione rutinaria.

Quando riprende la parte "cantata" della scaletta con la sempre verde "Sharleena", l'umore di Zappa sembra leggermente più confortato di qualche minuto prima ed infatti inizia a scherzare con gli organizzatori (Francesco e Tony) a proposito della richiesta di avere una maggiore quantità di ragazze da portare in albergo. Ma il pubblico non sembra aver mutato l'atteggiamento, ed infatti ... ecco l'ennesimo rigoroso stop ...

... ALLRIGHT ALLRIGHT ... NO WAIT A MINUTE! ... HEY! HEY!!! ... DO YOU WANT MUSIC? ... STOP THROWING THINGS ON THE STAGE! ... PUT BACK THE FENCE! ... RELAX! ... WE WANNA PLAY A NICE CONCERT FOR YOU! ... THIS IS NOT "TARGET PRACTICE" ... GET THE PICTURE?

ma stranamente questa volta evidentemente persa la speranza di recuperare la qualità del
divertimento Zappa disegna un assolo finalmente minimamente interessante, probabilmente grazie ad un suo rassegnato e definitivo estranearsi dal marasma circostante.

Finito il brano però l'orchestra elettrica esce dal palco probabilmente per provare a dare una pausa alla tensione generale. In effetti, questo espediente favorisce la normalizzazione dell'ambiente e permette a tutti di concludere lo spettacolo (privo però di particolari momenti straordinari e memorabili ... onestamente nemmeno l'altrove funambolico duetto Vai/Zappa di "Stevie's spanking" e la comunque sempre bella "Illinois enema bandit") almeno senza ulteriori manifestazioni di inciviltà.

Una vera avventura.

mercoledì 17 febbraio 2010

TONY PALMER ... whips it out



In tutti questi anni ho letto talmente tante porcherie riguardanti 200 MOTELS, alcune sono puro frutto di immaginazione mentre molte altre sono state provocate da Frank zappa stesso. L'uscita del restaurato film in DVD mi offre l'opportunità - la mia PRIMA opportunità - di correggere una o due delle storie più selvagge relativamente a come è venuto fuori il film e cosa realmente è successo durante le riprese.

Contrariamente a quanto Frank ed i suoi biografi hanno sostenuto, quando venni coinvolto nel progetto non c'era alcun copione o sceneggiatura, solamente una montagna di appunti che contenevano scene 'prevalentemente autobiografiche'. Il mio lavoro - secondo quello che Frank disse - era quello di dare un qualche senso (filmico n.t.d) a tutto quel materiale cercando di costruire una sceneggiatura coerente per produrre un qualsiasi film. E' vero che Frank aveva scritto moltissima musica, buona e meno buona, ma non era stata prevista alcuna orchestra, nessun solista, nessun coro e nessuna coreografia. Il mio ulteriore lavoro sarebbe stato quello di organizzare tutto questo davvero in pochissimo tempo a disposizione. Solitamente per assumere un orchestra a Londra - soprattutto se prevedi di assumerli per una intera settimana - devi fare richiesta almeno un anno prima ... io avevo solamente tre settimane per trovare un'orchestra del livello più alto.

Inoltre, benchè il film fosse un'idea originale riconducibile totalmente a Frank, la MGM/UA non era poi così ben intenzionata ad investire in un simile film anche se le previsioni di spesa si aggiravano intorno alla cifra di mezzo milione di dollari (alla fine il costo fu di 679.000 dollari). In realtà fu proprio la MGM/UA a toglierlo dal ruolo ufficiale di regista per insistere invece sull'affidamento del materiale a "due mani più sicure" per essere certi che dal loro investimento uscisse un prodotto di una qualche qualità. Poco tempo prima era capitato che mi mi fosse stato offerto un contratto con la MGM (che loro stessi avevano poi annullato) e la cosa era di conoscenza dell'allora manager di Zappa Herb Cohen. Sapendo che in passato avevo già lavorato con Frank Cohen mise definitivamente insieme i pezzi del puzzle.

Ancora, è subito apparso evidente che le scene (esattamente come le aveva pensate Zappa) non avrebbero potuto essere filmate in nessun caso con i mezzi tradizionali ... o meglio ... avrebbero anche potuto essere girate, ma in tempi lunghissimi e con grande dispendio di risorse economiche (ma non avevamo nè tempo e nè soldi in realtà) a causa degli effetti visuali previsti. Fui io a suggerire l'uso del nastro video, non Frank, dal momento che stavo già sperimentando con gli effetti video ottenibili utilizzando le prime videocamere a colori a disposizione della BBC solamente da tre anni. All'inizio MGM/UA pose il veto ad una simile idea dal momento che - secondo la loro ragionevole obiezione fatta - il nastro video ("cos'è un nastro video?" mi chiese un responsabile di produzione della MGM/UA una volta) non avrebbe potuto essere obiettivamente proiettato nelle sale cinematografiche.

