giovedì 23 dicembre 2021

KING CRIMSON "Music is our friend" - 2021

... apparentemente doveva essere l'ennesimo "live" della bestia a sette teste ... il solito filler da discografia bulimica senza un reale senso artistico o creativo ... ed invece (per l'ennesima volta) King Crimson accende una luce nell'anima del vecchio appassionato e forse raggiunge anche il cuore di qualche novello ascoltatore vergine delle soniche antiche incursioni di corte (qualsiasi corte). L'energia che si sprigiona da queste registrazioni è terribilmente potente e - nonostante un missaggio (a mio modestissimo parere) anche rivedibile - pervade la stanza d'ascolto quasi come l'uragano Ida che ha accompagnato la band in terra d'america in quei giorni del 2021.

E' davvero impressionante sentire le nuove sfumature offerte dal combo (il pianoforte Tippettiano di Jeremy Stacey merita il primo premio per il nuovo carattere ed il valore aggiunto ai brani interessati) ... tutti i musicisti sembrano in uno stato di grazia che contrasta palesemente con le condizioni paranoiche in termini di sicurezza Covid-19 in cui il tour nordamericano è stato portato avanti ... sulla qualità delle performances avevamo già avuto qualche assaggio dagli immancabili trasgressori delle regole etiche imposte dal monarca cremisi, ma con queste registrazioni adeguatamente riprodotte, questa condizione interpretativa "eccezionale" emerge in tutta la sua potenza (Tony Levin in particolare appare finalmente il gigante che è sempre stato) ... l'aspetto che mi colpisce maggiormente di queste registrazioni è che negli spazi concessi al "caos organizzato" i musicisti proprio non si risparmiano sonicamente e sembra sia stato stabilito che questa libertà d'espressione sia davvero la cifra di "fine mandato" di questa bestia sonora ... il che offre ancora più chiaramente la visione di una prospettiva collettiva finale concessa da sua maestà per una completa e definitiva espansione del suono generale ... in realtà è anche la continua attività di questi musicisti (che sono insieme dal 2014 ... particolare da NON dimenticare questo) ha permesso loro di metabolizzare perfettamente il materiale suonato e perfino di aggiungerci le proprie peculiari sfumature individuali a consolidamento della massa sonora così prodotta.

Non sono sicurissimo che il pubblico presente a questi concerti qui documentati abbia potuto apprezzare appieno tutte queste sfumature (non dimentico mai che la gioia di vedere questi musicisti suonare queste pagine epiche di una preziosa stagione creativa perduta è talmente intensa che "costringe" a comprimere il giudizio in tempo reale sulla musica, è un'esperienza che travolge e lascia perfino intimoriti a volte) e quindi mai una pubblicazione ufficiale come questa, con questo materiale fu più indispensabile storicamente per un'analisi prettamente musicale della dimensione finale di corte. Un epilogo straordinario di un viaggio straordinario proveniente da una dimensione creativa musicale straordinaria e rinnovata negli anni con straordinaria intelligenza e capacità di evoluzione culturale.

MUSIC IS OUR FRIEND è un disco INDISPENSABILE (al pari dei molti altri dei King Crimson, peraltro)

martedì 30 novembre 2021

ARTURO STALTERI "Spirit of the past" (2021)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

... quando Arturo mi ha parlato di questo suo nuovo disco sono rimasto colpito dalla sua narrazione che lasciava trasparire il dubbio che si trattasse di un'operazione percepibile come "troppo differente" dai suoi ultimi lavori pubblicati ... la presenza di brani cantati e la selezione proposta - sostanzialmente una serie di "covers" (a vario titolo) - sembrava poter presagire una qualche ardita svolta nella sua dimensione artistica. 

Questo suo argomentare mi aveva un po' stupito e al tempo stesso incuriosito (anche perchè recentemente ero stato particolarmente colpito dalla pubblicazione di "From Ajanta to Lhasa", suo materiale "d'archivio profondo" che mi aveva riportato ad atmosfere legate ad una creatività che - a mio modesto avviso - meriterebbe di essere recuperata e riproposta per la evidente presenza dell'elemento sperimentale e del piacere e la gioia di elaborare e vivere i suoni, aspetti tipici di un tempo che sembra ormai perduto). 

Ascoltando invece questo "Spirit of the past" sono stato rapito dalla solida coerenza del suono generale e del percorso narrativo tra traccia e traccia ... e - guarda caso - il titolo dell'album scelto in realtà va proprio nella direzione da me auspicata di quel recupero (benchè attualizzato) di quello "spirito" di quell'essenza poetica che hanno spinto una generazione (la mia) a credere nel potere comunicativo dell'arte (a prescindere dalla potenzialità commerciale o meno). 

L'algido pianoforte di Arturo la fa sempre da padrone in tutto l'album, e in alcune delle riproposizioni scelte ("Moonshadow" di Cat Stevens, la meravigliosa "North Star / Étoile Polaire" di Philip Glass o l'immancabile riferimento rollingstoniano "Ruby Tuesday") acquisisce ancora più espressività. Lo stesso vale anche per le sue stesse composizioni qui rivisitate (la sospesa ed eterea "The Grey Havens' Lullaby", il suo struggente "Notturno in Do Minore" ad esempio, che vede anche la partecipazione di Fabio Liberatori alle tastiere elettroniche o la sognante "The quiet road to the sea" in collaborazione con Federica Torbidoni al flauto). 

