lunedì 15 luglio 2019

ENNO VELTHUYS - "Ontmoeting" (1982)

















... gli anni ottanta hanno avuto i loro "eroi inconsapevoli", dimenticati e non celebrati, cancellati e non posti in risalto nel libro della sonica scuola di quella ingrata decade musicale, così potenzialmente esplosiva nella nuova indipendenza tecnologica e produttiva ma altrettanto incline ad alienare dal mondo circostante quanto "non-allineato" con la tendenza dominante (perchè la musica e la sua grande organizzazione alle spalle ha sempre bisogno di "agenti dominanti" per mantenere inalterato il potere di pervasione che garantisce l'affare economico per tutti i protagonisti della scena.

Enno Velthuis, olandese di Den Haag e con esperienze musicali come bassista/chitarrista nella scena pop nazionale già alla fine degli anni sessanta, è sicuramente tra gli eroi banditi dalla memoria musicale europea perchè troppo poco incline ad una disponibilità commerciale con compromessi ed accordi legali quanto invece spirito libero (anche nel suo stesso percorso di autodistruzione).

Grazie al circuito ultra-sotterraneo indipendente dei primi anni ottanta, Enno vide pubblicate in copie limitatissime alcune sue cassette totalmente autoprodotte nella sua camera della casa dove viveva con la madre. Le etichette "Exart"  e  "Kubus" - specializzate in audio-cassette -  pubblicarono sei nastri tra il 1982 ed 1987, sei perfetti "messaggi nella bottiglia" alla ricerca - se non di aiuto - almeno di notificare la propria esistenza nel mondo dei suoni (e che suoni!). Senza particolari riferimenti al mondo musicale passato e (allora) presente Enno si muove tra emozioni e gusti talmente personali ed uniche da sembrare tra loro senza un reale nesso concettuale. Invece ascoltandole con maggiore attenzione si scopre un percorso nascosto, una direzione tracciata - sebbene a fatica - verso la "poesia del suono" evocata con voce elettronica quasi completamente scollegata dalla quasi arrogante evoluzione tecnologica propria di quei giorni, con la semplicità e l'orgoglio (e forse la rassegnazione) della dimensione DIY (Do It Yourself /Fai Da Te) come unica fonte di non-confronto con il mondo d'intorno.

I nastri di Velthuys vennero distribuiti adeguatamente nei canali ultra indipendenti degli appassionati di musica borderline e grazie a questa piccola, piccolissima notorietà questo fattore fu motivo per l'autore di continuare a produrne (anche se molte, moltissime - purtroppo TROPPE - solo per la sua propria collezione privata) per continuare a mantenere l'attenzione sulla sua condizione artistica (ed umana).

Quando poi lui stesso si rese conto che quello stesso canale di diffusione dei suoi lavori era diventato esso stesso "mercato senza regole" (pubblicazioni non concordate, senza alcun diritto garantiti, senza nemmeno una tutela della - già scarsa - qualità audio della riproduzione su cassetta) fu una profonda delusione che lo fece sprofondare in una condizione di forte depressione che presto lo portò ad una vera e propria dimensione patologica che andò ad aggravare la sua condizione mentale già scarsamente stabile a causa della sua esperienza autodistruttiva con LSD a fine degli anni sessanta e per gran parte della decade successiva.

Trascorse gli ultimi anni della sua vita registrando per pochi amici alcuni frammenti di musiche destinate ad accompagnare reading di poesie o occasionali serate di storytelling. Morì di cancro nel 2009, ma solo dopo una lunga degenza in un ospedale per malati mentali.

Oggi, ascoltare "Ontmoeting" - e più in generale la sua musica - è come riuscire ad intravvedere uno spettro ... uno dei tanti "spettri invisibili" dell'immenso mondo dei suoni, proprio come davanti ad uno stereogramma ed improvvisamente se ne scopre il contenuto ... un volto senza connotati (perchè non ci restano molte immagini reali e significative di Enno) e malinconicamente imprigionato in un oblio non meritato (ma forse chissà, cercato).