Fu un mio collega alla Technicolor London che trovò la soluzione. Le attrezzature pre-belliche proprio della Technicolor prevedevano il procedimento dello sviluppo delle riprese effettuate utilizzasse tre differenti negativi (rosso, verde e blu) messi in parallelo, il che risultava analogo alla tecnologia per la suddivisione dei colori utilizzata nella realizazione dei video. Divenne quindi possibile trasferire "singolarmente" gli elementi cromatici delle riprese video in tre differenti pellicole da sviluppare poi con la normale procedura in parallelo. Ed è esattamente quello che poi successe, diventando di fatto il primo film in assoluto ottenuto dal trasferimento su pellicola di nastro video. A quel punto MGM/UA era soddisfatta perchè alla fine avevano effettivamente un film e non un video. Frank era soddisfatto perchè aveva ottenuto tutti gli effetti che aveva voluto velocemente e senza troppe spese. Ma allo stesso tempo non aveva avuto nulla a che vedere con la soluzione del problema ... e non sono nemmeno troppo sicuro che ci abbia capito addirittura qualcosa a riguardo. Comunque spesso ho letto che lui è stato in qualche modo un considerato "pioniere" dell'intero progetto, un errore che è stato ripetuto in un documentario relativo alla realizzazione del film prodotto dalla televisione olandese VPRO.

Nello stesso film, Zappa racconta che venne girato solamente un terzo del copione/sceneggiatura. Una frase questa senza alcun senso. Afferma anche che il regista (ovvero IO) "ha abbandonato la produzione a metà del lavoro" ... cosa decisamente nuova per me così come era capitato per parecchi altri attori e componenti la band. Ancora più inesatto. Wilfred Brambell, famoso attore britannico, rifiutò la parte offerta e Jeff Simmons venne poi sostituito da Martin Lickert nel ruolo di Jeff per il solo motivo che ebbe la temeraria iniziativa di chiamare Zappa un "ego-maniaco". Tutto vero, ma le dichiarazioni di Zappa che sostiene che questi eventi portarono profonde variazioni dell'ultimo minuto al copione sono ancora più assurde.

Ancora secondo il documentario olandese, quando me ne andai, avrei minacciato di cancellare i nastri originali ... il che suona bizzarro dal momento che fui io stesso a completare l'operazione di editing prima di consegnarli alla MGM/UA. Ho anche letto che tutti gli outtakes ed i nastri video originali sarebbero stati cancellati e rivenduti alla MGM/UA come nastri usati per rientrare delle spese eccessive sostenute. Bene, nessuna compagnia del livello della MGM/UA accetterebbe mai dei nastri di seconda mano - anche se cancellati - perchè non li giudicherebbe comunque affidabili. Una enensima "balla" zappiana.

Tutto ciò sembra suonare come se io cercassi di delegittimare quanto fin qui proprio del trascorso Zappiano. E' piuttosto il contrario invece. E' impossibile non avere una obliqua ammirazione per un film che non sarebbe mai stato realizzato se non fosse stato per lui ed il suo curioso talento. Poi, per quanto possa sembrare folle il film è pur vero che propone una certa affidabile visione della realtà della "vita on the road" comune a molte rock-band dell'epoca.Inoltre è un fatto incontrovertibile che siamo qui a distanza di 40 anni ed esiste ancora un consistente interesse proprio per questo film.

Oh, a proposito, ancora secondo alcuni siti web dedicati al film, dal momento che "ero stato licenziato" 0ppure "avevo abbandonato il set" (scegliete voi la versione che preferite) io avrei bruciato i nastri originali del girato ... cosa decisamente strana dal momento che sono gli stessi master che ho davanti a me mentre sto scrivendo queste note.

Ed infine, come risultato di una qualsiasi delle storie appena citate (ancora una volta scegliete voi quale) Frank ed io non ci siamo più rivolti la parola, il che è ancora più strano dal momento che due anni dopo gli eventi, quando Zappa stesso citò in tribunale la Royal Albert Hall per aver cancellato un concerto in cui avrebbe dovuto essere eseguita la musica di 200 Motels, i venni convocato al processo nella Royal Court of Justice come testimone esperto conoscitore di "Zappa". Che sia stato lo stesso Zappa a voler evitare che restassimo in qualche modo amici?

