Rifugio per un appassionato di musica con forte predisposizione alla nostalgia per i tempi trascorsi (anni 50/60/70/80 e anche 90 ed oltre). Riflessioni rare e casuali sulla musica, il cinema e l'arte delle ultime decadi del novecento e di inizio nuovo millennio.
martedì 1 dicembre 2015
Manna/Mirage - Blue Dogs (2015)
Sono sempre stato un estimatore della musica dei Muffins e benchè la loro collocazione nel mondo della musica degli ultimi trent’anni sia stata ingiustamente considerata dai più “marginale” rispetto alla contemporanea o di poco antecedente scena “in opposizione” europea io trovo il sound di questa band particolarmente interessante ed innovativo nei suoi pur evidenti echi di “derivazione” ispirativa.
Le sorti professionali di un gruppo che non riesce ad imporre completamente, o almeno con continuità, la propria identità artistica all’attenzione del pubblico sono destinate a mantenere marginale il contributo alla scena culturale del proprio tempo e così è infatti capitato ai Muffins.
Per fortuna nei tempi recenti qualcosa, soprattutto grazie alla altrove perniciosa “rete di connessione”, si è mosso tra gli affezionati conoscitori della band e parte della nuova generazione di giovani appassionati di musiche “altre” e così Dave Newhouse, Billy Swann e Paul Sears (tre dei quattro Muffins originali) hanno deciso di riproporre la loro traiettoria musicale con un nuovissimo lavoro autoprodotto ed autodistribuito (almeno per il momento).BLUE DOGS è l’eccellente risultato di questa rinata collaborazione dei tre (a nome MANNA/MIRAGE, come il primo album degli allora "The Muffins") supportata con competenza anche dalla presenza di altri musicisti in grado di ben adattarsi alle poliedriche composizioni (del solo Newhouse) qui proposte.
Ironia e rigore trovano equilibrio nelle atmosfere cangianti e sempre molto calibrate, caratterizzate da eccellenti orchestrazioni dei fiati e solismi sempre molto contenuti e mai banali.
Forse una certa dose di spigolosità e “cattiveria” è andata via via perdendosi negli anni, ma in compenso una attenta elaborazione armonica delle composizioni offre una riuscitissima alternativa ad uno sterile aprioristico sentirsi “contro” tipico di una “certa” epoca di coerente riferimento ed ispirazione artistica.
Ovviamente il carattere esclusivamente “strumentale” del disco non concede divagazioni “melodiche” di facile presa, ma del resto è sempre stato così anche in passato e non c’era certo alcun motivo di provare a cambiarne l’essenza oggi.
In ultima analisi un gran bel lavoro che merita di essere presente nelle audioteche di un pubblico desideroso di qualità e onesta creatività contemporanea.
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