martedì 13 ottobre 2009

VAN DER GRAAF GENERATOR - World record (1976)



Ancora 5 brani figli dello stesso medesimo periodo creativo (ed infatti registrati solo pochi mesi dopo le sedute per l'album precedente STILL LIFE) ma con un evidente fattore di maggiore "rigidità" ed "immobilismo", infatti - a mio modesto avviso - "When she comes", "A place to survive" e "Masks" non risultano certo tra le interpretazioni più riuscite ... e sottolineo il termine "interpretazioni" dato che in altri momenti la potenza della band avrebbe saputo rileggere con molte più sfumature e colori gli stessi medesimi brani.

C'è un senso di "essenzialità" che riporta molto più direttamente al suono scarno del Peter Hammill di "Nadir's big chance" che non alle involuzioni rapsodiche del caotico sound-progressive classico del gruppo (basti pensare all'interminabile ingiustificato e stanco finale di "A place to survive" che a tutto fa riferimento tranne che ad una sola idea evolutiva del suono e dell'emozione, nel suo statico riproporre lo stesso riff cercando l'ipnosi di un elettro-groove che non c'è e non esiste proprio nel lessico musicale della band).

Anche l'immancabile "suite" del disco "Meurglys III" non decolla davvero e, benchè contenga uno dei testi più belli scritti da Peter Hammill, stenta a dare emozioni significative e sconvolgenti come quelle dei dischi precedenti.

La conclusiva "Wondering", scritta in coppia con Hugh Banton (esattamente come era stato per l'immortale "We go now" da PAWN HEARTS) offre occasione di qualche brivido grazie all'interpretazione vocale del malinconico testo (ironico nel contesto della imminente nuova e più duratura separazione dei musicisti della band).

WORLD RECORD è un disco che si può anche amare .. a patto di non aver ascoltato nulla della discografia precedente ad esso.

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