Difficile - se non addirittura impossibile - provare a descrivere il suono di questa band inglese (formatasi nel 1977) che è da considerarsi uno tre i più interessanti esperimenti musicali che Britannia abbia generato negli ultimi trent'anni.
Sebbene non accessibile alle moltitudini, il "sound" dei CARDIACS è qualcosa che rimane unico e straordinariamente innovativo nella sua stessa essenza ed origine.
Gli ingredienti presenti in questo esplosivo cocktail sonoro sono sicuramente facilmente individuabili, ma è del tutto imprevedibile il risultato della loro collisione (perchè non certo di "amalgama" si può parlare) ... un audio BANG spesso devastante per l'ascoltatore impreparato.
Provo ad elencarli in ordine sparso ed in percentuali non definite dal momento che provare a trovarne una qualche costante è impossibile.
Innanzitutto l'energia e l'attitudine animale del primo punk, l'intelligenza e la complessità delle tessiture poliritmiche e multitimbriche di band progressive come Gentle Giant e come il più geometrico Frank Zappa, l'ironia di gruppi sconosciuti quali Split Enz e altri più noti quali Cure, Devo o Madness, la rassegnata malinconia del progressive più oscuro dei Genesis e di una certa "dark wave" (ehm ... adesso è più chiaro il concetto fondante di vero e proprio "guazzabuglio sonoro"?)
Tim Smith, leader indiscusso del gruppo una volta ebbe a definire il "genere musicale" della band con un vocabolo interessante quanto sintetico: PRONK ... ovvero Progressive Punk.
Tutto questa (solo) apparente confusione è poi condita da un atteggiamento visuale decisamente orientato verso una sperimentazione totale, con un look da prendere in cosiderazione a se stante come opera d'arte (dalle iniziali sdrucite divise dell'esercito inglese post-belliche alle pompose uniformi con fascia rappresentativa diplomatica e giacca di velluto dell'ultimo periodo unita a copricapi di foggia quasi papale) caratterizzato anche da una esasperata alterazione dei tratti somatici del volto con pesanti incursioni di cerone, tinte e ciprie varie tali da rendere mostruose e asimmetriche bocche, occhi e anemici, malsani e sofferenti i volti dei protagonisti.
Lasciando comunque da parte l'aspetto immaginifico di questo combo e concentrandosi sulla MUSICA l'avventura e l'esperienza di ascolto nel loro territorio è assolutamente devastante, sebbene anche in questo caso o li si ama al primo colpo oppure li si rifiuta immediatamente. Io faccio parte del primo gruppo e quindi mi trovo assolutamente a mio agio nell'ascoltare qualsiasi loro prodotto, però posso capire che quanto esce dai loro manufatti sia non proprio per i ... "deboli d'udito".
THE SEASIDE (pubblicato nel 1984 ma in realtà raccoglie registrazioni effettuate tra il 1980 ed il 1983) rappresenta un ottimo "entry level" iniziale .... ovvero ... "facciamoci del male SUBITO" in
modo che quella scrematura inevitabile permette immediadamente la "selezione naturale" dell'ascoltatore.
I capolavori di quest'album sono sicuramente tanti ... "Jibber & Twitch", "Gina Lollobridgida", "It's a lovely day", "Ice a spot and a dot on a dog" e soprattutto le inarrivabili
"R.E.S"
e "To go off and things".
Dopo quattro anni esce l'incredibile A LITTLE MAN AND A HOUSE AND THE WHOLE WORLD WINDOW dove onestamente il numero di brani imperdibili raggiunge praticamente la totalità del contenuto dell'album stesso.
Il suono viene qui arricchito da extra fiati, violini e voci con una solennità a volte commovente.
Per fortuna (degli appassionati) solo un anno dopo esce un altro densissimo capolavoro, ovvero ON LAND AND IN THE SEA dove il focus della composizione della band viene perfettamente centrato ed "equilibrato" (?) con una sostanziale maggiore solidità e spessore generale (a scapito della sana caotica aggressivita originale).
Nel 1991 SONGS FOR SHIPS AND IRONS chiude una prima fase "collettiva" del gruppo ... è un disco potente e assolutamente valido sebbene sembri che l'energia devastante della dimensione live sia troppo controllata e troppo soffocata dall'intelligente produzione generale.
E non è un caso se la parabola della prima fase dei CARDIACS si chiuderà successivamente con un eccezionale documento live ... un video (ed un cd) registrato nel giugno del 1990 (ed uscito solo cinque anni dopo) a Salisbury in una ex-chiesa sconsacrata (e come avrebbe potuto essere altrimenti?) convertita a centro culturale ed intitolato ALL THAT GLITTERS IS A MARES NEST.
HEAVEN BORN AND EVER BRIGHT uscito nel 1991 segna il passo ed inequivocabilmente porta la nuova dimensione in quartetto un gradino indietro in termini di scrittura, ma non certo in termini di energia visto che i concerti del periodo diventano "pura adrenalina" sonora in un spesso assordante boato continuo.
E la dimensione live rimane l'unica (e rara) occasione per gli appassionati di potersi confrontare con l'evoluzione dei nuovi Cardiacs ... almeno fino al 1995 quando l'epico doppio SING TO GOD vede la luce.
