Alla fine del 1969, dopo le scoglimento dei NICE, BRIAN "Blinky" DAVISON (batterista della formazione con Jackson ed Emerson) ha dato vita ad un nuvo gruppo chiamato EVERY WHICH WAY, pubblicando poi nel 1970 l'unico omonimo album.
In compagnia di Alan Cartwright al basso (che dopo la registrazioene del disco si unirà ai ben più famosi Procolo Harum), Graham Bell (Piano, chitarra e voce), John Hedley (chitarra solista) e Geoff Peach (fiati e cori) Davidson crea un suono molto figlio dell'epoca, ma sufficientemente originale grazie soprattutto alla buona voce di Bell e soprattutto al lavoro di sax e flauto di Peach che inevitabilmente porta il sound del gruppo ad avvicinarsi all'ondata progressive che stava montando in quell'inizio di decade.
Sorprende comunque l'atmosfera sempre abbastanza sommessa dell'intero lavoro, che raramente si lascia attrarre da episodi sonori dirompenti o di grande energia. E' un disco meditato, riflessivo e davvero lontanissimo dalla dimensione esuberante dei trascorsi "carini".
Nonostante l'atmosfera controllata, è apprezzabile il lavoro raffinato di arrangiamenti che permettono a tutti gli strumenti di dare il proprio valido contributo al risultato finale, in questo modo nessuno strumento emerge troppo rispetto agli altri ed il suono risulta oltremodo compatto e coerente.
Una curiosità: incredibile la somiglianza TOTALE del riff di chitarra presente nel brano di apertura con il ben più famoso Shine On You Crazy Diamond di una band inglese di discreto successo internazionale di cui non ricordo il nome .... ;-)
Certo, questo disco degli EVERY WHICH WAY non sarà un "capolavoro prog", ma nemmeno un disco da dimenticare del tutto.
Con l'occasione, sembra anche corretto ricordare proprio la recente scomparsa di Davidson avvenuta lo scorso Aprile 2008.
In compagnia di Alan Cartwright al basso (che dopo la registrazioene del disco si unirà ai ben più famosi Procolo Harum), Graham Bell (Piano, chitarra e voce), John Hedley (chitarra solista) e Geoff Peach (fiati e cori) Davidson crea un suono molto figlio dell'epoca, ma sufficientemente originale grazie soprattutto alla buona voce di Bell e soprattutto al lavoro di sax e flauto di Peach che inevitabilmente porta il sound del gruppo ad avvicinarsi all'ondata progressive che stava montando in quell'inizio di decade.
Sorprende comunque l'atmosfera sempre abbastanza sommessa dell'intero lavoro, che raramente si lascia attrarre da episodi sonori dirompenti o di grande energia. E' un disco meditato, riflessivo e davvero lontanissimo dalla dimensione esuberante dei trascorsi "carini".
Nonostante l'atmosfera controllata, è apprezzabile il lavoro raffinato di arrangiamenti che permettono a tutti gli strumenti di dare il proprio valido contributo al risultato finale, in questo modo nessuno strumento emerge troppo rispetto agli altri ed il suono risulta oltremodo compatto e coerente.
Una curiosità: incredibile la somiglianza TOTALE del riff di chitarra presente nel brano di apertura con il ben più famoso Shine On You Crazy Diamond di una band inglese di discreto successo internazionale di cui non ricordo il nome .... ;-)
Certo, questo disco degli EVERY WHICH WAY non sarà un "capolavoro prog", ma nemmeno un disco da dimenticare del tutto.
Con l'occasione, sembra anche corretto ricordare proprio la recente scomparsa di Davidson avvenuta lo scorso Aprile 2008.
1 commento:
Gran bella scelta dell'Archivista! Personalmente non sono riuscito a mettere a fuoco subito la grafica dell'album che NON é quella dell'edizione Charisma rosa originale in mio possesso (disegno composito vicino ad una vetrata di chiesa senza alcuna scritta sul fronte)... ma ne sono rimasto colpito comunque forse a causa di un ennesimo riferimento a qualche "fumata" di troppo! Sinceratomi che non fosse un disco giamaicano (dopotutto le copertine Usa erano spessissimo differenti e senza senso), ho subito agganciato la musica al mio ricordo: E.W.W. é un brillante disco minore e comunque conosciuto solo a pochi cultori del suono post-Nice. Assieme al contemporaneo e folkeggiante "King Progress" dei cugini Jackson Heights (di Lee Jackson), forma un tandem di indiscutibile valore artistico. Brian Davison é stato un batterista fondamentale che non ha mai avuto nessuna velleità solistica, ma solo la voglia di creare ensemble democratici e creativi o divertirsi con gli amici più diversi (vedi il grande Roy Harper). Il disco é davvero molto omogeneo e conserva ancora un grande fascino dopo tutti questi anni... ed é buffo scoprire che il flautista Geoff Peach é proprio colui che suona nel mitico "Aerosol Grey Machine" degli amatissimi Van Der Graaf Generator...
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