lunedì 30 novembre 2009

SPLIT ENZ - Second thoughts (1976)


(in Australia)


(in Europa)

(01) - LATE LAST NIGHT
E' passato solo poco meno di un anno dalla registrazione del primo MENTAL NOTES ma ormai la maturità raggiunta dal gruppo è immediatamente evidente fin dalle prime note di questo 'nuovo' brano d'apertura. Un suono maggiormente accattivante rispetto agli inizi ma soprattutto più completo ... ed in questo senso si rivelano fondamentali i fiati di Robert Gillies ed una maggiore prepotente presenza del talentuoso Eddie Rayner con le sue tastiere (pianoforte su tutte).
Altra scelta determinante - ed evidente subito - la voce di Judd non è più protagonista (forse troppo cruda per Manzanera) e la strapotenza vocale espressiva dell'eccellente Tim Finn prende (forse giustamente) il largo.

(02) - WALKING DOWN A ROAD
Non c'è proprio paragone con la prima versione, qui tutto è solido e compatto ed ogni singolo elemento del suono diventa assolutamente perfetto (basta solo ascoltare attentamente le figure armonico-ritmiche di Jonathan Chunn al basso per capire la quantità di talento messo in campo). Semmai a Phil Judd vengono affidate delle particolarissime sottolineature di chitarra elettrica (visto che Wally si era licenziato ed era rimasto in New Zealand) che al primo ascolto (distratto) passano anche inosservate, ma che ai successivi passaggi risultano come una preziosa spezia che dà all'intero brano una fragranza davvero originale.

(03) - TITUS
L'assoluto. Mandolini 'naturali' (non filtrati come nella versione del primo album) ed in clamoroso primo piano con un gioco ordinato con il pianoforte ed il mellotron. A Judd viene qui evidentemente chiesto di cantare in modo più 'educato' ... ma nulla si può dire quando nella seconda strofa (preceduta da due note sublimi dell'altrove assente basso di Chunn) Tim Finn indovina una delle modulazioni vocali più belle ed intense dell'intera sua carriera. Il tema finale di tromba (che sostituisce l'esile moog dell'originale) ed il sublime solenne finale di mellotron, pianoforte e tromba pongono il sigillo definitivo su questo vero capolavoro.

(04) - LOVEY DOVEY
Date le ardite capigliature ed i vestiti di scena così allucinanti, era indispensabile dare alla band anche l'immagine sonora quasi 'cabarettistica' spesso abusata dalla discografia britannica per proporre artisti one-shot e prodotti mediocri. Questo brano è certamente uno dei brani 'ironici', ma in realtà si rivela un prezioso esercizio di stile e di intelligenza musicale realizzato con
grande intelligenza ed efficacia.

(05) - SWEET DREAMS
Evidente tentativo di proposta più tradizionale, più canzone delle altre. E' il capolavoro di Phil Judd a cui finalmente viene concesso di cantare (sempre rigorosamente EDUCATO) l'intero brano, è la sua consacrazione come autore (che però corrisponderà anche alla sua sostanziale conclusione del rapporto con la band) e sicuramente avrebbe meritato molto più spazio creativo 'a-modo-suo'. Una bella canzone (attenzione anche qui al basso di Chunn ed al sublime pianoforte di Rayner).

(06) - STRANGER THAN FICTION
Secondo capolavoro di questo album, già dal solenne inizio con le chitarre 'manzanerate' (con phasing ed altro), i fiati ed una solidità espressiva della sezione ritmica davvero notevole. Una mini-suite post prog che davvero non poteva non impressionare il pubblico dell'epoca, con una chitarra di Judd semplicemente meravigliosa nelle sue brevi parti a-solo suonata con grande, grandissima forza espressiva. Tim Finn indovina ancora una volta le modulazioni vocali ed il gioco è fatto. Tutti i colori del mondo degli Split Enz sono presenti in questo straordinario brano, comprese le deviazioni più incredibili (ascoltare la chitarra di Judd per conferma).

