martedì 13 ottobre 2009

VAN DER GRAAF GENERATOR - Still life (1976)



STILL LIFE invece è un capolavoro.

In questo caso il lavoro si dipana in 5 lunghi brani con tutti gli ingredienti del suono del "generatore", solo che qui c'è una compattezza sonora che riporta più agli anni di "H to He" (1970), ad una band cioè assolutamente in equilibrio tra le pulsioni creative esistenziali del leader indiscusso Hammill e la completa maturità strumentale dei quattro compagni di viaggio.

E brani come "Pilgrims", "Still life" e "My Room" danno l'idea che l'equilibrio sia davvero compiuto mentre nei rimanenti due ("La Rossa" e "Childlike faith in Childhood's end") c'è un evidente ritorno alla vulcanica ed incontrastabile dimensione hammilliana del gruppo ... non che questo sia di per sè un difetto, ma la struttura dei brani si asciuga in maniera evidente, ed anticipa quella che sarà la fase successiva (cruda e muscolare) della band di fine decennio.

Parlando dei testi, invece, l'album è ancora più cupo e deprimente di quelli precedenti ed Hammill certo non fa nessuno sforzo per squarciare quel velo buio ed opprimente che avvolge le sue storie.
Però questo apparente limite in realtà permette all'autore pagine di lirismo inarrivabile e molto vicine alle intuizioni iniziali.

Forse il fatto che STILL LIFE sia a metà del guado della seconda vita dei Van Der Graaf consente di considerarlo comunque un nuovo capolavoro del gruppo (WORLD RECORD che lo seguirà di lì a poco avrà una selezione di brani non altrettanto equilibrati nei "colori").

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