Così 40 anni dopo, sono orgoglioso di essere in qualche modo associato al fil, orgoglioso di aver conosciuto Frank ed orgoglioso di essergli stato amico, nonostante tutto il fango che (principalmente) altri hanno scritto a proposito di quello che "davvero" è accaduto".

Tony Palmer

venerdì 12 febbraio 2010

ADRIAN BORLAND - 2 Meter sessies (89/95)



La storia di ADRIAN BORLAND è una di quelle che rimane sospesa tra rimpianto e rassegnazione, rabbia e frustrazione perchè è scolpita nelle emozioni individuali di chi ha incontrato la sua arte (e la sua disperazione) nel fragile rapporto che si instaura tra realtà fisicamente tanto lontane tra loro (artista e ascoltatore) ma emotivamente così straordinariamente capaci di vibrare all'unisono.

Borland si è suicidato nell'aprile del 1996 lanciandosi verso il metallico abbraccio mortale della motrice della metrepolitana londinese alla stazione di Wimbledon. Ucciso fisicamente dalla sua malattia, da quella depressione cronica che non lo aveva mai lasciato respirare ... e che lo ha sopraffatto nella dimensione umana, facendone però apparire tutta la sua disperata poesia artistica.

Senza scomodare altri perdenti della triste storia della musica giovanile (Drake e Curtis riassumerebbero perfettamente la traiettoria, ma meriterebbero maggiore attenzione ed argomentazioni) la musica di Adrian Borland dopo gli inizi vigorosi con le sua prime bands quali THE OUTSIDERS e soprattutto gli indimenticabili THE SOUND, si è andata via via "asciugando", privata di tutte le colorature di sapienti arrangiamenti che qualcun altro avrebbe potuto aggungere, per diventare un sussurro di esperienze raccontate con il timido tentativo di essere ascoltato.

E a questi episodi di intimo racconto - solo in studio o davanti a quello che sembra uno sparuto gruppo d'ascolto - che fanno riferimento la maggior parte dei documenti musicali contenuti in questo disco, in questa apocrifa antologia di memorie di vita.

Un ascolto che regala momenti di assoluta intensità con le struggenti interpretazioni di qualche classico dei SOUND, ma soprattutto con la semplicità con cui Borland racconta le sue nuove malinconiche storie.

Un ricordo da custodire, appunto, sospeso tra rimpianto e rassegnazione, tra rabbia e frustrazione ... come forse tanti altri della nostra esperienza personale.

What holds your hope together,
Make sure it's strong enough
When you reach the end of your tether
It's because it wasn't strong enough,
I was going to drown,
Then I started swimming
I was going down,
Then I started winning
Winning - winning

When you're on the bottom
Crawl back to the top
Something pulls you up,
and a voice you can't stop,
I was going to drown,
Then I started swimming,
I was going down
Then I started winning
Winning - winning


mercoledì 10 febbraio 2010

DAVID AXELROD - Earth rot (1970)



Una breve, moderna cantata per la terra con suggestioni evocative a cavallo tra il biblico Isaia e le leggende Navajo.

DAVID AXELROD arriva a questo terzo capitolo della produzione solista con una lucidità straordinaria che lo porta automaticamente a scegliere una forma musicale decisamente particolare, ovvero far raccontare la storia del mondo ad un coro misto e ad una orchestra moderna completa, con l'ausilio di straordinari musicisti solisti (Ernie Watts al sax, ad esempio).

Il risultato è questo EARTH ROT, diviso in due principali momenti (ognuno di essi suddiviso in quattro movimenti) che forniscono all'ascoltatore una grande prova di capacità organizzativa del suono e del linguaggio musicale da parte del compositore ed arrangiatore Axelrod.

Una specie di sinfonia a doppia suite per certi versi più vicina alle allora contemporanee "opere pop", venate da una sottile presenza inevitabile di obliqui aromi psichedelici di un'america che cerca di svegliarsi dal torpore del solito abituale "entertainment" per provare qualche possibile nuova strada espressiva.

Un disco bellissimo che merita ascolti e riascolti.

lunedì 8 febbraio 2010

MATCHING MOLE - Little red record (1972)



Fosse bastato il primo capitolo ...

