lunedì 23 novembre 2009

DAVID SYLVIAN - Brilliant trees (1984)



L'intelligenza-chic del cantante ex-Japan nella sua prima significativa manifestazione completa.

Il materiale qui proposto forse non è straordinario di per sè, ma è incredibilmente curato nella produzione sonora con delle scelte acustiche tra loro interpolate davvero interessanti ed accattivanti (benchè non banalmente orecchiabili).

E' l'evoluzione colta della dandy-wave in una direzione radicalmente differente da quella che inizialmente aveva tracciato l'ineffabile Brian Ferry con e dopo i Roxy Music. L'impomatata confidenzialità compassata quasi da crooner di Ferry lascia spazio a qualcosa di più ricco, dove suggestioni jazz e new wave si mescolano in contesti ritmici sostenuti quasi con atteggiamento etno-tribale, mentre nuove inedite sonorità riecheggiano in tutto lo sviluppo del disco.

A Sylvian deve essere riconosciuto il merito di aver fortemente voluto questa svolta nella sua proprio carriera musicale, dimostrando la sua grande capacità di intuire - e saper intraprendere - possibili direzioni affascinanti ed innovative.



1 commento:

Anonimo ha detto...

Assieme al seguente doppio album "Gone To Earth", "Brilliant Trees" resta ancora l'unico disco degno di nota del noioso e presuntuoso D.S., musicista molto limitato ed estremamente sopravvalutato. Parliamoci chiaro: D.S. non possiede la carica innovativa nelle songs di un David Bowie né tantomeno la musicalità aperta e sorprendente di Brian Eno (due modelli che sembrano ritornare all'infinito nella sua opera). Sorge allora spontanea una domanda: che ne sarebbe stato dei suoi dischi se non avesse avuto intorno a sè musicisti del calibro di Kenny Wheeler, Danny Thompson, Robert Fripp, David Torn, Derek Bailey, Steve Tibbetts, Sakamoto e perfino quel manipolatore furbetto di Fennesz? Molti obietteranno alla mia opinione dicendo che in fondo la sua grandezza sta proprio nell'esser stato un grande catalizzatore di menti e suoni, ma francamente mi pare ben poco. Proviamo ad esempio ad immaginare un remix del brano "Brilliant Trees" togliendo la straordinaria qualità tonale della tromba mutante di Jon Hassell, cosa ne resterebbe? Una strana canzone un po' opaca e nulla più. A questo punto direi che la riscoperta di un brano come "Ghosts" (dall'album "Tin Drum" dei Japan) può essere la vera chiave di lettura della sua intera opera: in quel peccato di gioventù c'é già tutta la sua "arte", meglio non cercarla in decine di altri cd clonati. E poi il periodo "glam" dei primi Japan era davvero divertente!