Questo è uno di quei dischi che cambiano la vita dell'adolescente ascoltatore avido di conoscere la musica che lo circonda. E la cambiano perchè è tale e tanta la mole di informazioni musicali contenute (allora) nel doppio vinile originale da stordire ed annientare l'ascoltatore inesperto. Ma questo effetto devastante ha anche un suo risvolto fondamentale e positivo, ovvero quello di aprire completamente l'orizzonte, sparigliare tutte le carte disponibili (al momento) ed invitare a conoscere altre combinazioni altre possibilità.
Il suono, la canzone, la voce, la chitarra il sax ... nulla è più lo stesso dopo aver ascoltato questo disco, alla faccia di chi non crede che l'arte non sia in grado di COMUNICARE a più livelli.
Gli anni a venire hanno poi raccontato grazie ai vari biografi dell'artista di Upper Darby la storia e la genesi di questo capolavoro, costellata anche di grandi difficoltà e di pesanti squilibri comportamentali ... ciò nonostante TODD rimane un disco magico, dove non è presente solo la celebrazione dell'eccesso, ma anche la preziosa sensibilità che alimenta la fragilità di una struttura molecolare ordinata sempre in bilico sull'abisso esistenziale e sempre a rischio di venire stritolata dall'ingranaggio industriale.
Rundgren potrà non essere un esempio di virtuosismo fine-a-se-stesso (per fortuna) ma la sua straordinaria capacità di organizzare le sue parole ed i suoi suoni è davvero UNICA e lo rende inarrivabile per qualità e grado di innovazione quasi come un altro grande americano ... nato questa volta a Baltimora.
TODD è ancora uno dei pochi dischi della mia esperienza adolescenziale che graffia tutto quello che mi sono lasciato alle spalle ... e rappresenterà sempre un personale punto di partenza e scuola di "comprensione" sonora ... cosa della quale non potrò mai (purtroppo virtualmente) smettere di ringraziare quel tizio dai capelli colorati, quella specie di Cousin Kevin per il povero Tommy (sicuramente il migliore amico che i miei genitori potessero mai sperare per la mia buona educazione!).
Il suono, la canzone, la voce, la chitarra il sax ... nulla è più lo stesso dopo aver ascoltato questo disco, alla faccia di chi non crede che l'arte non sia in grado di COMUNICARE a più livelli.
Gli anni a venire hanno poi raccontato grazie ai vari biografi dell'artista di Upper Darby la storia e la genesi di questo capolavoro, costellata anche di grandi difficoltà e di pesanti squilibri comportamentali ... ciò nonostante TODD rimane un disco magico, dove non è presente solo la celebrazione dell'eccesso, ma anche la preziosa sensibilità che alimenta la fragilità di una struttura molecolare ordinata sempre in bilico sull'abisso esistenziale e sempre a rischio di venire stritolata dall'ingranaggio industriale.
Rundgren potrà non essere un esempio di virtuosismo fine-a-se-stesso (per fortuna) ma la sua straordinaria capacità di organizzare le sue parole ed i suoi suoni è davvero UNICA e lo rende inarrivabile per qualità e grado di innovazione quasi come un altro grande americano ... nato questa volta a Baltimora.
TODD è ancora uno dei pochi dischi della mia esperienza adolescenziale che graffia tutto quello che mi sono lasciato alle spalle ... e rappresenterà sempre un personale punto di partenza e scuola di "comprensione" sonora ... cosa della quale non potrò mai (purtroppo virtualmente) smettere di ringraziare quel tizio dai capelli colorati, quella specie di Cousin Kevin per il povero Tommy (sicuramente il migliore amico che i miei genitori potessero mai sperare per la mia buona educazione!).
1 commento:
nessuna nostalgia qui... siamo ancora nel futuro del pop!
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