La talpa prosegue - in quell'umano 1972 - a scavare gallerie sempre più profonde e sempre più tortuose. eppure non perde forza evocativa, anzi aumenta quasi esponenzialmente cattiveria e determinazione diventando ancora più elettrica (in compagnia del nuovo tastierista DAVE McRAE).

Seguendo alcune "indicazioni di direzione" fornite da un produttore davvero miope (Robert Fripp) e da un consulente viaggiatore senza confini (Brian Eno) la talpa scava infaticabile in multiple direzioni lambendo verbalmente con caustica certosina ironia concetti "sociali" quali:

politica

Like so many of you I've got my doubts about
How much to contribute to the already rich among us
How long can I pretend (that) music's more relevant than
fighting for a socialist world
Someone watching us knows I'm bad
black palstic along blue black wall
Small square
For faces
Where dead men can look through
Run along and see the prison bath
Throw a stone across an empty road
You and your friend will be found
outside the daydream
I've woken up to watch you sleep
(Gloria gloom)

e religione

What on earth are you doing God?
is this some sort of joke you're playing?
Is it 'cause we didn't pray?
Well I can't see the point of the words without the action
Are you just hot air breathing over us? and overall
is it fun watching us all?
Where's your son? we want him again
Next time you send your boy down here
Give him a wife and a sexy daughter - someone we can understand
Who's got some ideas we use really relate to
we've all read your rules - tried them.
Learned them in school then tried them
They're impossible rules you've made us look fools
Well done God but now please
don't hunt me down for heaven's sake!
You know that I'm only joking. Aren't I?
Pardon me - I'm very drunk but I know what I'm trying to say
And It's nearly night time and we're still alone waiting
For something unknown Still waiting
So throw down a stone or something
Give us a sign for Christ's sake
(God song)

... e spostando efficacemente ancora più avanti il linguaggio strettamente musicale, sicuramente più "equilibrato" perchè privato dello smagante mellotron di Sinclair sostituito dal lancinante Fender Rhodes appunto di McRae buon "compagno" di audio-distorsioni per la sempre eccellente chitarra di Miller. Quando poi l'"enossificazione" (ante-litteram) giunge a condire il tutto il risultato sonoro ottenuto è assolutamente imperdibile ("Gloria gloom").

LITTLE RED RECORD è uno degli ultimi capolavori del prog inglese, colpevolmente dimenticato in stagioni in cui la forte connotazione politica manifestata dal gruppo è stato motivo di ostracismo culturale (titolo e copertina non lasciano dubbi), ma ancora a distanza di anni lascia una traccia luminosa di ricercata progressione artistica verso il "nuovo" ... o forse verso un "ALTRO NUOVO" dal contorno incerto ... ma fortunatamente l i b e r o.

MATCHING MOLE - Matching mole (1972)




Un bellissimo disco che lascia una traccia incancellabile, definitiva.

Quanto avanti fosse andato Robert Wyatt rispetto alla già straordinaria dimensione progressiva dei "suoi" Soft Machine probabilmente non era stato abbastanza evidente e chiaro fino a quando nel 1972, raccolti tre vecchi amici della zona Canterburyana, non ha dato alle stampe questo primo capo-lavoro del suo nuovo progetto denominato - in modo evidentemente sarcastico - MATCHING MOLE (che suona in inglese come l'improbabile "Talpa che incontra", ma che letto con accento francese "Machine Molle" significa chiaramente "Macchina morbida" ... vedete voi il nesso).

Le due struggenti ballate della prima facciata del disco (l'eterna "O Caroline" e "Signed curtain") descrivono con straordinaria potenza evocativa un limite, una nuova frontiera dove la forma canzone può incontrare il nuovo jazz elettrico ed l'oscuro nuovo suono progressivo non per raccontare semplici storie d'amore, ma per proporre istantanee di vita vissuta da musicisti nel loro angusto - talvolta claustrofobico - spazio creativo.

This is the first verse
The first verse
The first
First verse
And this is the chorus
Or perhaps is a bridge
Or just another part
Of the song that I am singing
Never mind
It doesn't hurt
And only means that I
Lost faith in this song
'Cause it won't help me reach you...
(Signed Curtain)

Quando poi il suono raggiunge il nuovo livello necessario di "elettricità progressiva", si scatena tutta la carica creativa, tutta la potenza di una consapevole direzione comune e meravigliosamente compatta, resa tale dalla grandissima interazione tra la dolcemente geometrica chitarra di PHIL MILLER, l'aggressivo basso di BILL Mac CORMICK, le magmatiche tastiere di DAVE SINCLAIR ed il drumming unico dello stesso WYATT.