(07) - TIME FOR A CHANGE
Terzo ed ultimo grande capolavoro del disco, ma già l'originale era semplicemente meraviglioso. Il piano di Rayner è più presente e brillante (grazie anche ai mezzi sicuramente migliori ed alla capacità di un certo Rhett Davies alla consolle) ma è tutto proposto con l'enfasi giusta, perfetta (basta solo per un attimo riflettere sul raffinato doppio colpo sulla cupola del piatto nel finale con l'intera band per capire che l'intelligenza a volte ... nel rock ... non è un'opzione ma un'arte). Stupenda - ancora una volta !!! - la chitarra di Judd che accompagna alla degna conclusione un vero capolavoro.

(08) - MATINEE IDYLL
All'inzio sembrava un nuovo brano ed invece era una vecchia canzone del gruppo che Manzanera giustamente ha ritirato fuori (la versione originale sarà poi ripubblicata nell'antologia BEGINNING OF THE ENZ) con un risultato davvero notevole per frescezza e piacevolezza pop.

(09) - THE WOMAN WHO LOVES YOU
Sulle corde cabarettistiche di 'Lovey Dovey' questa specie di suite assurda ma esilarante con le parti di cucchiai (suonate da Noel Crombie in duetto con il sempre presente Rayner al piano) che diventeranno parte fondamentale delle esibizioni live del gruppo da quel momento. Eddie Rayner è inarrivabile con il suo pianoforte ma l'intera band ha una solidità assolutamente invidiabile. Anche qui l'istrionismo vocale di Tim Finn prevarica qualsiasi tentativo di interpretazione diverso del brano che acquista sempre più forza con l'insermenti (davvero intelligente) dei fiati a ulteriore condimento sonoro del tutto.

(10) - MENTAL NOTES
Nel vinile europeo era presente a chiosa dell'intero teatrino musicale proposto questo breve guazzabuglio free-form ... colpevolmente omesso dalla versione su compact disc (anche in questo caso ... l'unico esempio di chiara follia di Phil Judd verrà così purtroppo eliminato) lasciando finire l'album (unico neo delle produzione Manzanera) con una specie di 'sospeso' sonoro non proprio graditissimo (soprattutto a chi evidentemente già conosceva la versione precedente).


SPLIT ENZ - Mental notes (1975)



... solo qualche riflessione in più sulle ... "doppie punte"

(01) - WALKING DOWN A ROAD
Considerando questa versione come quella 'senza esperienza' e la produzione dell'expertise di Phil Manzanera (che verrà messa in campo all'atto della pubblicazione europea di Mental Notes) bisogna dire che la struttura rapsodica di questa "canzone" è quindi propria dell'originale obliqua creatività del gruppo che - è bene ricordarlo sempre con i primi Split Enz - aveva sicuramente nelle stravaganti idee di PHIL JUDD le fondamenta per un'affascinante modello compositivo pop trasversale.

(02) - UNDER THE WHEEL
Brano lasciato successivamente (e per certi versi giustamente) in disparte da Manzanera forse perchè 'troppo uguale' per struttura al già ben più maturo e convincente 'Stranger than fiction' rimane uno dei capolavori di Judd in questo esordio discografico. Il suo modo visionario di cantare e quel melange di 'acustico e progressive' (a-la-Genesis) così evocativo sono davvero gli elementi essenziali dello spirito creativo presente in questo lavoro. Ardite dissonanze e spigolosi passaggi armonici ricamano lo scenario fino al solenne finale.

(03) - AMY (Darling)
Evidente primo tentativo di canzone 'commerciale' e primo vero momento 'Finniano' dell'enz-world. La simpatia che Finn ha sempre saputo trasmettere con le sue canzoni è qui perfettamente centrata anche grazie allo splendido interplay tra le chitarre e le tastiere di Eddie Rayner (vero - ma sottovalutato - stregone sonoro). Difficile immaginare per loro un futuro da 'top-ten' ... eppure qualche timida idea vincente è qui già presente. Dovranno solo aspettare qualche anno e vivere qualche tremenda delusione umana e professionale prima di rifarsi.

