sabato 25 aprile 2015

James Taylor - 24 aprile 2015 - Padova, PalaGeox
















I segni del tempo si vedono tutti nel fisico e nelle modalità di adattamento soprattutto di alcune canzoni del buon vecchio JT, ma è altrettanto vero che il profondo segno lasciato da tempo nel cuore di un appassionato non è andato scemando, anzi …
... si rafforza ogni volta che viene esposto alla presenza dell’origine prima, ogni volta che è possibile restare a pochi metri da quell’uomo che - lo si voglia o no - ha raccontato se stesso con una sincerità ed una generosità di rara intensità.
Un concerto di JT non è uno spettacolo, ma è un invito a trascorrere una serata in compagnia di amici … con un anziano buontempone che dopo cena ci suona qualche sua canzone, note che conosciamo dal profondo perché ormai incastonate NEL profondo delle nostre emozioni individuali.
Lui suona, scherza, ride, balla, si emoziona e si diverte e non fa nulla per nascondere il tempo che trascorre inesorabile anche per lui.
Tra una canzone e l’altra racconta degli aneddoti (alcuni arcinoti per i frequentatori delle sue serate … che lo rende ancora più uguale ad un qualsiasi nostro parente in età e apparentemente leggermente “rincoglionito”), storie sono sempre ricche di un fascino speciale per chi non ha mai avuto la possibilità di sentirle raccontate proprio dalla voce di quell’uomo allampanato e dallo sguardo dolce e allucinato allo stesso tempo.
Serate come queste sono preziose perché permettono davvero uno scambio di emozioni così intenso da far capire come sia vero il potere della musica e come sia ancora possibile comunicare davvero tra umani con sistemi non solo verbali … è un segno (senza sembrare troppo “spirituale”) di rara fratellanza.
Il concerto? un piacevolissimo e rilassato ripasso delle ben note canzoni ma con qualche momento di inaspettato vigore muscolare sonoro che ha dato l’ennesima dimostrazione di come gli attempati signori sul palco siano ancora in grado di far esplodere i loro singoli strumenti con la giusta cattiveria e maleducazione (in particolare non ho mai visto Michael Landau così in forma alla chitarra … almeno due dei suoi soli sono stati davvero qualcosa di “devastante”).
La rilettura più grezza e potente di un brano blues leggendario come “Steamroller” è stata forse la sorpresa più grande e “l’unica” vera deviazione dalla consolidata dimensione concertistica di JT. La sua magica voce mostra i segni del tempo e alcuni adattamenti delle linee vocali lo dimostrano, ma va bene così perché la qualità della storia che ti racconta prescinde dalla reale perfezione della voce che la racconta … e stranamente è proprio nelle tonalità più confidenziali che la fatica del cantare si manifesta verso la fine del concerto … e quando con più evidenza si manifesta nelle strofe confidenziali dell’ultimo brano (l’intramontato ed intramontabile capolavoro di Miss. Carole King “You’ve got a friend”) in fondo rappresenta un “valore aggiunto” alla performance, un segnale di ancor più onesta intimità tra l’artista ed il suo pubblico.
I brani dell’ormai imminente prossimo nuovo disco raccontano invece un JT rilassato ed “escatologico”, più che mai proiettato verso i grandi temi dell’esistenza, quasi un bilancio di saggezza acquisita da una vita non altrettanto saggia e lineare (con “You and I again”, in fondo, regala un commovente messaggio “universale” … a prescindere dalla dedica particolare alla attuale moglie Caroline “Kim” Smedvig)
Naturalmente c’è anche molto “mestiere” nell’incedere sul palco, nell’intervallare a volte tra brano e brano piccoli bizzarri siparietti proposti con grande naturalità e con una mimica facciale che contraddistingue da sempre l’arte del comunicare di JT (e non solo da quando è persona “ripulita” da qualsiasi passato “bad behaviour”).
fa parte di questa unicità comportamentale anche la scelta di accettare la pausa tra i due set musicali (a mio parere voluta più dall’organizzazione per motivi “commerciali” che da reali esigenze della band) caratterizzandola in modo personalissimo rimanendo ostinatamente sul palco, seduto e disponibile a firmare qualsiasi oggetto gli venga proposto dai numerosi entusiasti fans.
In questo modo di fatto JT non è mai uscito dalla scena fino ala fine del secondo set, dopo l’ennesima solare e contagiosa performance di “Your smiling face”.
E probabilmente, a conti fatti, anche questo particolare è un piccolo “segnale” che metaforicamente dimostra come JT praticamente non uscirà mai dall’immaginario dei suoi estimatori sinceri.

Something in the Way She Moves 

Today Today Today 

Lo and Behold 

Wandering 

Everyday (Buddy Holly cover)
Country Road

Millworker 

Carolina in My Mind 

One More Go Round 

Sweet Baby James 

Shower the People

Stretch of the Highway
You and I Again 

Hour That the Morning Comes 

Handy Man (Jimmy Jones cover)
Steamroller 

Fire and Rain 

Walking Man 

Mexico 

Your Smiling Face

Shed a Little Light 

How Sweet It Is (To Be Loved by You) (Marvin Gaye cover)
You've Got a Friend (Carole King cover)

James Taylor - chitarre voce
Michael Landau - chitarra
Jimmy Johnson - basso
Steve Gadd - batteria
Larry Goldings - tastiere
Andrea Zonn - voce, violino
Kate Markowitz - voce
Arnold McCuller - voce

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