giovedì 29 ottobre 2009

NAPALIS - Napalis (1976)



Una piacevolissima sorpresa nel campo del "funkified 70's jazz-rock" europeo viene dal debutto discografico di questi (per me) fino ad ora sconosciutissimi olandesi.

Con una solida sezione ritmica (benchè elementare nelle armonie e nelle divagazioni modali) ed un buon talento solistico per tastiere, chitarra e sax, le composizioni si fanno ascoltare (e riascoltare ... e questo è l'elemento importante).

Il suono spesso è figlio del jazz contemporaneo di allora dove ... il chitarrista assomiglia spesso al Gary Boyle conosciamo con gli Isotope ... ed il Fender Rhodes riporta qualche volta a Francoise Cahen, ma in generale l'impatto globale è - a volte - anche del tutto originale (come nella sbilenca seconda parte del brano "I'll smile").

Consigliato con molto piacere!

ALEX - Alex (1973)



Eccellente (a tratti addirittura superba) deriva musicale dove il Kraut-rock (scuola CAN) incontra la musica orientale, in un connubio non meditativo fine a se stesso (come talvolta è capitato a certi episodi di bands come gli EMBRYO), quanto piuttosto estremamente dinamico e pulsante.

Alex Wiska è chitarrista di Colonia appassionato della musica mediorientale e delle ipnotiche e magmatiche sonorità dei connazionali (e concittadini) CAN e quindi chiede ovviamente aiuto alla macchina umana del ritmo CAN per eccellenza, ovvero JACKI LIEBEZEIT, di contribuire con il suo stile inconfondibile al massiccio supporto ritmico necessario.
Con l'occasione chiede cortesemente anche la supervisione alla registrazione di un certo HOLGER CZUKAY che non solo accetta l'incarico, ma diviene di fatto il produttore del progetto che vede ovviamente la sua realizzazione finale proprio presso gli INNER STUDIOS (e come poteva essere altrimenti?).

Da queste piccole informazioni appare quindi chiaro che un appassionato dei CAN non può esimersi dall'ascoltare questa esperienza sonora che, benchè certamente "freakoid" in direzione orientale (voluta fortemente da Wiska), risulta allo stesso tempo assolutamente interessante per la forte personalità dei musicisti coinvolti in grado di portare un contributo spaventoso in termini di qualità creativa.

Alex non è Damo (infatti canta in inglese testi di pace, fratellanza e consapevolezza) ma il suo stile vocale non è per nulla trascurabile ed è una piacevole ulteriore sorpresa nel contesto.
Alex non è Michael perchè usa prevalentemente il saz e la chitarra acustica, ma ciò nonostante è dotato di grande sensibilità nella modulazione delle (pur se limitate) armonie orientali proposte. Ci sono dei momenti in cui sembra quasi voler provare a trovare ispirazione nelle sonorità del folk americano mescolandole a melodie lontane ... e in questo risulta acrobaticamente curioso.

Altrettanto acrobatico quando Wiska inizia a fare il folksinger a-la-Dylan con tanto di armonica ma accompagnandosi al saz (... ed armonica e saz sono davvero duri da integrare) il che è davvero bizzarro (ed è un eufemismo).

A conti fatti, sono molti i momenti interessanti contenuti in questo esordio discografico e sono anche comprensibili alcune stravaganze dettate probabilmente dal tentativo di inventare qualcosa di nuovo a tutti i costi.

Musico-logicamente Consigliato!

GENESIS - 1970 - 1975



Il pezzo forte di questa collezione non è certo l'ennesima versione della pur bella "Happy the man" o dell'incompresa "Twilight alehouse" e nemmeno le monotone BBC sessions (fatta eccezione per un brano come "Let us now make love").

Il vero, succoso documento per "l'ermeneuta genesisiano" è qui rappresentato dal pacchetto di 4 brani che presentano le versioni grezze di un corpus creativo che si sminuzzerà in tantissime parti nel repertorio della band (in alcuni casi, alcune scompariranno definitivamente dalla tavolozza di audio-colori della band) creando poi le solide basi per molti memorabili lavori.

