Poteva essere una sessione di “unplugged songs” e già per questo sarebbe stata meritevole di attenzione (viste le occasioni precedenti), ma non è andata esattamente così.
Finn ha infatti invitato nella sua sala prove/trasmissione un’ensemble da camera (quattro violini, due viole, due violoncelli, un contrabbasso, due coristi ed un batterista) a fare da cornice sonora alle quattro songs in preview.
Diretto dall’eccellente Victoria Kelly (synth, voce ed arrangiamenti) l’ensemble ha reso semplicemente leggendaria questa session, fornendo colori e sfumature di rara bellezza alle nuove canzoni proposte (già notevoli di per loro).
In un’atmosfera magica, mi è sembrato subito evidente che la musica di Neil Finn fosse nuovamente ad un bivio creativo, ma questa volta più marcatamente verso una evoluzione formale ed emotiva.
In un’atmosfera magica, mi è sembrato subito evidente che la musica di Neil Finn fosse nuovamente ad un bivio creativo, ma questa volta più marcatamente verso una evoluzione formale ed emotiva.
A fine session (qui notturna perchè vissuta dal sottoscritto in diretta) mi sono convinto che l’album in produzione sarebbe diventato molto presto uno degli ascolti più frequenti dalla mia audioteca.
Qualche mese dopo “DIZZY HEIGHTS” è regolarmente uscito sul mercato discografico internazionale e la mia consueta solerzia nel seguire la produzione dell’autore che ritengo forse addirittura più bravo della coppia Lennon/McCartney (solo meno leggendario dato il periodo contingente) mi ha portato ad avere il disco con ampio anticipo rispetto all’esposizione al giudizio critico generale … ed è stata un sorpresa abbastanza dirompente.
Qualche mese dopo “DIZZY HEIGHTS” è regolarmente uscito sul mercato discografico internazionale e la mia consueta solerzia nel seguire la produzione dell’autore che ritengo forse addirittura più bravo della coppia Lennon/McCartney (solo meno leggendario dato il periodo contingente) mi ha portato ad avere il disco con ampio anticipo rispetto all’esposizione al giudizio critico generale … ed è stata un sorpresa abbastanza dirompente.
Certo, durante il webcast Neil Finn aveva detto espressamente che i brani avrebbero anche potuto essere “differenti” nella versione definitiva, ma in questo caso le differenze si sono rivelate molto più che semplici sfumature interpretative o di arrangiamento.
Ciò non toglie comunque che DIZZY HEIGHTS rimane un punto di svolta creativo … solamente che è davvero difficile capire quale sarà la direzione futura dell’ex Split-Enz e mente geniale dei Crowded House … non resta che aspettare nuovi sviluppi.
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