... credo di aver capito una cosa dopo 45 anni ... quando nel 1971 uscì PAWN HEARTS le fulminanti intuizioni musicali e testuali contenute nella suite del secondo lato polimerico intitolata "A plague of lighthouse keeper" squarciavano la tela intonsa del mio immaginario adolescente con una benvenuta violenza addirittura consapevolmente cercata con infinita passione e continua sete di conoscenza (non ancora esaurita, peraltro) ... eppure non capivo perché qualcuno continuasse a sostenere che quel disco - si, QUEL DISCO che ai miei occhi era (ed è, sia chiaro) un capolavoro totale e definitivo - soffrisse di una sorta di eccessiva "frammentarietà" di idee mescolate con grande (troppo) vigore tra di loro creando un effetto complessivo troppo cervellotico. Immaginavo che questa osservazione fosse frutto di una posizione piuttosto retrograda, post-psichedelica e troppo rock-ignorante ...
bene, dopo 41 primavere (estati, autunni ed inverni) ho capito finalmente cosa significava percepire quelle sensazioni, provare quel senso di (eccessiva?) frammentarietà in un unicum rapsodico concept di musica giovanile ... ora posso dire che DO NOT DISTURB mi sta facendo lo stesso effetto che i "cuori impegnati" sortirono in quei critici "retrogradi, post-psichedelici e rock-ignoranti" ... l'unica differenza è che avendo ormai da anni il mio "cuore impegnato" e completamente assorbito e coinvolto dalla caotica e al tempo stesso struggente poetica del "generatore" (e degli uomini che ne sono - e ne sono stati - parte integrante) questo effetto che si concretizza adesso, ascoltando questo loro tredicesimo album, mi riporta con nostalgia a quella tela del mio immaginario che in tutti questi anni ne ha visti di segni, lacerazioni, forme, colori ... e non è più intonsa ma anzi estremamente "sonic-experienced" (per dirla "a-la-Jimi") ... evidentemente il generatore continua a "generare" in me quel desiderio che ha educato (forse più dei libri) la mia anima ... grazie.