L'ottavo volume della collana OBSCURE (piccolo gioiello della lungimirante visione artistica di Brian Eno) esce nel 1978 e contiene le composizioni di due autori - JOHN WHITE e GAVIN BRYARS - all'epoca impegnati nella ricerca pura nell'ambito della musica "seriale" o "a sequenze stablite".
Il contributo di White è rappresentato da quattro splendide esemplificazioni del risultato sonoro possibile con l'uso concatenato di sequenze preordinate e generate strumenti minimali (scacciapensieri, bottiglie) o invece con costrizioni di estensione armonica e ritmo per strumenti tradizionali (pianoforte o violoncello).
Le composizioni (esperimenti concettuali) sono databili tra il 1967 ed il 1972 ad indicazione che mentre il mondo giovanile inseguiva la psichedelia ed il rock progressivo, altrove le sfide erano più "formali" e "concettuali".
Gavin Bryars invece offre una nuova versione di sua "composizione" datata addirittura 1971 ed originariamente eseguita da DEREK BAILEY, uno dei mostri sacri dell'improvvisazione chitarristica free-form inglese.
In questo caso, ad affiancare la "chitarra" di Bailey vengono chiamati a raccolta due musicisti (FRED FRITH - erede naturale di Bailey - e lo stesso compositore Gavin Bryars) ed un non-musicista (guarda caso ... BRAN ENO) i quali agiscono in totale (apparente) anarchia sullo strumento a corde utilizzando solamente la tecnica di "tapping".
L'andamento "puntiforme" del suono suggerisce grande disponibilità nell'approccio all'ascolto che non può essere semplicemente affrontato con un criterio "estetico" ma deve essere supportato da grande e consapevole ironia.
Comunque complimenti a Brian Eno ed alla sua "in-coscienza creativa" che ha utilizzato la sua popolarità acquisita con la sua presenza nei ROXY MUSIC per permettere una (relativa) maggiore diffusione di questi esperimenti resi così disponibili anche ad un pubblico potenzialmente più vasto.
Il contributo di White è rappresentato da quattro splendide esemplificazioni del risultato sonoro possibile con l'uso concatenato di sequenze preordinate e generate strumenti minimali (scacciapensieri, bottiglie) o invece con costrizioni di estensione armonica e ritmo per strumenti tradizionali (pianoforte o violoncello).
Le composizioni (esperimenti concettuali) sono databili tra il 1967 ed il 1972 ad indicazione che mentre il mondo giovanile inseguiva la psichedelia ed il rock progressivo, altrove le sfide erano più "formali" e "concettuali".
Gavin Bryars invece offre una nuova versione di sua "composizione" datata addirittura 1971 ed originariamente eseguita da DEREK BAILEY, uno dei mostri sacri dell'improvvisazione chitarristica free-form inglese.
In questo caso, ad affiancare la "chitarra" di Bailey vengono chiamati a raccolta due musicisti (FRED FRITH - erede naturale di Bailey - e lo stesso compositore Gavin Bryars) ed un non-musicista (guarda caso ... BRAN ENO) i quali agiscono in totale (apparente) anarchia sullo strumento a corde utilizzando solamente la tecnica di "tapping".
L'andamento "puntiforme" del suono suggerisce grande disponibilità nell'approccio all'ascolto che non può essere semplicemente affrontato con un criterio "estetico" ma deve essere supportato da grande e consapevole ironia.
Comunque complimenti a Brian Eno ed alla sua "in-coscienza creativa" che ha utilizzato la sua popolarità acquisita con la sua presenza nei ROXY MUSIC per permettere una (relativa) maggiore diffusione di questi esperimenti resi così disponibili anche ad un pubblico potenzialmente più vasto.
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