Il ricordo di una musica capace di cancellare una freddissima serata dicembrina delle terraferma veneziana è riaffiorato integro dopo tutto questo tempo al solo fruscio iniziale del nastro c60 da me registrata con un piccolo rudimentale Sony a cassetta.
Certo che la mia personale adolescente dimensione di quattordicenne mi aiuta a seppellire con l'ingenuità e la voglia di essere partecipe di un "qualcosa di importante e significativo" tutte le evidenti ragionevoli manchevolezze di una musica derivativa e tutt'altro che originale in senso assoluto ... ma tant'è ... e la mia posizione in seconda fila centrale (guadagnata a spintoni nell'imbuto soffocante dell'ingresso dell'ormai "supermercato" Teatro San Marco) è ricordata anche adesso come una grande impresa eroica!
Dopo gli inquietanti (ma molto più avanti musicalmente) ROCKY'S FILJ e prima dei fenomeni del BANCO DEL MUTUO SOCCORSO, questa band originaria di Biella ha saputo raccontare il suono progressive d'oltremanica con ricercato e sofisticato italico idioma.
A distanza di anni fa sorridere la perentoria richiesta iniziale di Roberto Zola ad un pubblico voglioso di ascoltare della buona musica ("innanzitutto prima di cominciare volevo dirvi di fare silenzio!") ma probabilmente già pronto ai momenti di grande disordine, tensione e caos comportamentale che si faranno tristemente avanti solo qualche mese dopo, relegando l'Italia ad un paese "off-limit" per i musicisti della creatività continentale contemporanea.
Rimane questa registrazione amatoriale a ricordo documentale di quattro brani, due già presenti nell'unico album del gruppo ("Giochi nuovi, carte nuove" e "Domanda") e due inediti - ancora oggi, secondo me - di cui uno "Senza titolo" e un secondo (eccellente!) intitolato "Prima donna".
Un concerto che racconta davvero una stagione di grande potenziale creativo per quella generazione, ma che impietosamente riporta anche alla luce l'incapacità dell'industria musicale italiana nel coltivare talenti e promuovere un vero movimento culturale ... ma per questa lacuna vergognosa, forse le motivazioni reali bisognerebbe ricercarle altrove.
Grandi memorie, comunque.
Certo che la mia personale adolescente dimensione di quattordicenne mi aiuta a seppellire con l'ingenuità e la voglia di essere partecipe di un "qualcosa di importante e significativo" tutte le evidenti ragionevoli manchevolezze di una musica derivativa e tutt'altro che originale in senso assoluto ... ma tant'è ... e la mia posizione in seconda fila centrale (guadagnata a spintoni nell'imbuto soffocante dell'ingresso dell'ormai "supermercato" Teatro San Marco) è ricordata anche adesso come una grande impresa eroica!
Dopo gli inquietanti (ma molto più avanti musicalmente) ROCKY'S FILJ e prima dei fenomeni del BANCO DEL MUTUO SOCCORSO, questa band originaria di Biella ha saputo raccontare il suono progressive d'oltremanica con ricercato e sofisticato italico idioma.
A distanza di anni fa sorridere la perentoria richiesta iniziale di Roberto Zola ad un pubblico voglioso di ascoltare della buona musica ("innanzitutto prima di cominciare volevo dirvi di fare silenzio!") ma probabilmente già pronto ai momenti di grande disordine, tensione e caos comportamentale che si faranno tristemente avanti solo qualche mese dopo, relegando l'Italia ad un paese "off-limit" per i musicisti della creatività continentale contemporanea.
Rimane questa registrazione amatoriale a ricordo documentale di quattro brani, due già presenti nell'unico album del gruppo ("Giochi nuovi, carte nuove" e "Domanda") e due inediti - ancora oggi, secondo me - di cui uno "Senza titolo" e un secondo (eccellente!) intitolato "Prima donna".
Un concerto che racconta davvero una stagione di grande potenziale creativo per quella generazione, ma che impietosamente riporta anche alla luce l'incapacità dell'industria musicale italiana nel coltivare talenti e promuovere un vero movimento culturale ... ma per questa lacuna vergognosa, forse le motivazioni reali bisognerebbe ricercarle altrove.
Grandi memorie, comunque.
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