(04) - SO LONG FOR NOW
Altro brano lasciato negli archivi all'atto della presentazione europea della band, ma che però fotografa molto bene quella dimensione musicale a cavallo tra un pop che si vuole lasciare dietro le spalle il progressive, ma che allo stesso tempo non ha nessuna intenzione di tornare a svilirsi in semplici melodie da fischiettare sotto la doccia ... insomma un interessante tentativo di pop-progressive (o 'intelli-pop') che vedrà migliore successo e maggiore focus (e fortuna) in realtà discografiche come 10CC o SUPERTRAMP (almeno in parte)

(05) - STRANGER THAN FICTION
Qui l'intuizione di base è satat quella di CAPIRE la potenzialità di questo eccezionale brano e saperla portare (con sapienza ed esperienza professionale) al suo massimo valore possibile. In effetti in questa prima proposta si capisce che questo è sicuramente un brano in grado di fare la storia del gruppo ... ambizioso e sufficientemente impegnato anche nel testo vagamente esistenziale, l'aldamento scomposto della narrazione musicale è davvero singolare ed originale. La chitarra di Wally Wilkinson purtroppo non è abbastanza lacerante per rendere drammatiche le parti ad essa dedicate, ma è evidente che per interpretare con il giusto pathos quei frammenti è necessaria una maggiore personalità (unico difetto forse appuntabile al giovane e bravo chitarrista neozelandese). Quando la riascolteremo nella versione europea ... la farfalla sarà ormai completamente pronta a prendere il volo.

(06) - TIME FOR A CHANGE
Immortale canzone che meriterebbe un posto tra le più belle canzoni della musica anglosassone degli ultimi 100 anni ... ma si sà ... in un mondo (per me) perfetto gli Split Enz sarebbero dovuti diventare popolari quanto i QUEEN ... Anche in questo caso tutto è abbastanza chiaro qui per capire la bellezza del brano, merito dei ragazzi e non della produzione ... anche se quando Manzanera ci metterà le mani (soprattutto i clamorosi fiati di Robert Gillies) ... tutto diventerà assolutamente incredibile e perfetto.

(07) - MAYBE
Seconda song cantata efficacemente a due voci da Judd e Finn ... e la sostanziale differenza tra l'educata e lineare voce del secondo rispetto alla psichedelica ed instabile tonalità imprevedibile del primo racconta della 'perfetta dicotomia' espressiva convivente in questa band.

(08) - TITUS
Altro capolavoro (attenzione ... del solo Phil Judd) in embrione ... esploderà successivamente anche questo ... e dopo l'album europeo non sarà più possibile ascoltarne questa prima (peraltro eccellente) versione. Anche in questo caso le due voci sono meravigliose nella loro profondissima differenza di identità e forse è la prima volta nel disco che la nevrosi della voce di Judd che canta la prima strofa viene squarciata dalla bellezza della voce di Tim Finn della seconda strofa. Bellissimi i mandolini ed il pianoforte che con il mellotron sostengono l'impianto musicale. Che bellezza (e pensare che sono solo le avvisaglie ...)

(09) - SPELLBOUND
Il brano sicuramente più ambiziose di questo primo disco non riesce a centrare il bersaglio pur rimanendo un bellissimo esempio di pura ed incontaminata creatività entusiasta. Per questo brano sarebbero state sicuramente necessarie altre capacità interpretative dei singoli che non sono evidentemente ancora in grado di gestire tutti i colori di cui la straordinaria idea musicale di Judd avrebbe bisogno.

(10) - MENTAL NOTES
Divertissement volutamente sconvolto che paradossalmente anzichè 'chiudere' il disco ... alla luce di quanto poi capiterà in realtà ... sembra proprio riaprire lo scenario verso qualche non ancora ben precisato approdo creativo.