Come si può cercare di descrivere la musica di questa band inglese trent'anni dopo?
Potrei restare delle ore ad ascoltare e riascoltare questa incredibile sequenza di composizioni per comunque non essere alla fine in grado di dare una qualsiasi definizione capace di sintetizzare l'esplosione di creatività assoluta che permea questo (e gli altri) dischi di questo off-shoot canterburyano.
Prima di tutto non si può prescindere dalla qualità strumentale dell'apporto che OGNI SINGOLO MUSICISTA offre alla piena realizzazione di questo cocktail progressivo ...jazz ... pop ... rock ... tutto in rigorosa salsa Canterbury. DAVE 'L' STEWART è semplicemente inarrivabile con le sue tastiere strozzate, manipolate al limite del possibile e maltrattate in assoli angolari e geometrici (beninteso ... non euclidei) e contemporaneamente sostenute dall'ordinato, dolce ed elegante sommesso Fender Rhodes del compianto ALAN GOWEN. La straordinaria carica ritmica dell'indimenticato PIP PYLE e la rigorosa sobrietà in studio di NEIL MURRAY fanno da base ritmicamente in movimento per l'altro elemento sonoro "fuori" dal coro (e spesso musicalmente fuori da questo universo comprensibile) ovvero l'incredibile compianto PHIL MILLER ed il suo inconfondibile 'erratic style', su tutto, la cristallina voce di AMANDA PARSONS che a volte racconta anche storie di realtà parallele.
"Tenemos roads", "Brujo", "Borogoves" ed "Elephants" (con il suo "lungo addio" finale) sono tutte pietre preziose di una musica troppo poco divulgata rimasta comunque intatta nella sua purezza assoluta ... etica ed artistica.
Utopia al lavoro.
Potrei restare delle ore ad ascoltare e riascoltare questa incredibile sequenza di composizioni per comunque non essere alla fine in grado di dare una qualsiasi definizione capace di sintetizzare l'esplosione di creatività assoluta che permea questo (e gli altri) dischi di questo off-shoot canterburyano.
Prima di tutto non si può prescindere dalla qualità strumentale dell'apporto che OGNI SINGOLO MUSICISTA offre alla piena realizzazione di questo cocktail progressivo ...jazz ... pop ... rock ... tutto in rigorosa salsa Canterbury. DAVE 'L' STEWART è semplicemente inarrivabile con le sue tastiere strozzate, manipolate al limite del possibile e maltrattate in assoli angolari e geometrici (beninteso ... non euclidei) e contemporaneamente sostenute dall'ordinato, dolce ed elegante sommesso Fender Rhodes del compianto ALAN GOWEN. La straordinaria carica ritmica dell'indimenticato PIP PYLE e la rigorosa sobrietà in studio di NEIL MURRAY fanno da base ritmicamente in movimento per l'altro elemento sonoro "fuori" dal coro (e spesso musicalmente fuori da questo universo comprensibile) ovvero l'incredibile compianto PHIL MILLER ed il suo inconfondibile 'erratic style', su tutto, la cristallina voce di AMANDA PARSONS che a volte racconta anche storie di realtà parallele.
"Tenemos roads", "Brujo", "Borogoves" ed "Elephants" (con il suo "lungo addio" finale) sono tutte pietre preziose di una musica troppo poco divulgata rimasta comunque intatta nella sua purezza assoluta ... etica ed artistica.
Utopia al lavoro.
Nessun commento:
Posta un commento