Anche l'unico vero "inedito" ("Passione d'amore") è un eccellente e romantico affresco pianistico figlio delle ultime prospettive creative dell'autore, come anche il tributo a Chopin ("Etude in A flat major op 25 no.1") racconta di una sempre più solida padronanze dello strumento cardine della sua esperienza artistica). 

Ma la vera sorpresa - per me - è stato ascoltare un brano che avevo "dimenticato" di Antonello Venditti del 1974, straordinariamente reinterpretato in una futuribile atmosfera sospesa con le voci di Stalteri e dello stesso Venditti a raccontare una storia che molti di noi avevano sicuramente collocato nel cassetto dei ricordi. Una sorpresa che davvero conferisce a questo disco il valore aggiunto della consapevole solidità del proprio percorso passato, fatto anche di canzoni e di riflessioni esistenziali (nel 74, certo, ma assolutamente valido anche oltre quarant'anni dopo). 

Anche la versione del terzo movimento di "Sonanze" di Roberto Cacciapaglia (che anch'io, modestamente, ritengo uno dei più interessanti lavori della musica sperimentale italiana) sorprende per la delicata interazione tra il pianoforte e le insinuazioni elettroniche dello stesso Cacciapaglia. 

A Grazia di Michele il ruolo di ricantare (benissimo) un suo brano del 1978 ("Canzone per Daria") tratto dal primo album della cantautrice romana ("Cliche" 1978) al quale lo stesso Stalteri aveva collaborato in veste di produttore artistico. 

Che poi Arturo avesse deciso di inserire una malinconica versione al pianoforte di "Ma il cielo è sempre più blu" di Rino Gaetano mi è sembrata una doverosa ed inevitabile necessità dato il suo coinvolgimento nella stessa realizzazione originale del 1975. 

Alla fine dell'ascolto (anzi, di più ascolti ... cosa rara di questi tempi per me) nel mio piccolo posso dire che un disco come questo è un'opera di testimonianza sincera e sentita, una dichiarazione d'amore per la musica nella sua molteplicità ... e per poterla realizzare così compiutamente bisogna davvero amarla (anche nonostante i tempi che corrono). 

Complimenti davvero!

lunedì 20 settembre 2021

MANNA/MIRAGE - "Man out of time" (2021)

 













 

... nuovo eccellente capitolo della discografia a nome Manna/Mirage, voluto, concepito e prodotto da Dave Newhouse. E più prosegue l'esperimento "solista" di Manna/Mirage dell'ex-Muffins e più le cose si fanno interessanti e ricche di motivi di puro entusiasmo ... disco dopo disco una sempre più solida creatività conferma e fa progredire la qualità del materiale proposto. 

Ora, posso anche ammettere che sia più che probabile che la mia naturale affinità con "certe" atmosfere - a me particolarmente "familiari" - mi facilitino nell'indugiare in sinceri complimenti per l'operato di Newhouse (e dei suoi collaboratori), ma qualunque fosse invece l'approccio all'ascolto di questa musica è inevitabile riconoscere in  Newhouse la capacità di mantenere sempre vivo ed in movimento progressivo un determinato linguaggio musicale già ben identificato nelle mille nuances di un jazz elettrico coniugato con un rock di ricerca e difficilmente imprigionabile nei suoi stessi confini.

"Man out of time" probabilmente è una condizione comune ad una generazione di artisti di fine '900 che oggi non trovano più interesse nelle nuove generazioni orientate verso musiche "senza impegno" e "senza una storia importante" ... ed è per questo che la testimonianza di questo eccellente lavoro diventa secondo me prezioso momento identitario per i sopravvissuti alla rivoluzione digitale della omologazione della musica d'ascolto ... identitario per chi crede ancora nel potere rivoluzionario del suono e dell'approccio ai suoni stessi ... 

per me, insomma ... 

GRAZIE DAVE!

sabato 11 settembre 2021

MASSIMO GIUNTOLI - "F.I.T" (2021)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

... conosco la musica di Massimo Giuntoli da parecchio tempo (e lui personalmente da un po' meno tempo) ma ogni volta che mi arriva voce di un suo nuovo progetto sono sempre sicuro che si tratti di qualcosa di "speciale" ... non lo scrivo qui per piaggeria (sarebbe troppo facile) ma quando mi trovo al cospetto sonoro di un suo lavoro provo una duplice sensazione di ammirazione e rabbia ... ammirazione perchè credo che Massimo sia un vero talento musicale meritevole delle migliori attenzione della "musica intelligente" planetaria ... rabbia perchè non gli è stato ancora riconosciuto a livello internazionale lo status che merita ... capisco che il suo lavoro sia talmente ricco e colto da non arrendersi ad una routine commerciale per accalappiare pubblico "ascolta e getta", ma il mio personale rammarico principale è che sono convinto che - per la legge dei grandi numeri - se questa musica fosse adeguatamente proposta, fosse finalmente suonata davanti ad un pubblico e fosse quindi ascoltata, un considerevole numero di appassionati di musiche creative e senza compromessi scoprirebbero e sicuramente sposerebbero la "missione" culturale del suo autore, magari acquistando proprio "F.I.T" (o anche tutti i lavori precedenti peraltro) contribuendo a mantenere attivo questo straordinario laboratorio di musiche parallele ma sostanziali (che qui volutamente non descrivo nei dettagli perchè mi auguro che qualcuno voglia scoprirle ricercandole dove possibile

... chapeau Massimo, chapeau!!"