lunedì 26 ottobre 2009

GENESIS - Foxtrot (1972)



Non so cosa potrei davvero scrivere di questo disco che non sembri assolutamente scontato e inutile.

Chi lo conosce sa perfettamente trattarsi di uno dei migliori esempi di progressive-rock europeo (e non soltanto uno dei migliori album dei Genesis) in assoluto.
La maturità dimostrata dai singoli musicisti nelle composizioni che fanno parte di questa raccolta è ormai talmente evidente da non lasciare spazio ad alcun dubbio (ed ancora non sapevamo che in un futuro allora molto prossimo avrebbero scritto pagine eccellenti come quelle di "Selling England by the pound" o "The lamb lies down on Broadway"!!). Ogni singolo elemento musicale proposto nei vari brani è semplicemente perfetto, coerente con il contesto e calibrato con una meticolosità che è figlia soprattutto dell'ispirazione e non dell'ossessione perfezionistica o auto-referenziata.

In FOXTROT vi sono brani di grande coraggio musicale che non possono passare inosservati come "Get'em out by friday", l'immensa "Can-utility and the coastliners" senza ovviamente dimenticare l'apocalisse in 9/8 del pre-finale di "Supper's ready". Il coraggio musicale è dato anche dalla straordinaria evoluzione che il gruppo ha avuto anche dalla sua stessa precedente pubblicazione NURSERY CRYME (album bellissimo e indimenticabile, ovviamente), un segno questo di una direzione precisa e di una compattezza invidiabile nella ricerca e nell'attitudine generale del gruppo.

Benchè la storia racconti che nel gruppo vi fossero già delle tensioni tra i componenti, probabilmente non è sbagliato considerarle come delle scintille "pro-positive" al fine della ricerca di una completa crescita artistica globale.

Un disco indimenticabile (ed indimenticato) che tra i suoi punti di forza annovera anche la visionaria copertina di Paul Whitehead che tra elementi pittorici che riportano alle pubblicazioni precedenti, visioni rilette dai testi contenuti nelle composizioni presenti e piccole "trasgressioni" (giudicate da quacuno perfino "oscene") offre uno spazio enorme entro cui la mente dell'ascoltatore può viaggiare e sognare (soprattutto al tempo dei meravigliosi dischi in vinile, ovviamente).

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