venerdì 12 febbraio 2010

ADRIAN BORLAND - 2 Meter sessies (89/95)



La storia di ADRIAN BORLAND è una di quelle che rimane sospesa tra rimpianto e rassegnazione, rabbia e frustrazione perchè è scolpita nelle emozioni individuali di chi ha incontrato la sua arte (e la sua disperazione) nel fragile rapporto che si instaura tra realtà fisicamente tanto lontane tra loro (artista e ascoltatore) ma emotivamente così straordinariamente capaci di vibrare all'unisono.

Borland si è suicidato nell'aprile del 1996 lanciandosi verso il metallico abbraccio mortale della motrice della metrepolitana londinese alla stazione di Wimbledon. Ucciso fisicamente dalla sua malattia, da quella depressione cronica che non lo aveva mai lasciato respirare ... e che lo ha sopraffatto nella dimensione umana, facendone però apparire tutta la sua disperata poesia artistica.

Senza scomodare altri perdenti della triste storia della musica giovanile (Drake e Curtis riassumerebbero perfettamente la traiettoria, ma meriterebbero maggiore attenzione ed argomentazioni) la musica di Adrian Borland dopo gli inizi vigorosi con le sua prime bands quali THE OUTSIDERS e soprattutto gli indimenticabili THE SOUND, si è andata via via "asciugando", privata di tutte le colorature di sapienti arrangiamenti che qualcun altro avrebbe potuto aggungere, per diventare un sussurro di esperienze raccontate con il timido tentativo di essere ascoltato.

E a questi episodi di intimo racconto - solo in studio o davanti a quello che sembra uno sparuto gruppo d'ascolto - che fanno riferimento la maggior parte dei documenti musicali contenuti in questo disco, in questa apocrifa antologia di memorie di vita.

Un ascolto che regala momenti di assoluta intensità con le struggenti interpretazioni di qualche classico dei SOUND, ma soprattutto con la semplicità con cui Borland racconta le sue nuove malinconiche storie.

Un ricordo da custodire, appunto, sospeso tra rimpianto e rassegnazione, tra rabbia e frustrazione ... come forse tanti altri della nostra esperienza personale.

What holds your hope together,
Make sure it's strong enough
When you reach the end of your tether
It's because it wasn't strong enough,
I was going to drown,
Then I started swimming
I was going down,
Then I started winning
Winning - winning

When you're on the bottom
Crawl back to the top
Something pulls you up,
and a voice you can't stop,
I was going to drown,
Then I started swimming,
I was going down
Then I started winning
Winning - winning