SING TO GOD è un disco che spinge ancora più sull'acceleratore della potenza fisica, ma recupera efficacemente l'intelligente scrittura (musicale e letteraria) della stagione precedente regalando al mondo musicale il (purtroppo ormai) ultimo capolavoro ... tanto rabbioso e spigoloso quanto straordinariamente impressionante.
Quattro anni dopo esce GUNS che - benchè sulla scia del precedente - non aggiunge nulla alla storia del gruppo (forse un singolo di successo ... ma sempre nella stretta cerchia di fedeli e leali affezionati fans).
Un amaro destino attende comunque il gruppo, e soprattutto la sua mente ispiratrice, quando nel 2008 (alla vigilia della pubblicazione di nuovo materiale e di una consistente ripresa dell'attività live) mentre assisteva ad un concerto dei My Bloody Valentine TIM SMITH rimane vittima di un arresto cardiaco (solita ironia della sorte dal momento che il gruppo inizialmente si chiamava proprio CARDIAC ARREST prima di abbreviarlo in CARDIACS) e di fatto muore per alcuni secondi. Viene riportato in vita grazie alla tecnologia medica, ma le sue condizioni sono (e purtroppo rimangono ancora) critiche, con tutte le funzioni motorie e percettive terribilmente compromesse.
Il gruppo e tutto l'entourage fa quadrato intorno alla famiglia di Tim Smith e sospende ogni e qualsiasi attività, negando anche la minima indiscrezione sulle condizioni di salute del cantante e chitarrista, creando anche un certo disagio ed imbarazzo in tutti gli appassionati della band.
Solamente nel giugno del 2009 la Alphabet Business Concern (storica etichetta/marchio del gruppo) rilascia uno sconsolato comunicato stampa che conferma la precarietà della situazione e chiude ad ogni possibile realistica ripresa dell'avventura musicale del gruppo.
Pochi giorni fa sempre la ABC ha emesso un nuovo comunicato stampa dove viene segnalata l'intenzione di pubblicare quanto rimasto "sospeso" in questi mesi senza però dare ulteriori informazioni in merito.
Comunque vadano le vicende umane del protagonista, rimane una forte testimonianza dello straordinario passaggio di questo spirito artistico grazie a quanto prodotto negli anni (al momento di difficile reperibilità, ma probabilmente destinato a riapparire in qualche modo nel prossimo futuro).
... una piccola incursione nel passato italiano dei CARDIACS
Sebbene non accessibile alle moltitudini, il "sound" dei CARDIACS è qualcosa che rimane unico e straordinariamente innovativo nella sua stessa essenza ed origine.
Gli ingredienti presenti in questo esplosivo cocktail sonoro sono sicuramente facilmente individuabili, ma è del tutto imprevedibile il risultato della loro collisione (perchè non certo di "amalgama" si può parlare) ... un audio BANG spesso devastante per l'ascoltatore impreparato.
Provo ad elencarli in ordine sparso ed in percentuali non definite dal momento che provare a trovarne una qualche costante è impossibile.
Innanzitutto l'energia e l'attitudine animale del primo punk, l'intelligenza e la complessità delle tessiture poliritmiche e multitimbriche di band progressive come Gentle Giant e come il più geometrico Frank Zappa, l'ironia di gruppi sconosciuti quali Split Enz e altri più noti quali Cure, Devo o Madness, la rassegnata malinconia del progressive più oscuro dei Genesis e di una certa "dark wave" (ehm ... adesso è più chiaro il concetto fondante di vero e proprio "guazzabuglio sonoro"?)
Tim Smith, leader indiscusso del gruppo una volta ebbe a definire il "genere musicale" della band con un vocabolo interessante quanto sintetico: PRONK ... ovvero Progressive Punk.
Tutto questa (solo) apparente confusione è poi condita da un atteggiamento visuale decisamente orientato verso una sperimentazione totale, con un look da prendere in cosiderazione a se stante come opera d'arte (dalle iniziali sdrucite divise dell'esercito inglese post-belliche alle pompose uniformi con fascia rappresentativa diplomatica e giacca di velluto dell'ultimo periodo unita a copricapi di foggia quasi papale) caratterizzato anche da una esasperata alterazione dei tratti somatici del volto con pesanti incursioni di cerone, tinte e ciprie varie tali da rendere mostruose e asimmetriche bocche, occhi e anemici, malsani e sofferenti i volti dei protagonisti.
Lasciando comunque da parte l'aspetto immaginifico di questo combo e concentrandosi sulla MUSICA l'avventura e l'esperienza di ascolto nel loro territorio è assolutamente devastante, sebbene anche in questo caso o li si ama al primo colpo oppure li si rifiuta immediatamente. Io faccio parte del primo gruppo e quindi mi trovo assolutamente a mio agio nell'ascoltare qualsiasi loro prodotto, però posso capire che quanto esce dai loro manufatti sia non proprio per i ... "deboli d'udito".
