Eccellente (a tratti addirittura superba) deriva musicale dove il Kraut-rock (scuola CAN) incontra la musica orientale, in un connubio non meditativo fine a se stesso (come talvolta è capitato a certi episodi di bands come gli EMBRYO), quanto piuttosto estremamente dinamico e pulsante.
Alex Wiska è chitarrista di Colonia appassionato della musica mediorientale e delle ipnotiche e magmatiche sonorità dei connazionali (e concittadini) CAN e quindi chiede ovviamente aiuto alla macchina umana del ritmo CAN per eccellenza, ovvero JACKI LIEBEZEIT, di contribuire con il suo stile inconfondibile al massiccio supporto ritmico necessario.
Con l'occasione chiede cortesemente anche la supervisione alla registrazione di un certo HOLGER CZUKAY che non solo accetta l'incarico, ma diviene di fatto il produttore del progetto che vede ovviamente la sua realizzazione finale proprio presso gli INNER STUDIOS (e come poteva essere altrimenti?).
Da queste piccole informazioni appare quindi chiaro che un appassionato dei CAN non può esimersi dall'ascoltare questa esperienza sonora che, benchè certamente "freakoid" in direzione orientale (voluta fortemente da Wiska), risulta allo stesso tempo assolutamente interessante per la forte personalità dei musicisti coinvolti in grado di portare un contributo spaventoso in termini di qualità creativa.
Alex non è Damo (infatti canta in inglese testi di pace, fratellanza e consapevolezza) ma il suo stile vocale non è per nulla trascurabile ed è una piacevole ulteriore sorpresa nel contesto.
Alex non è Michael perchè usa prevalentemente il saz e la chitarra acustica, ma ciò nonostante è dotato di grande sensibilità nella modulazione delle (pur se limitate) armonie orientali proposte. Ci sono dei momenti in cui sembra quasi voler provare a trovare ispirazione nelle sonorità del folk americano mescolandole a melodie lontane ... e in questo risulta acrobaticamente curioso.
Altrettanto acrobatico quando Wiska inizia a fare il folksinger a-la-Dylan con tanto di armonica ma accompagnandosi al saz (... ed armonica e saz sono davvero duri da integrare) il che è davvero bizzarro (ed è un eufemismo).
A conti fatti, sono molti i momenti interessanti contenuti in questo esordio discografico e sono anche comprensibili alcune stravaganze dettate probabilmente dal tentativo di inventare qualcosa di nuovo a tutti i costi.
Musico-logicamente Consigliato!
Alex Wiska è chitarrista di Colonia appassionato della musica mediorientale e delle ipnotiche e magmatiche sonorità dei connazionali (e concittadini) CAN e quindi chiede ovviamente aiuto alla macchina umana del ritmo CAN per eccellenza, ovvero JACKI LIEBEZEIT, di contribuire con il suo stile inconfondibile al massiccio supporto ritmico necessario.
Con l'occasione chiede cortesemente anche la supervisione alla registrazione di un certo HOLGER CZUKAY che non solo accetta l'incarico, ma diviene di fatto il produttore del progetto che vede ovviamente la sua realizzazione finale proprio presso gli INNER STUDIOS (e come poteva essere altrimenti?).
Da queste piccole informazioni appare quindi chiaro che un appassionato dei CAN non può esimersi dall'ascoltare questa esperienza sonora che, benchè certamente "freakoid" in direzione orientale (voluta fortemente da Wiska), risulta allo stesso tempo assolutamente interessante per la forte personalità dei musicisti coinvolti in grado di portare un contributo spaventoso in termini di qualità creativa.
Alex non è Damo (infatti canta in inglese testi di pace, fratellanza e consapevolezza) ma il suo stile vocale non è per nulla trascurabile ed è una piacevole ulteriore sorpresa nel contesto.
Alex non è Michael perchè usa prevalentemente il saz e la chitarra acustica, ma ciò nonostante è dotato di grande sensibilità nella modulazione delle (pur se limitate) armonie orientali proposte. Ci sono dei momenti in cui sembra quasi voler provare a trovare ispirazione nelle sonorità del folk americano mescolandole a melodie lontane ... e in questo risulta acrobaticamente curioso.
Altrettanto acrobatico quando Wiska inizia a fare il folksinger a-la-Dylan con tanto di armonica ma accompagnandosi al saz (... ed armonica e saz sono davvero duri da integrare) il che è davvero bizzarro (ed è un eufemismo).
A conti fatti, sono molti i momenti interessanti contenuti in questo esordio discografico e sono anche comprensibili alcune stravaganze dettate probabilmente dal tentativo di inventare qualcosa di nuovo a tutti i costi.
Musico-logicamente Consigliato!
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