Quel fastidioso senso di possibile "neo snob" della svolta jazz della prima macchina soffice (cfr "Fourth") scompare nelle cupe atmosfere contorte ed allucinate di brani come "Part of the dance" o "Instant kitten" dove la batteria privata dal suono brillante e caratteristico della cordiera del rullante e le chitarre e le tastiere inacidite dall'uso abbondante di distorsioni ed effetti raccontano di inquetudini difficili da ricondurre a quel senso di "intelligente" che invece un'atmosfera "jazz" può - forse - evocare.

Le quattro talpe sembrano musicisti dalle mani sporche di quella terra progressiva mescolata con l'humus jazz incombente ... di quella massa scavata per cercare nuove possibili gallerie per venire allo scoperto e provare ad "incontrare" chiunque all'epoca fosse stato disponibile ad attraversare quel confine concettuale tra il rock ed il jazz elettrico moderno.

E alla fine, superato quel confine la talpa esce allo scoperto ... ma l'impietoso racconto della siderea solitudine della ricerca creativa è tutto nella conclusiva desolata "Immediate curtain" ... provate ad ascoltarla con gli ... "occhi della talpa" e tutto sarà assolutamente CHIARO!


martedì 2 febbraio 2010

CARDIACS (un' osservazione)

Difficile - se non addirittura impossibile - provare a descrivere il suono di questa band inglese (formatasi nel 1977) che è da considerarsi uno tre i più interessanti esperimenti musicali che Britannia abbia generato negli ultimi trent'anni.

Sebbene non accessibile alle moltitudini, il "sound" dei CARDIACS è qualcosa che rimane unico e straordinariamente innovativo nella sua stessa essenza ed origine.

Gli ingredienti presenti in questo esplosivo cocktail sonoro sono sicuramente facilmente individuabili, ma è del tutto imprevedibile il risultato della loro collisione (perchè non certo di "amalgama" si può parlare) ... un audio BANG spesso devastante per l'ascoltatore impreparato.

Provo ad elencarli in ordine sparso ed in percentuali non definite dal momento che provare a trovarne una qualche costante è impossibile.

Innanzitutto l'energia e l'attitudine animale del primo punk, l'intelligenza e la complessità delle tessiture poliritmiche e multitimbriche di band progressive come Gentle Giant e come il più geometrico Frank Zappa, l'ironia di gruppi sconosciuti quali Split Enz e altri più noti quali Cure, Devo o Madness, la rassegnata malinconia del progressive più oscuro dei Genesis e di una certa "dark wave" (ehm ... adesso è più chiaro il concetto fondante di vero e proprio "guazzabuglio sonoro"?)

Tim Smith, leader indiscusso del gruppo una volta ebbe a definire il "genere musicale" della band con un vocabolo interessante quanto sintetico: PRONK ... ovvero Progressive Punk.

Tutto questa (solo) apparente confusione è poi condita da un atteggiamento visuale decisamente orientato verso una sperimentazione totale, con un look da prendere in cosiderazione a se stante come opera d'arte (dalle iniziali sdrucite divise dell'esercito inglese post-belliche alle pompose uniformi con fascia rappresentativa diplomatica e giacca di velluto dell'ultimo periodo unita a copricapi di foggia quasi papale) caratterizzato anche da una esasperata alterazione dei tratti somatici del volto con pesanti incursioni di cerone, tinte e ciprie varie tali da rendere mostruose e asimmetriche bocche, occhi e anemici, malsani e sofferenti i volti dei protagonisti.

Lasciando comunque da parte l'aspetto immaginifico di questo combo e concentrandosi sulla MUSICA l'avventura e l'esperienza di ascolto nel loro territorio è assolutamente devastante, sebbene anche in questo caso o li si ama al primo colpo oppure li si rifiuta immediatamente. Io faccio parte del primo gruppo e quindi mi trovo assolutamente a mio agio nell'ascoltare qualsiasi loro prodotto, però posso capire che quanto esce dai loro manufatti sia non proprio per i ... "deboli d'udito".

THE SEASIDE (pubblicato nel 1984 ma in realtà raccoglie registrazioni effettuate tra il 1980 ed il 1983) rappresenta un ottimo "entry level" iniziale .... ovvero ... "facciamoci del male SUBITO" in
modo che quella scrematura inevitabile permette immediadamente la "selezione naturale" dell'ascoltatore.
I capolavori di quest'album sono sicuramente tanti ... "Jibber & Twitch", "Gina Lollobridgida", "It's a lovely day", "Ice a spot and a dot on a dog" e soprattutto le inarrivabili

"R.E.S"




e "To go off and things".



