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Registrato tra l'autunno e l'inverno del 1970, il secondo lavoro solistico di Leon Russell non si sposta di molto dallo stile che ne aveva contraddistino le gesta come session-man alla fine della decade precedente nella fortunata tournee di Joe Cocker "Mad Dogs and Englishmen".
Rock e blues nello stile tipico dell'epoca, cover di autori fondamentali (quali Dylan ad esempio) e ballate di grande raffinatezza di arrangiamenti. La voce spesso miagolante non contribuisce a dare un qualche "valore aggiunto" al prodotto finale, ma se non altro Leon Russell non cerca nemmeno di mascherare i suoi evidenti limiti canori e questo depone a favore di una consapevolezza molto naif anche del pubblico di ascoltatori non troppo preoccupati della "qualità" vocale dell'interprete.
Da notare la chiarissima sua influenza su artisti quali Elton John o Billy Joel nel modo di concepire ed "organizzare" una buona song a cavallo tra rhythm'n'blues bianco ed il rock elettrico.
Un disco da ascoltare con passione e senza aspettarsi acrobazie innovative (sebbene nel brano iniziale sia presente un bizzarro arrangiamento di Moog abbastanza unsolito per l'epoca e per il contesto stesso).
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