THE SEASIDE (pubblicato nel 1984 ma in realtà raccoglie registrazioni effettuate tra il 1980 ed il 1983) rappresenta un ottimo "entry level" iniziale .... ovvero ... "facciamoci del male SUBITO" in
modo che quella scrematura inevitabile permette immediadamente la "selezione naturale" dell'ascoltatore.
I capolavori di quest'album sono sicuramente tanti ... "Jibber & Twitch", "Gina Lollobridgida", "It's a lovely day", "Ice a spot and a dot on a dog" e soprattutto le inarrivabili
"R.E.S"
e "To go off and things".
Dopo quattro anni esce l'incredibile A LITTLE MAN AND A HOUSE AND THE WHOLE WORLD WINDOW dove onestamente il numero di brani imperdibili raggiunge praticamente la totalità del contenuto dell'album stesso.
Il suono viene qui arricchito da extra fiati, violini e voci con una solennità a volte commovente.
Per fortuna (degli appassionati) solo un anno dopo esce un altro densissimo capolavoro, ovvero ON LAND AND IN THE SEA dove il focus della composizione della band viene perfettamente centrato ed "equilibrato" (?) con una sostanziale maggiore solidità e spessore generale (a scapito della sana caotica aggressivita originale).
Nel 1991 SONGS FOR SHIPS AND IRONS chiude una prima fase "collettiva" del gruppo ... è un disco potente e assolutamente valido sebbene sembri che l'energia devastante della dimensione live sia troppo controllata e troppo soffocata dall'intelligente produzione generale.
E non è un caso se la parabola della prima fase dei CARDIACS si chiuderà successivamente con un eccezionale documento live ... un video (ed un cd) registrato nel giugno del 1990 (ed uscito solo cinque anni dopo) a Salisbury in una ex-chiesa sconsacrata (e come avrebbe potuto essere altrimenti?) convertita a centro culturale ed intitolato ALL THAT GLITTERS IS A MARES NEST.
HEAVEN BORN AND EVER BRIGHT uscito nel 1991 segna il passo ed inequivocabilmente porta la nuova dimensione in quartetto un gradino indietro in termini di scrittura, ma non certo in termini di energia visto che i concerti del periodo diventano "pura adrenalina" sonora in un spesso assordante boato continuo.
E la dimensione live rimane l'unica (e rara) occasione per gli appassionati di potersi confrontare con l'evoluzione dei nuovi Cardiacs ... almeno fino al 1995 quando l'epico doppio SING TO GOD vede la luce.
SING TO GOD è un disco che spinge ancora più sull'acceleratore della potenza fisica, ma recupera efficacemente l'intelligente scrittura (musicale e letteraria) della stagione precedente regalando al mondo musicale il (purtroppo ormai) ultimo capolavoro ... tanto rabbioso e spigoloso quanto straordinariamente impressionante.
Quattro anni dopo esce GUNS che - benchè sulla scia del precedente - non aggiunge nulla alla storia del gruppo (forse un singolo di successo ... ma sempre nella stretta cerchia di fedeli e leali affezionati fans).
Un amaro destino attende comunque il gruppo, e soprattutto la sua mente ispiratrice, quando nel 2008 (alla vigilia della pubblicazione di nuovo materiale e di una consistente ripresa dell'attività live) mentre assisteva ad un concerto dei My Bloody Valentine TIM SMITH rimane vittima di un arresto cardiaco (solita ironia della sorte dal momento che il gruppo inizialmente si chiamava proprio CARDIAC ARREST prima di abbreviarlo in CARDIACS) e di fatto muore per alcuni secondi. Viene riportato in vita grazie alla tecnologia medica, ma le sue condizioni sono (e purtroppo rimangono ancora) critiche, con tutte le funzioni motorie e percettive terribilmente compromesse.
Il gruppo e tutto l'entourage fa quadrato intorno alla famiglia di Tim Smith e sospende ogni e qualsiasi attività, negando anche la minima indiscrezione sulle condizioni di salute del cantante e chitarrista, creando anche un certo disagio ed imbarazzo in tutti gli appassionati della band.
Solamente nel giugno del 2009 la Alphabet Business Concern (storica etichetta/marchio del gruppo) rilascia uno sconsolato comunicato stampa che conferma la precarietà della situazione e chiude ad ogni possibile realistica ripresa dell'avventura musicale del gruppo.
Pochi giorni fa sempre la ABC ha emesso un nuovo comunicato stampa dove viene segnalata l'intenzione di pubblicare quanto rimasto "sospeso" in questi mesi senza però dare ulteriori informazioni in merito.
Comunque vadano le vicende umane del protagonista, rimane una forte testimonianza dello straordinario passaggio di questo spirito artistico grazie a quanto prodotto negli anni (al momento di difficile reperibilità, ma probabilmente destinato a riapparire in qualche modo nel prossimo futuro).
... una piccola incursione nel passato italiano dei CARDIACS
2 commenti:
Ciao, belle recensioni! Di dove sei? Per caso suoni qualche strumento? :)
Simone
Grandissima pagina sui Cardiacs... ti stimo!!
(In rete trovi la mia cover di Dirty Boy che è finita anche sul tributo del 2011...) ciao!
STERBUS
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