Bello scoprire COME nascevano quei capolavori, ed è bello scoprire anche quanta attenzione nella composizione e nell'arrangiamento veniva messa in opera da quei ragazzetti impegnati nel creare una loro propria ambiziosa dimensione musicale, lontana dalla sola pulsazione animale del ritmo, ma vicina alle possibili innumerevoli percezioni del cervello.

KING CRIMSON - Lizard (1970)



Anche, anzi SOPRATTUTTO, per ammissione dello stesso Robert Fripp, LIZARD è un disco controverso e assolutamente unico nella già complessa discografia della band. Ed è incredibile come questo stato "controverso" ne abbia di fatto soffocato il valore, finendo in una specie di "musical assassination" messo in atto proprio dal suo stesso creatore.

Le polemiche nate (e mai sopite) tra il RE e l'allora cantante e bassista GORDON HASKELL (all'epoca ancora amico di Fripp) hanno fatto di LIZARD una specie di campo di battaglia per una acrimonia in-comprensibile ex-post, soprattutto se purtroppo riferita al VERO CAPOLAVORO in realtà prodotto.

Per fortuna, a ritenerlo tale (oltre all'inutile sottoscritto) si è dimostrato anche il ben più eminente ed influente STEVE WILSON (Porcupine tree) che ha intrapreso una vera e propria battaglia con il Re per poter riproporre QUELLA musica in un contesto tecnologico attuale come il formato 5.1, con il risultato (non certo disprezzabile) di dare il via alla riedizione in 5.1 di TUTTI i dischi del catalogo reale (sono già usciti RED ed è ormai pronto per la distribuzione il leggendario IN THE COURT OF THE CRIMSON KING ed i prossimi sono in lavorazione con la collaborazione di un altro fan di LIZARD ovvero JAKKO JAKSZYK).

Riascoltando LIZARD in questo nuovo contesto il RE ha formulato un giudizio meno lapidario del solito, ammettendo che probabilmente si tratta di un disco che contiene molte, troppe idee (a suo modo forse non tutte belle) ed è comunque permeato da una forza creativa unica nel suo genere.

Nel libretto che accompagna questa riedizione Fripp scrive:
"All'inizio del 1970 sentivo che tutto ciò che sarebbe stato fatto nei successivi due anni sarebbe stato SBAGLIATO in partenza. Ma ERA NECESSARIO farlo comunque proprio per SUPERARE quella fase e raggiungerne una nuova. Non sapevo certo COSA ci sarebbe stato nella nuova fase, ma sapevo che qualsiasi cosa ci fosse stata l'avrei trovata proprio in quella NUOVA FASE".

Basta questa considerazione per capire che davvero la percezione artistica del Re era proprio alterata a priori, la qual cosa conferma una sua evidente "tanto sostanziale quanto paradossale" incompetenza nel giudicare la sua stessa opera.

Comunque ... ascoltando il nuovo missaggio digitale di Steve Wilson (approvato da RF) diventa possibile apprezzare alcune parti che erano obiettivamente state "macinate" dalla improbabile e fangosa (ma comunque BELLISSIMA) qualità della stampa dell'epoca, e il riemergere di questi elementi sonori mette comunque "ordine" nel corpo generale del lavoro.

Ad integrazione del materiale contenuto del CD e nel DVD/A tre soli BONUS ... non proprio straordinari fatta eccezione per una interessante prova di "Lady of the dancing water" (gli altri due sono "Bolero" nella versione già editata nell'antologia FRAME BY FRAME e "Cirkus" già recentemente proposta agli appassionati collezionisti del materiale proposto dalla DGMLive (assieme ad altre perle dall'archivio profondo che avrebbero meritato pubblicazione proprio in questo contesto!!!).

Rimane certamente vero però che chi NON HA MAI AMATO questo disco non avrà tanti motivi per cambiare idea, ma chi lo HA AMATO avrà invece la conferma assoluta del REALE motivo di quell'amore!