lunedì 30 novembre 2009

SPLIT ENZ - Mental notes (1975)



... solo qualche riflessione in più sulle ... "doppie punte"

(01) - WALKING DOWN A ROAD
Considerando questa versione come quella 'senza esperienza' e la produzione dell'expertise di Phil Manzanera (che verrà messa in campo all'atto della pubblicazione europea di Mental Notes) bisogna dire che la struttura rapsodica di questa "canzone" è quindi propria dell'originale obliqua creatività del gruppo che - è bene ricordarlo sempre con i primi Split Enz - aveva sicuramente nelle stravaganti idee di PHIL JUDD le fondamenta per un'affascinante modello compositivo pop trasversale.

(02) - UNDER THE WHEEL
Brano lasciato successivamente (e per certi versi giustamente) in disparte da Manzanera forse perchè 'troppo uguale' per struttura al già ben più maturo e convincente 'Stranger than fiction' rimane uno dei capolavori di Judd in questo esordio discografico. Il suo modo visionario di cantare e quel melange di 'acustico e progressive' (a-la-Genesis) così evocativo sono davvero gli elementi essenziali dello spirito creativo presente in questo lavoro. Ardite dissonanze e spigolosi passaggi armonici ricamano lo scenario fino al solenne finale.

(03) - AMY (Darling)
Evidente primo tentativo di canzone 'commerciale' e primo vero momento 'Finniano' dell'enz-world. La simpatia che Finn ha sempre saputo trasmettere con le sue canzoni è qui perfettamente centrata anche grazie allo splendido interplay tra le chitarre e le tastiere di Eddie Rayner (vero - ma sottovalutato - stregone sonoro). Difficile immaginare per loro un futuro da 'top-ten' ... eppure qualche timida idea vincente è qui già presente. Dovranno solo aspettare qualche anno e vivere qualche tremenda delusione umana e professionale prima di rifarsi.

(04) - SO LONG FOR NOW
Altro brano lasciato negli archivi all'atto della presentazione europea della band, ma che però fotografa molto bene quella dimensione musicale a cavallo tra un pop che si vuole lasciare dietro le spalle il progressive, ma che allo stesso tempo non ha nessuna intenzione di tornare a svilirsi in semplici melodie da fischiettare sotto la doccia ... insomma un interessante tentativo di pop-progressive (o 'intelli-pop') che vedrà migliore successo e maggiore focus (e fortuna) in realtà discografiche come 10CC o SUPERTRAMP (almeno in parte)

(05) - STRANGER THAN FICTION
Qui l'intuizione di base è satat quella di CAPIRE la potenzialità di questo eccezionale brano e saperla portare (con sapienza ed esperienza professionale) al suo massimo valore possibile. In effetti in questa prima proposta si capisce che questo è sicuramente un brano in grado di fare la storia del gruppo ... ambizioso e sufficientemente impegnato anche nel testo vagamente esistenziale, l'aldamento scomposto della narrazione musicale è davvero singolare ed originale. La chitarra di Wally Wilkinson purtroppo non è abbastanza lacerante per rendere drammatiche le parti ad essa dedicate, ma è evidente che per interpretare con il giusto pathos quei frammenti è necessaria una maggiore personalità (unico difetto forse appuntabile al giovane e bravo chitarrista neozelandese). Quando la riascolteremo nella versione europea ... la farfalla sarà ormai completamente pronta a prendere il volo.

(06) - TIME FOR A CHANGE
Immortale canzone che meriterebbe un posto tra le più belle canzoni della musica anglosassone degli ultimi 100 anni ... ma si sà ... in un mondo (per me) perfetto gli Split Enz sarebbero dovuti diventare popolari quanto i QUEEN ... Anche in questo caso tutto è abbastanza chiaro qui per capire la bellezza del brano, merito dei ragazzi e non della produzione ... anche se quando Manzanera ci metterà le mani (soprattutto i clamorosi fiati di Robert Gillies) ... tutto diventerà assolutamente incredibile e perfetto.

(07) - MAYBE
Seconda song cantata efficacemente a due voci da Judd e Finn ... e la sostanziale differenza tra l'educata e lineare voce del secondo rispetto alla psichedelica ed instabile tonalità imprevedibile del primo racconta della 'perfetta dicotomia' espressiva convivente in questa band.

(08) - TITUS
Altro capolavoro (attenzione ... del solo Phil Judd) in embrione ... esploderà successivamente anche questo ... e dopo l'album europeo non sarà più possibile ascoltarne questa prima (peraltro eccellente) versione. Anche in questo caso le due voci sono meravigliose nella loro profondissima differenza di identità e forse è la prima volta nel disco che la nevrosi della voce di Judd che canta la prima strofa viene squarciata dalla bellezza della voce di Tim Finn della seconda strofa. Bellissimi i mandolini ed il pianoforte che con il mellotron sostengono l'impianto musicale. Che bellezza (e pensare che sono solo le avvisaglie ...)

(09) - SPELLBOUND
Il brano sicuramente più ambiziose di questo primo disco non riesce a centrare il bersaglio pur rimanendo un bellissimo esempio di pura ed incontaminata creatività entusiasta. Per questo brano sarebbero state sicuramente necessarie altre capacità interpretative dei singoli che non sono evidentemente ancora in grado di gestire tutti i colori di cui la straordinaria idea musicale di Judd avrebbe bisogno.

(10) - MENTAL NOTES
Divertissement volutamente sconvolto che paradossalmente anzichè 'chiudere' il disco ... alla luce di quanto poi capiterà in realtà ... sembra proprio riaprire lo scenario verso qualche non ancora ben precisato approdo creativo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo inevitabile post! Per chi ha vissuto l'epoca cui il disco si riferisce é praticamente impossibile trattenersi dallo scrivere almeno due righe. Dopo tanti anni non mi é ancora possibile decidere se la versione acerba di "Mental Notes" é migliore di quella matura... anche se é ovvio che qui siamo di fronte ad un capolavoro sia in versione originale che nella nuova esecuzione "inglese". Infatti per il sottoscritto questo cd su etichetta "Mushroom" australiana (con un semplice leggero foglietto stampato solo sul fronte) é stato un po' una rivelazione: gli arrangiamenti erano già strepitosi con quella chitarra elettrica "insana" (poi sparita) e i suoni più grezzi e spontanei; la presenza poi di alcuni bellissimi brani inediti rende quest'opera fondamentale.
Desert island record... oops... volevo dire "desert cave record"!