mercoledì 11 novembre 2009

BIRDSONGS OF THE MESOZOIC - Faultline (1989)



Combo americano ben conosciuto (ai più attenti indagatori sonori) per le sue rigorose tessiture armonico-melodiche, inquadrate in ossessive marziali ritmiche matematico-minimali (nonostante spesso si presentino in destabilizzanti tempi dispari) e per improvvise, liberatorie incursioni free tutto in un contesto esclusivamente strumentale.

Il lavoro di ricerca dei BOM nasce alla fine degli anni settanta e si incunea subito in uno scenario immediatamente riconoscibile, apparentemente freddo e controllato, squadrato in massicci blocchi di composizione dalla parvenza asettica (direi Kraftwerkiana ... se il suono non fosse diametralmente opposto). La formazione sembrerebbe quasi un quartetto da camera classico (per attitudine) ma moderno (per approccio musicale) nel repertorio acustico abilmente preparato.

Eppure, una volta sintonizzati sulle frequenze questa specie di macchina intonarumori, si cominciano ad intrasentire le straordinarie caratteristiche che rendono unica questa realtà musicale americana, e molto presto ci si rende conto che l'andamento marziale delle composizioni nasconde invece spesso molte piccole sfumature interpretative che di volta in volta costellano le singole composizioni, permeandone le strette maglie sonore con piccole significative microvariazioni emotive.

Da quando poi è presente il sassofono di KEN FIELD, il fattore "umano" è molto aumentato offrendo al contesto sonoro un confortante presidio a 37 gradi centigradi.
Ed è anche per questo motivo che il terzo album FAULTLINE diventa anche il lavoro più ispirato che conclude la primissima stagione creativa della band di Boston ed apre quella che a tutt'oggi è rimasta la definitiva cifra stilistica del gruppo.

Probabilmente il miglior approccio per un neofita del sound dei Birdsongs.

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