Dopo quattro anni esce l'incredibile A LITTLE MAN AND A HOUSE AND THE WHOLE WORLD WINDOW dove onestamente il numero di brani imperdibili raggiunge praticamente la totalità del contenuto dell'album stesso.
Il suono viene qui arricchito da extra fiati, violini e voci con una solennità a volte commovente.

Per fortuna (degli appassionati) solo un anno dopo esce un altro densissimo capolavoro, ovvero ON LAND AND IN THE SEA dove il focus della composizione della band viene perfettamente centrato ed "equilibrato" (?) con una sostanziale maggiore solidità e spessore generale (a scapito della sana caotica aggressivita originale).



Nel 1991 SONGS FOR SHIPS AND IRONS chiude una prima fase "collettiva" del gruppo ... è un disco potente e assolutamente valido sebbene sembri che l'energia devastante della dimensione live sia troppo controllata e troppo soffocata dall'intelligente produzione generale.



E non è un caso se la parabola della prima fase dei CARDIACS si chiuderà successivamente con un eccezionale documento live ... un video (ed un cd) registrato nel giugno del 1990 (ed uscito solo cinque anni dopo) a Salisbury in una ex-chiesa sconsacrata (e come avrebbe potuto essere altrimenti?) convertita a centro culturale ed intitolato ALL THAT GLITTERS IS A MARES NEST.






HEAVEN BORN AND EVER BRIGHT uscito nel 1991 segna il passo ed inequivocabilmente porta la nuova dimensione in quartetto un gradino indietro in termini di scrittura, ma non certo in termini di energia visto che i concerti del periodo diventano "pura adrenalina" sonora in un spesso assordante boato continuo.



E la dimensione live rimane l'unica (e rara) occasione per gli appassionati di potersi confrontare con l'evoluzione dei nuovi Cardiacs ... almeno fino al 1995 quando l'epico doppio SING TO GOD vede la luce.

SING TO GOD è un disco che spinge ancora più sull'acceleratore della potenza fisica, ma recupera efficacemente l'intelligente scrittura (musicale e letteraria) della stagione precedente regalando al mondo musicale il (purtroppo ormai) ultimo capolavoro ... tanto rabbioso e spigoloso quanto straordinariamente impressionante.

Quattro anni dopo esce GUNS che - benchè sulla scia del precedente - non aggiunge nulla alla storia del gruppo (forse un singolo di successo ... ma sempre nella stretta cerchia di fedeli e leali affezionati fans).

Un amaro destino attende comunque il gruppo, e soprattutto la sua mente ispiratrice, quando nel 2008 (alla vigilia della pubblicazione di nuovo materiale e di una consistente ripresa dell'attività live) mentre assisteva ad un concerto dei My Bloody Valentine TIM SMITH rimane vittima di un arresto cardiaco (solita ironia della sorte dal momento che il gruppo inizialmente si chiamava proprio CARDIAC ARREST prima di abbreviarlo in CARDIACS) e di fatto muore per alcuni secondi. Viene riportato in vita grazie alla tecnologia medica, ma le sue condizioni sono (e purtroppo rimangono ancora) critiche, con tutte le funzioni motorie e percettive terribilmente compromesse.

Il gruppo e tutto l'entourage fa quadrato intorno alla famiglia di Tim Smith e sospende ogni e qualsiasi attività, negando anche la minima indiscrezione sulle condizioni di salute del cantante e chitarrista, creando anche un certo disagio ed imbarazzo in tutti gli appassionati della band.

Solamente nel giugno del 2009 la Alphabet Business Concern (storica etichetta/marchio del gruppo) rilascia uno sconsolato comunicato stampa che conferma la precarietà della situazione e chiude ad ogni possibile realistica ripresa dell'avventura musicale del gruppo.

Pochi giorni fa sempre la ABC ha emesso un nuovo comunicato stampa dove viene segnalata l'intenzione di pubblicare quanto rimasto "sospeso" in questi mesi senza però dare ulteriori informazioni in merito.



Comunque vadano le vicende umane del protagonista, rimane una forte testimonianza dello straordinario passaggio di questo spirito artistico grazie a quanto prodotto negli anni (al momento di difficile reperibilità, ma probabilmente destinato a riapparire in qualche modo nel prossimo futuro).








... una piccola incursione nel passato italiano dei CARDIACS